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Meteoansia ed effetto nocebo

By Silvana De Mari
20 Agosto 2023
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Terrore-meteo, Milano come in guerra: “Tutto chiuso”, titolano i giornali. “Fa caldo” dicono gli “esperti” e la medicina si adegua facendo da cassa di risonanza per le tesi del riscaldamento globale. Le raccomandazioni sono le stesse seguite dai nostri nonni: bere, tenere la testa all’ombra e non uscire nelle ore più calde, eppure viene riproposta la cultura dell’allarme e della paura. Il Covid ha creato un precedente pericolosissimo per la libertà autorizzando politica, istituzioni e media ad applicare lo stesso metodo emergenzialista per affrontare altri temi: terrorizzare, criminalizzare il dissenso bollandolo come negazionismo e dare avvio a una serie di obblighi e divieti. Dal Covid al caldo il medesimo copione.

Bergoglio dice che non possiamo accontentarci di semplici misure o timidi compromessi, ma abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, abbiamo bisogno di ascoltare la sofferenza del Pianeta.

Fabrizio Benedetti, docente di Fisiologia e Neuroscienze presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Torino, nel suo ottimo libro ”Effetti placebo e nocebo – Dalla fisiologia alla clinica” indica che una quantità immensa di placebo pervade la nostra vita e crea false realtà. Il modo di comunicare modifica i neurotrasmettitori, questo è il significato dell’effetto placebo e nocebo. Un esempio di effetto placebo riguarda la ricerca condotta presso l’Istituto di Chirurgia toracica dell’Università di Torino. La chirurgia toracica è particolarmente dolorosa perché bisogna fratturare o spostare le costole affinché la mano del chirurgo possa avere accesso agli organi interni. Il dolore di una frattura diminuisce se immobilizziamo l’osso, ma la cassa toracica non si può immobilizzare senza che ciò inibisca la respirazione, quindi si somministrano antidolorifici, purtroppo anche gli oppiacei deprimono il respiro, mentre i FANS, un’altra categoria di farmaci contro il dolore, possono causare emorragie gastriche, rischio a cui questo tipo di pazienti è già predisposto. Dunque il controllo del dolore è un problema. Questo l’esperimento: quando il

paziente si lamentava del dolore, se arrivava un medico con il camice sbottonato, non proprio pulito e diceva al malato che avrebbe mandato l’infermiera a dargli qualcosa, l’analgesico “X” aveva una data efficacia, se invece si presentava un medico con il camice fresco di bucato, si chinava sul paziente, ascoltava qualche minuto, faceva domande circa la sua condizione, poi lo rassicurava che gli avrebbe fatto somministrare un nuovo analgesico e dopo si sarebbe sentito meglio, lo stesso analgesico, in questo caso, aveva molto più effetto perché sentirsi accuditi dal medico fa scaricare endorfine: un ‘ulteriore conferma di quanto sia importante il modo di comunicare e di quanto sia nocivo l’atteggiamento sciatto  dei medici, perché la comunicazione è una terapia. Stesso discorso per l’effetto nocebo: quando leggiamo sul foglietto illustrativo l’elenco degli effetti collaterali di un farmaco, è facile che li avvertiamo. L’effetto nocebo esiste e può essere disastroso, nel momento in cui in televisione parlano di caldo torrido mostrando l’immagine fiammeggiante del termometro che segna 26 gradi, le persone percepiscono molto più caldo. Un altro esperimento ha riguardato due gruppi omogenei di persone posti in due stanze a 35 gradi. A quelli della

prima stanza è stato detto che erano alla temperatura effettiva, a quelli della seconda che la temperatura era di 39°. Nel secondo gruppo un numero maggiore di persone si è sentita male nonostante la temperatura fosse la stessa perché noi modifichiamo le nostre percezioni a seconda di quello che ci dicono, specialmente se accompagnato da immagini. Le parole, soprattutto se scritte, vengono decodificate dall’emisfero di sinistra, quello razionale, dove c’è più possibilità di critica, mentre le immagini passano dall’emisfero destro ed entrano direttamente nel subconscio. Quindi se la televisione dice che stiamo bollendo, peggiora la nostra percezione del caldo. Il pensiero è un fenomeno elettrico che può essere misurato da un elettroencefalogramma. Possiamo distinguere diversi ritmi. Quando guardiamo lo schermo televisivo, sempre, il nostro cervello va in ritmo alfa, perde capacità critica e le immagini, anche se non ce ne rendiamo conto, arrivano direttamente nel subconscio. La prova? Sappiamo benissimo che il cinema è finzione, però nell’ultima scena del Titanic ci commuoviamo e sobbalziamo impauriti quando Alien esce dal buio. Le immagini modificano i neurotrasmettitori, modificano le percezioni. Più guardate film su quanto è squallida la vita, più la depressione entra dentro di voi, più guardate film dell’orrore, più l’orrore entra dentro di voi. Come non mettete in bocca tutto quello che capita, non mettete nella testa tutto quello che capita. Prima di guardare qualcosa, il telegiornale, un film, una serie televisiva, pensateci. E molto. E se decidete di guardare, uscite dal ritmo alfa: è quello che predispone all’ipnosi. Prendete appunti, tenete un foglio di carte e una penna e prendete appunti su quanto vedete. Questo terrà il vostro cervello in ritmo beta, quello della veglia vigile, e, se conservate bene gli appunti, vi renderà potenziali giornalisti con un formidabile archivio. Chi prende appunti, non può essere ingannato, perché si accorge delle contraddizioni e delle menzogne. Se me lo sono annotato, sono certo che l’anno scorso faceva più caldo e posso dimostrarlo. Per questo nel libro 1984 di George Orwell, l’aspirante dissidente viene messo a fuoco quando compra un quaderno.

 

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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