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Home›Generale›La vera candidata è Michelle Obama

La vera candidata è Michelle Obama

By Silvana De Mari
24 Luglio 2020
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È evidente che lo sfidante del presidente Trump alle prossime elezioni sarà Michelle Obama, e che tutto il battage mediatico legato al movimento Balck Lives Matter sia semplicemente già campagna elettorale.

Nessuno può pensare seriamente che l’ insipido Joe Biden, di cui nessuno si ricorda il nome, nessuno si ricorda la faccia e soprattutto nessuno si ricorda lo slogan (ha uno slogan?), possa essere un candidato credibile. Trump non ne parla quasi, il target di tutti i suoi attacchi sono i coniugi Obama

Joe Biden  è un candidato di paglia. Il vero candidato, anzi la vera candidata, ha evitato le primarie. Questo vuol dire che la democrazia statunitense è stata ufficialmente presa calci. Il Partito Democratico ha l’abitudine di prenderla a calci da sempre, ma almeno rispettando le forme.

Ora le forme sono saltate.

Le primarie sono rischiose. Il candidato si stanca. Il candidato è attaccato dagli altri candidati, che sono compagni del suo stesso partito, certo, ma non per questo gli artigli e le zanne sono messi via, non per questo gli attacchi sono meno feroci, anzi. Comincia la puntigliosa caccia agli scheletri nell’armadio, comincia la sempre soddisfacente ricerca della fotografia in cui si  ha un’espressione scema,  capita a tutti, anche ai più fotogenici, comincia la stratosferica pubblicità alla inevitabile gaffe scappata durante un discorso pubblico, che tutti, anche i più attenti ed esperti prima o poi fanno.

Le primarie sono imprevedibili. Hillary Clinton era riuscita a perderle la prima volta contro lo sconosciuto Obama, e la seconda volta dicono le malelingue che per farla vincere ci sia stato bisogno di un aiutino. Vero o falso che sia, il solo fatto che ci sia questa voce, spiega che le primarie non sono mai indolori, e che possono infliggere ferite gravi. Meglio non rischiare e mandare Joe Biden a rompersi le ossa e perdere la faccia. Joe Biden è anonimo e insieme invotabile, il candidato di paglia perfetto. I video in cui mette le mani addosso a ragazzine e le sbaciucchia  in maniera diciamo inappropriata, farebbero rimpiangere Monica Lewinsky se il candidato vero fosse lui.

Quei video sono invece l’uscita di sicurezza, la  già predisposta uscita di sicurezza per toglierlo di mezzo. All’ultimo istante, grazie a quei video, lui sparirà di scena. Michelle, donna, nera, avvocato, bio, green, madre impeccabile di ragazzine educate, ha già ripetutamente dichiarato che lei mai farà la corsa alla presidenza, avendo sperimentato, insieme al marito Barack Hussein, quanto sia faticosa una campagna. Nel momento in cui sarà ufficializzato che Joe Biden è invotabile, la candidatura sarà offerta a Mishelle su un cuscino arancione e verde come le carote e l’insalata che lei ha coltivato con le sue mani nei suoi orti biologici. E lei, con grandissimo amore per la nazione, e grandissimo senso del dovere, sia pure con sublime tristezza, accetterà.

Nera e donna, Michelle è inattaccabile. Chiunque osi farle fare la figura dell’oca su qualsiasi argomento,  sarà tacciato di sessismo, per quanto possa essere platealmente scema la battuta rimproverata. Chiunque osi ricordare le sue affermazioni, fatte in gioventù,  su come sia una vergogna essere uno statunitense, sarà redarguito perché queste affermazioni, che sarebbero vergognose per chiunque voglia diventare presidente di una nazione, la rendono l’antesignana del movimento BLM, che è scoppiato, è evidente, per lei. Michelle è adorata da Hollywood, dagli atenei, da tutta la (sotto)cultura statunitense delle presentazioni di libri e mostre di arte postcontemporanea, è madre di due ragazzine concepite in provetta,  è iper gay friendly , entusiasticamente favorevole a trans, gender, aborto fino a 15 secondi prima del parto, gestazione per altri, acquisto e vendita di neonati e tutto questo la  rende il candidato ideale, talmente ideale da sembrare costruita a tavolino.

Il piano è ben congegnato, oserei dire geniale. Nel caso di sua elezione il partito democratico italiano prenderebbe potenza, i rapporti strettissimi tra Renzi e Obama avevano questa funziona, la legge Zan Scalfarotto prenderebbe ulteriore forza, perché sia l’omosessualismo con tutto il suo correo di gravidanze per altri e bambini comprati, che l’abortismo ne sarebbero potenziati .

Il piano però non tiene conto dell’America. Quella vera.

Degli Stati Uniti esiste un lato oscuro, anche mostruoso, ma esiste anche un lato magnifico, quello ricordato da Oriana Fallaci, quello ricordato da John Steinbeck che descrive la sua nazione ne La valle dell’Eden, come una razza selezionata a caso, gli scontenti, gli avventurosi, gli scomunicati, quelli che mangiano troppo, che parlano troppo forte, ma che possono anche andare a morire per un ideale.

Gli statunitensi si stanno irritando. L’America profonda, quella che ara con l’aereoplanino su campi sconfinati, comincia a d averne abbastanza di vedere la sua bandiera calpestata, le sue statue abbattute. I colli rossi, nome dispregiativo con cui vengono indicati i contadini che, chini sui loro campi si abbronzano la parte posteriore del collo,  potrebbero fare la differenza.

L’élite non ha calcolato i bifolchi, perché l’élite  noi, cafoni bifolchi, non ci calcola mai. I cafoni europei possono anche essere calpestati, quelli statunitensi no, perché hanno il voto, sono armati e hanno nella loro storia l’unica rivoluzione contadina che sia mai stata vinta. La rivoluzione  americana alla fine è stata un rivoluzione contadina.

I cafoni e i bifolchi che coltivano le loro terre usando fertilizzanti e pesticidi, perché non sfami una nazione con l’agricoltura biologica, ne hanno abbastanza di chi pretende di insegnare loro come si coltivano le carote coltivandole con addosso un grembiule firmato.

Supereranno la loro ancestrale pigrizia, affronteranno la farraginosa impresa di iscriversi alle liste elettorali, e andranno a votare.

Il piano dei democratici è geniale e hanno distrutto mezza America per attuarlo, ma forse il giocattolo gli è scappato di mano, e l’America vera si è svegliata.

Trump ha toccato un punto nevralgico, gli abusi su minori fatti da ricchi pedofili, attori, registi, punte di diamante dell’establishment.

L’America profonda ha cominciato a vederlo come l’unico che ha fatto saltare il verminaio.

E Michelle potrebbe restarsene con le sue carote biologiche e l’insalata.

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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