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Home›Generale›Dove entra il bere, esce il sapere.

Dove entra il bere, esce il sapere.

By Silvana De Mari
15 Agosto 2025
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Il vino è gioia. O, meglio: può esserlo. Il primo miracolo di cui ci parla San Giovanni nel suo Vangelo è la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana: non un vino qualsiasi, ma un vino magnifico, che diventa metafora anche del piacere della sessualità, il dono di Dio che attraverso il piacere crea la vita. La sessualità può essere sacra e magnifico. Il vino può essere sacro e magnifico, e non è sacro solo quello della Messa, è sacro anche il passito con il panettone, oppure l’amarone per il pranzo di Pasqua. Il cristianesimo celebra nel racconto delle nozze di Cana il vino e la sessualità. Il vino e la sessualità possono diventare dannazione, una dannazione non solo spirituale, ma una dannazione fisica, e in entrambi i casi una dannazione che attraverso il corpo della madre si prolunga anche nella generazione successiva. Per questo il corpo delle madri deve essere difeso, deve essere difeso dai veleni dei posti di lavoro, dalle radiazioni, dalle droghe, dal fumo, e dall’alcol. Il mondo precedente al ’68, non era un mondo perfetto, ma era una cultura di vita, dove tutta la società si impegnava a preservare la vita del bambino, attraverso la sacralità del corpo della donna. La vita di una donna valeva più di quella di un uomo, per cui le donne non andavano in guerra e avevano la precedenza sulle scialuppe del Titanic, e su tutte le altre, perché le donne portano la gravidanza, e dato che portano la gravidanza, il loro corpo è più prezioso. La liberà non vuol dire fare quello che si vuole, ma assumersi la responsabilità di quello che si sta facendo. Libertà vuol dire responsabilità in ogni proprio atto. Il ’68 ha “liberato” il corpo della donne, la promiscuità sessuale, il fumo, l’alcol sono stati offerti come forma di libertà. Sono una forma di idiozia. Una donna abituata a bere già dalla preadolescenza, berrà anche in gravidanza. È compito della madre cercare un uomo perbene con cui creare un’unione stabile, e stare alla larga da tutte le sostanze che danneggeranno il suo bambino, a cominciare dall’alcol, che quando non è in minima quantità, è una sostanza tossica, cancerogena,  con proprietà teratogene, in grado di provocare anomalie o malformazioni nell’embrione. Al momento della fecondazione, nello zigote iniziano i processi deputati a sviluppare l’architettura del cervello. Questi processi continuano anche dopo la nascita, rimanendo particolarmente attivi fino ai 22 anni di età. Il cervello si struttura dal basso verso l’alto: prima la parte più profonda costituita dal cervello rettiliano responsabile dei comportamenti primordiali, poi il sistema limbico,  sede delle emozioni, quindi il sistema corticale, associato alle funzioni cognitive. Nel cervello di chi ha sperimentato una ricca varietà di emozioni e stimoli cognitivi, si si ha un forte sviluppo della corteccia, che diventa capace di governare gli istinti più primitivi del cervello limbico e di quello rettiliano. Quando le esperienze chiave durante la crescita del feto, del bambino, dell’adolescente sono carenti, si verifica uno scarso sviluppo della parte limbica e corticale, con conseguente incapacità di moderare l’impulsività e di elaborare la frustrazione. Nei bambini che crescono in contesti poveri, come orfanatrofi, case famiglia, il loro corrispettivo attuale, un qualche posto perché mamma sta lavorando, asili nido e asili scadenti, i bambini che crescono in situazioni di violenza domestica, abusi fisici o esperienze traumatiche, si ha un aumento dell’attività della zona più antica del tronco encefalico e del mesencefalo, che predispone a sviluppare impulsività e aggressività nell’età adulta. Nella vita prenatale il bambino riconosce la voce della madre. Nei primi mesi di vita, il bambino comincia a percepire il volto della madre e di chi gli sta intorno, a sviluppare quella che definiamo coscienza, che va ampliandosi durante il passaggio dall’infanzia all’adolescenza; gli emisferi cerebrali si ingrandiscono, formano nuovi collegamenti e conferiscono la capacità di avere una maggiore consapevolezza delle proprie capacità. Se il processo di sviluppo delle funzioni cerebrali viene alterato, se la madre non è presente vicino al bambino, ciò avrà delle conseguenze che saranno variabili a seconda della fase in