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La bellezza salverà il mondo.

By Silvana De Mari
23 Maggio 2025
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La frase appartiene a un uomo di una bontà totale, il principe Myškin, protagonista del romanzo L’idiota di Dostoevskij. Per lui è usato l’aggettivo prekrasnyj, che in russo indica la fusione di bello e buono. In Ode su un’ urna greca il poeta Keats ci ricorda che “bellezza è verità, verità è bellezza”. Qual è la verità contenuta nella capacità dell’uomo di capire e amare la bellezza? La sua origine divina. Noi troviamo bello un prato verde: essere in una terra fertile aumenta la nostra possibilità di sopravvivenza. Noi troviamo anche di una bellezza struggente il mare in tempesta o le aspre dune del Sahara sopra le quali le stelle brillano con una potenza mai vista altrove. Guardare qualcosa di bello fabbrica endorfine, come ascoltare qualcosa di bello, o pensare qualcosa di bello. Per questo volenterosi infermieri disseminano i reparti oncologici di fiori veri e poster di boschi di betulle. Se la bellezza ci salverà, la bruttezza ci potrebbe dannare. Se l’amore per la bellezza è di origine divina, l’amore per la bruttezza di origine satanica. Il satanismo non si limita a qualche sfessato ipertatuato e strafatto che sgozza polli nei casolari. Il satanismo è  arrivato ai piani alti. In effetti mi chiedo se sia tecnicamente possibile avere successo nel mondo della canzone senza neanche una piccola sfumatura di satanismo o blasfemia. Guardando video musicali è impossibile non notare come un enorme numero di cantanti ripeta due gesti: l’occhio di Horus ( coprirsi un occhio con la mano) e la piramide, entrambi riferimenti al satanista Alesteir Crowley. Onestamente i satanisti sono bruttini. I video in cui il cantante Marylin Manson zompa, latra e  strappa Bibbie sul palco sono brutti. La incredibile bellezza dell’arte, dell’architettura, della musica del continente europeo nasce dalla potente fede in Cristo. Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, quindi a che noi siamo creatori. Lo stesso Dio per la nostra salvezza ha preso la nostra corporeità: quindi possiamo rappresentare la figura umana in pittura e scultura creando bellezze sublimi, raccontare dell’uomo in poemi e racconti, studiare la natura raggiungendo vette mai da altri raggiunte. La nostra musica è nata dalla musica sacra. Per questo noi abbiamo questa capacità straordinaria di creare la bellezza. Innumerevoli civiltà prima del cristianesimo, o in luoghi lontani dal cristianesimo hanno creato bellezza, ma nessuna è arrivata al nostro livello di magnificenza. In effetti questa capacità straordinaria, la più evoluta, ha toccato l’apogeo dei periodi in cui eravamo più credenti. Da quanto la nostra religiosità ha cominciato a sfarinarsi, abbiamo cominciato anche noi a produrre lavori sempre più mediocri. Il cristianesimo è stato abolito nel XX secolo nelle due terrificanti religioni arte che solo il comunismo e il nazismo. Vale la pena di ricordare l’alleanza tra Hitler e Stalin, il patto Ribbentrop Molotov, che non solo ha spartito la Polonia ma ha fornito a Hitler le materie prime necessarie per la guerra. Come un incubo fatto di cemento e filo spinato, internazional socialismo e nazional socialismo si somigliano tra di loro,  per i campi di concentramento, gulag e lager, e anche per l’arte: muscolosi lavoratori e poppute lavoratrici che con lo stesso sguardo fiero e ingrugnito guardano il futuro. La cosiddetta arte postmoderna è francamente brutta. La bruttezza e la bellezza hanno un preciso significato biologico. Scarichiamo cortisolo davanti a qualcosa di brutto, una periferia industriale, un muro ricoperto di sporcizia e bestialità, mostra di arte postmoderna con escrementi di artista in barattolo (opera d’arte di tale Messina), corretta evoluzione del precedente orinatoio opera d’arte di Duchamp, oppure davanti all’arte di Marina Abramovick che si fa torturare dal pubblico senza cambiare espressione. Qualcuno  a questo mondo ha veramente scaricato endorfine davanti all’orinatoio di Duchamp? Certamente no, ma molti si sono sentiti superiori, appartenenti a un’élite talmente intelligente da fingere di capire che l’orinatoio avesse un qualche senso. È davanti alla bellezza che la nostra mente si rasserena. Quello che è veramente bruttino è l’aborto, aborto è  uno dei fiori all’occhiello della nostra epoca. Il bidone dell’aspiratore pieno di pezzi di bimbi, quelli che il dottor Viale, ginecologo di Torino, si vanta di frullare,  è veramente brutto, il corpicino pieno di sangue