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Home›Generale›Buona reputazione vale più di gran ricchezza

Buona reputazione vale più di gran ricchezza

By Silvana De Mari
2 Maggio 2023
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Altri proverbi associati sono: è la tua reputazione che fa riuscire l’opera, non tu stesso, quindi anche se fai porcate, come aggredire l’ Iraq, se ti sei fatto una buona reputazione combattendo per il bene quando sei sbarcato in Normandia, sei sempre tu quello buono, fatti buon norme e mettiti in piazza, quindi se hi liberato Aushwitz, anche quando salta fuori che hai massacrato milioni di persone nei gulag, sei quello buono, e sono buoni, in eterno, tutti coloro che hanno la tua bandiera,  tutti i tuoi ammiratori, i tuoi figli, nipoti e bisnipoti. E soprattutto importantissimo è il suo simmetrico chi ha una cattiva reputazione è mezzo impiccato. Si festeggia il 25 aprile sommergendolo in una narrazione fantastica e manichea perché il 25 aprile è la strada per la creazione di una grandiosa reputazione che, è innegabile, vale molto più dell’oro, anche perché permette fiumi di oro. E permette di avere gli avversari già mezzo impiccati. Le ricorrenze nazionali, presa della Bastiglia in Francia, 14 luglio, Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, 4 luglio, anniversario della Repubblica in Italia, 2 giugno, dovrebbero avere la caratteristica di quieti esercizi di innocua retorica, sempre più svuotati di carica emotiva a mano a mano a mano che ci si allontana nel tempo dall’episodio ricordato. Questa perdita di emotività permette anche l’affiorare della verità. Gli animi sono più calmi. Possiamo anche serenamente dircelo che la presa della Bastiglia fu in realtà un episodio marginale con la liberazione di pochi prigionieri in maggioranza arrestati per reati comuni, che la rivoluzione francese è stata un’imbarazzante bagno di sangue cattolico e innocente, a cominciare da quello di Maria Antonietta che la famosa frase sul pane e le brioche non l’ha mai pronunciata, per finire con un vero e proprio genocidio nella ribelle regione della Vandea. Possiamo anche serenamente dircelo che la rivoluzione francese ha desacralizzato talmente l’uomo e la sua morte, e ha talmente moltiplicato i cadaveri, ha così totalmente disumanizzato il nemico, da anticipare la pratica nazista dell’uso della pelle umana per la fabbricazione di oggetti. Nel Museo di Carnavalet sono tutt’ora conservate due Costituzioni, una del 1789 e una del 1793 recanti entrambe in una nota interna la dicitura Relieée in peau humaine, rilegato in pelle umana. In effetti tutta la rivoluzione francese è rilegata in pelle umana. Il 4 luglio sempre più cittadini americani si chiedono in che maniera la loro Costituzione che comincia con il bellissimo We the people, Noi il popolo, e garantisce la sacralità della vita umana possa c’entrarci qualcosa con il massacro di My Lay, quando più di 500 vietnamiti, dopo stupri e sevizie, sono stai massacrati. Quale sarebbe la fondamentale differenza con Marzabotto? A giudicare dalle parole e dal tono seccato dell’ufficiale responsabile della strage è molto forte il sospetto che My Lay non sia stata l’unica strage, ma semplicemente l’unica strage nota, cui si aggiungono generazioni di bambini ciechi e focomelici per l’agente arancio, il defoliante a base di diossina con cui sono state rinsecchite giungle e risaie, e tutti i civili morti nei bombardamenti. Quale relazione c’è tra la Costituzione degli Stati Uniti e il bombardamento dell’Iraq (le armi di distruzione di massa non c’erano), la distruzione e destabilizzazione della Libia (le fosse comuni non c’erano) e innumerevoli altri tragici episodi? Sempre più giornali per la ricorrenza del 2 giugno si chiedono se le voci che da sempre circolano sul fatto che il referendum fosse taroccato siano vere o no. Una persona  che all’epoca aveva fatto lo scrutatore mi ha confessato qualche broglio. Nel caso le voci siano vere, il vero capo di stato in Italia sarebbe Aimone di Savoia. Per lo meno possiamo parlarne.