cui questo è avvenuto. É noto fin dall’antichità che l’alcol in gravidanza causa problemi. Nel 1899, il dottor Sullivan, in seguito ad un’indagine effettuata nella prigione di Liverpool su 600 bambini di 120 donne alcoliste mise in evidenza che fra questi bambini la mortalità era 2,5 volte più elevata rispetto ai bambini di madri con astinenza forzata in prigione. J.W. Ballantyne, nel “Manual of Antenatal Pathology and Hygiene del 1904 riportò che l’alcol poteva agire in tutti gli stadi della gravidanza causando anomalie strutturali nelle prime fasi, aborto e travaglio precoce nelle ultime. Queste scoperte portarono al Proibizionismo in Russia, Canada, Stati Uniti, Francia, Islanda, Norvegia, Ungheria, Finlandia, ma a partire dal 1920, scompare la consapevolezza che l’alcol abbia un ruolo nel causare difetti alla nascita, forse a causa del fallimento dell’esperienza sociale del Proibizionismo nei Paesi dove era stato messo in atto. Subentra un periodo dell’amnesia dal 1920 al 1968, quando Paul Lemoine, cercando la causa di una distrofia che aveva osservato in circa 200 bambini, scoprì che le madri avevano un rapporto con l’alcol. Questi dati furono pubblicati solo in Francia e non a livello internazionale. Solo nei primi anni‘70, quando Ken Johns pubblica su Lancet gli studi in cui afferma l’esistenza di una sindrome che chiama feto-alcolica perché legata al consumo di alcol durante la gravidanza, parte una campagna di informazione in tutto il mondo, eccetto in Italia. La Sindrome Feto-alcolica (FASD) è una disabilità invisibile e sottostimata, totalmente prevenibile non assumendo alcol in gravidanza e durante l’allattamento. La FASD ha un ampio spettro di sintomi, di gravità variabile. Esistono linee guida che aiutano nella diagnosi dei bambini esposti all’alcol, molte richiedono la presenza di caratteristiche fisiche, ma queste sono presenti solo nel 10% dei soggetti. Nel 2005 la SITAC (Società Italiana per il Trattamento dell’Alcolismo e le sue Complicanze) ha condotto nel Lazio uno studio epidemiologico, il secondo a livello mondiale su una popolazione non selezionata, i risultati hanno dato 47,1 affetti da FASD per 1000 nati. Questi bambini hanno una disabilità. Vi sono difficoltà ad ottenere i reali consumi materni di alcol, solo il 4,1% della madri ha ammesso il consumo di alcol in gravidanza, a fronte di una positività al test delle urine del 25,6. Gli aspetti clinici specifici riguardano: cranio di ridotta circonferenza, rima palpebrale corta, philtrum appiattito, labbro superiore sottile. Quelli aspecifici comprendono persistenza dell’epicanto, naso corto, “a sella”, anomalie alle orecchie. Attraverso la risonanza magnetica funzionale del cervello sono stati identificati alcuni domini responsabili della capacità di avvertire uno stimolo in maniera maggiore o minore e di prestare attenzione all’ambiente circostante. Negli studi condotti su soggetti affetti da sindrome feto-alcolica, è stato messo in evidenza che vi sono aree cerebrali che non rispondono agli stimoli, c’è una lesione del sistema nervoso centrale soprattutto a carico della mielinizzazione dei neuroni. L’esposizione prenatale all’alcol può portare a bambini che vanno male a scuola, hanno incapacità a gestire le emozioni, soggetti che commettono reati sotto la spinta dell’impulsività. Quindi dato che non possiamo sapere quando resteremo incinte, non sarebbe meglio che noi donne limitassimo il consumo di alcol a passito a Natale, amarone a Pasqua e poco altro? Una giovane donna che va in discoteca e si ubriaca ha aumentato il rischio di cancro, di demenza, di subire uno stupro perché ha esposto il suo corpo mentre non è in grado di intendere e di volere. Se è incinta si ha una sindrome fetoalcolica. Non è libertà. È una forma di autoaggressione, cioè una forma di abissale stupidità. E ora passiamo ai maschi. L’alimentazione influenza pesantemente la qualità dello sperma. Quello che il padre ha mangiato e bevuto nei due mesi precedenti al concepimento ha un peso. Il fatto che tra gli adolescenti siano considerati normali comportamenti come il consumo smodato di alcol, detto big drinking, non è un’assoluta idiozia? Non è uno dei tanti modi in cui una società camuffa il suo suicidio da amore per la libertà? Il vino deve essere poco e magnifico, accompagnato da una tavola imbandita dove non mangiamo, da soli perché siamo riusciti a crearci una famiglia e a salvarla dalle insidie del mondo.

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