che a volte ancora si muove degli aborti più tardivi è veramente orrendo. Una deputata cinque stelle, Gilda Sportiello ci parla con fierezza di quel bimbo (o bimba) che adesso avrebbe 14 anni che lei ha fatto smembrate da vivo e senza anestesia. Le donne che hanno abortito e lo sbandierano calpestano ed esacerbano con le loro parole il dolore di tutte le donne che non hanno avuto a possibilità di diventare madri, di ogni donna che ha avuto un aborto spontaneo. La deputata protesta per l’ipotesi che la volontà di una madre di far macellare (frullare) il proprio bambino senza anestesia e farlo morire nel dolore possa essere disturbata da qualcuno che osa chiedere se è assolutamente certa di voler compiere un gesto così violentemente antifisiologico e trasformare un bel bambino un orrendo rifiuto speciale. La bellezza deve essere difesa, ogni istante, o la bruttezza la inghiottirà. Molto interessante il libro La bellezza armata – Vir pugnator: per un Medioevo del III Millennio, di Francesco Avanzini (Edizioni Radio Spada  – gennaio 2025): non è un invito alle armi, ma vuole essere un invito alla battaglia. In un mondo dove la realtà non è più un dato oggettivo, ma viene mistificata a seconda delle varie convenienze e ideologie,  l’Autore si propone di restaurare un ordine: l’ordine del Creato, oggi sovvertito  nella politica, nella società e, purtroppo, anche in una parte della d Chiesa dove si è fatta strada una corrente di pensiero secondo cui è inutile lottare, contrapporsi al mondo in nome della fede perché la mentalità del mondo è diventata dominante e dunque le battaglie in nome degli ideali cristiani sono diventate inutili. Non a caso il sottotitolo parla di Vir pugnator, l’uomo che combatte. Il maschio oggi è sotto attacco, la cosiddetta cultura woke si adopera in funzione della demolizione della figura maschile, soprattutto di quella del padre. Francesco Avanzini, vuole riabilitare questa figura contrapponendosi a  quel concetto di mascolinità che il mainstream oggi definisce tossica e che ha lo scopo di privare il maschio delle sue caratteristiche peculiari per venire annacquato nella fluidità. In questo libro viene esaltata la vera mascolinità che l’Autore identifica nel cavaliere dell’Evo cristiano, la figura del cavaliere cristiano ha una funzione importantissima, quella di proteggere la donna al punto da morire per lei. A questo proposito troviamo una galleria di Autori, da Jean Cau a Leonardo Sciascia, al fantasy che tratteggiano la figura di un uomo virile, disposto a morire per un ideale. I protagonisti delle loro storie sono esempi di sana mascolinità opposta al modello di maschio proposto dai media, snaturato e privo di queste caratteristiche. Francesco Avanzini analizza cosa dice la dottrina cattolica sulla guerra giusta e sull’uso delle armi, una dottrina che ha radici molto antiche, da Sant’Agostino a San Bernardo, a San Tommaso  fino ad arrivare ai nostri tempi dove questa dottrina è stata dimenticata in nome di un cristianesimo irenista,  relegato all’ ambito del “politicamente corretto”che non ha più nulla da dire all’uomo. Tutto ciò che la civiltà cristiana ha saputo costruire nel corso dei secoli ha dovuto necessariamente attraversare delle battaglie, specialmente in nome della difesa della Fede. Oggi la battaglia è essenzialmente di tipo spirituale di fronte a questa potenza devastante del mondo. Le armi di cui disponiamo sono la fede autentica, virile, strettamente attaccata alla tradizione e la consapevolezza delle nostre origini e di quale immenso tesoro dobbiamo custodire.  L’Autore tratteggia anche la ” virilità” femminile di figure quali Santa Caterina da Siena, Matilde di Canossa, Giovanna d’Arco e altre donne guerriere cristiane poco conosciute ma ugualmente grandiose come Santa Genoveffa che salvò Parigi dagli Unni. Per riportare l’ordine abbiamo bisogno della Bellezza che avvince e conquista con lo splendore del vero e poi  di qualcuno che sia disposto a dare la vita per questa sublime eterna Bellezza : vir pugnator  che l’Autore ha voluto rappresentare con il Cavaliere di Dürer che campeggia in copertina. Che sia il Cavaliere il simbolo della nostra vita, non l’ orinatoio. Urinare è sicuramente un bel segno di buona salute, ma fa parte del pacchetto base. Il sogno deve essere il Cavaliere. Anche le parolacce sono brutte, equivalgono a un pugno, qualche volta ci vogliono, ma sono comunque un pugno. Ascoltare l’amore con cui Leone XIV ci ha benedetti e assolti è stato bellissimo.

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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