Le tre feste resistono per la loro reputazione, che è quindi la loro ricchezza, ma almeno è permesso che un barlume di verità affiori e che il dubbio, padre di ogni libertà, circoli. La retorica manichea del 25 aprile resiste impavida e troneggia contro ogni senso della realtà storica, ulteriormente moltiplicata dai social, come se già non bastassero televisione e giornaloni di regime. La superficialità aumenta ogni anno insieme alla violenza di demonizzazione dell’avversario. La parola “fascista” è una disumanizzazione dell’avversario, una dichiarazione dell’assoluto non valore della sua vita, dell’assoluta indecenza del suo diritto di parola. Il 25 aprile, ma lo stesso discorso vale anche per il disprezzo per il non vaccinato durante la cosiddetta pandemia, dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che tutti i vari discorsi di tolleranza e pluralismo, odiare ti costa, sono stati sempre e solamente ridicola fuffa o, se preferite un termine più aulico, squallida ipocrisia, un sistema carino per disarmare gli avversari e aggredirli ulteriormente. La verità storica è che il nazifascismo è stato sconfitto degli angloamericani, con la partecipazione marginale dei partigiani italiani, in particolare i cosiddetti partigiani bianchi, i badogliani. I partigiani rossi hanno sempre fatto il gioco di Stalin, cioè destabilizzare al massimo l’Italia. Anche i liberatori hanno commesso crimini, e questi crimini andrebbero ricordati. Ci dovrebbe essere un momento di riconciliazione con un ricordo di tutti morti. Dovrebbe essere la liberazione dalla menzogna. Invece nel 25 aprile l’emotività non si smorza, anzi aumenta di anno in anno, e questo dimostra che il guadagno dalla buona reputazione ce l’hanno in tanti. Un guadagno enorme ce l’ha la cosiddetta sinistra, che grazie al saluto romano e al quadretto del duce esibiti da qualche isolato zuzzerellone, può latrare al pericolo fascista dimenticando il punto fondamentale, vale a dire l’abbandono del proletariato lasciato in balia di un’invasione afro asiatica con la quale deve contendersi salari sempre più bassi. Guadagno enorme ce l’hanno gli anglo-americani che, grazie al fatto di averci indiscutibilmente liberati dall’occupazione nazifascista, possono sorvolare signorilmente sull’altro fatto altrettanto indiscutibile che è l’occupazione militare dell’Italia da parte loro. Nel nostro paese si sono decine di migliaia di soldati americani dislocati in innumerevoli basi, ci sono innumerevoli bombe atomiche montate su missili che ci rendono il primo bersaglio in una eventuale guerra nucleare contro la Russia. I nostri governi non sono liberi. La signora Meloni in passato si è scagliata con notevole forza e lucidità contro l’invasione da parte di una immigrazione clandestina, incontrollata e fondamentalmente islamica, e in passato si è scagliata con grande forza e lucidità contro il coinvolgimento dell’Italia nella guerra statunitense alla Russia che è contro i nostri interessi, oltre che contro gli interessi dell’Ucraina, della Russia e del mondo. Eppure la signora Meloni non può né chiudere i porti né tirarci fuori dalla follia ucraina. Date le sue dichiarazioni precedenti, è evidente che in questi due campi è sotto l’impossibilità di seguire la sua volontà. Come protestare, però! I nostri sono i buoni. Sono quelli che hanno liberati i campi di concentramento dopo essere sbarcati in Normandia in mezzo ai morti. In questo momento sono allegramente alleati del nazisti ucraini, ma per l’Ucraina il nazismo è una forma di folklore, non vero nazismo, e poi gli ucraini sono quelli che hanno liberato Aushwitz, sempre che non siano stati gli extraterrestri, quindi sono buoni. Le armi che noi mandiamo in Ucraina sono un dono, quelle che mandano gli Stati Uniti sono un prestito, sono una vendita che infuturo si dovrà saldare. Gli Stati Uniti si sono comprati sottocosto l’Ucraina, ma sono comunque i buoni, quelli che hanno battuto il nazismo. I maggiori gruppi finanziari di investimento (BlackRock, Vanguard e State Street) oltre che controllare Big Pharma e Big Data, controllano anche le maggiori aziende che producono armi, è vero, la loro sono quelli che hanno battuto Hitler, quindi sono comunque i buoni. Il sospetto di una pandemia creata per imporre farmaci pericolosi e distruggere le libertà più elementari, circola sia pure con difficoltà e sempre bloccata sui social, ma Mengele era comunque peggio. E quando sei buono sei buono per sempre. Se sei cattivo, anzi Kattivo, sei già mezzo impiccato. Cerasa ha giustamente sottolineato che “ciò che più assomiglia al 25 aprile oggi si trova in Ucraina. In effetti in Ucraina abbiamo i russi che combattono contro persone con la svastica e carri armati tedeschi. L’ultima volta i carri armati tedeschi e i soldati ucraini sono arrivati fino a Stalingrado. E da lì non sono tornati indietro.

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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