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Home›Generale›Presidenta?

Presidenta?

By Silvana De Mari
12 Aprile 2024
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Il 24 ottobre 2022, una circolare di Palazzo Chigi comunicava che l’appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei ministri è: “ Signor Presidente del Consiglio dei ministri, on. Giorgia Meloni”. Ciò che fino a pochi anni fa sarebbe apparso pleonastico, ora si è reso necessario a causa del fiorire di termini quali sindaca, assessora e ministra. Giorgia Meloni probabilmente ha giocato d’anticipo per paura di ritrovarsi presidenta suo malgrado. Invece di festeggiare per la prima donna in Italia divenuta premier, le femministe, Laura Boldrini in testa, hanno stigmatizzato la scelta del titolo al maschile. Da questa considerazione nasce “ Presidenta anche no!” L’opera di Raffaella Frullone analizza le origini e le fasi del fenomeno che ha portato a ridicolizzare la lingua di Dante e di Manzoni con l’asterisco prima e con la schwa poi, desinenza “inclusiva” che evita di declinare le parole al maschile o al femminile. Con arguzia e senso dell’umorismo, l’Autrice affronta un tema cruciale: il linguaggio è la punta dell’iceberg di un progetto mondiale che vede il gender come chiave di volta. Il progetto parte da lontano. Alma Sabatini, quasi quarant’anni fa pubblicò le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana. Alma Sabatini, attivista del Partito radicale è nel 1971 tra le fondatrici del Movimento di liberazione della donna, in prima fila in quegli anni per la legalizzazione dell’aborto , per la contraccezione e per il divorzio. Raffaella Frullone riporta la sua intervista alla giornalista Sue Ellen Browder, che dopo molti anni e centinaia di articoli scritti per la rivista Cosmopolitan, ammette che le storie erano in gran parte inventate per veicolare messaggi precisi. Helen Gurley Brown, direttrice di Cosmopolitan dal 1965 al 1977, è stata determinante per la rivoluzione sessuale negli Stati Uniti. Helen Gurley Brown aveva trasformato una rivista femminile togliendo tutto quello che riguardava la famiglia e la maternità per vendere alle donne l’idea che il lavoro esterno e il sesso occasionale le avrebbe rese libere. Nello spazio di qualche anno le lettrici, convinte che gli “esperti” e le storie fossero autentici, presero a modello quei comportamenti. “ Come se districarsi tra turni, scadenze, capi, colleghi e traffico trangugiando un toast alla scrivania, per uno stipendio base, fosse più empowering che crescere un figlio fra le mura di casa”, sottolinea l’Autrice. La rivoluzione sessuale ha separato il piacere sessuale dal concepimento per mezzo della contraccezione. Il messaggio proveniente da più parti è che la donna deve realizzarsi prima di pensare alla maternità. Raffaella Frullone cita il caso di Antonella Lattanzi che racconta di aver abortito due volte per non ostacolare la sua carriera di scrittrice, alla soglia dei quarant’anni , quando sente il desiderio di una famiglia e di un figlio, questo non arriva. Allora il ricorso alla procreazione assistita e, dopo vari tentativi falliti, la scelta dolorosissima di “ridurre “ da tre a due gli embrioni per poi scoprire, il giorno successivo all’intervento, che anche gli altri sono morti. La protagonista ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia in un romanzo autobiografico, mentre innumerevoli donne nascondono il dolore del rimpianto. Il rimpianto per i bambini che avrebbero potuto avere se non avessero fatto ricorso agli strumenti che dovevano renderle “libere”, ma che in realtà le hanno rese più sole. Raffaella Frullone mette in evidenza le aberrazioni dalla procreazione artificiale e dalla gestazione per altri, attorno a cui ruota un mercato in cui le donne si ritrovano schiave. Il 2023 ha visto l’enorme successo del film Barbie, il messaggio è che Barbie può essere tutto ciò che desidera: fisico nucleare, astronauta, pompiere. L’unica figura non contemplata in questo universo rosa è quella di madre; se una donna è libera, allora deve poterlo essere anche per scegliere qualcosa di diverso dalla carriera e il lavoro fuori casa, le sole misure del valore femminile per la nostra società. Nel novembre 2005, il laicissimo National Geographic, ha dedicato la copertina alla Vergine Maria, con la scritta “Maria, la donna più potente del mondo”. Maria è sposa e Madre e serva e per questo diventa Regina. Ispirarsi a Lei vuol dire abbandonare il concetto di potere e dominio per accogliere quello di amore e servizio perché uomini e donne sono tra loro complementari ed è grazie a questa dualità che si realizza interamente l’essere umano. Per questo non si può non accogliere il messaggio dell’Autrice che esorta le donne a creare un’alleanza nuova con gli uomini, libere dall’idea che l’uomo sia il nemico da sconfiggere per trovare il proprio spazio nella società.

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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