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Il lupo nell’ovile. Oppure no?

By Silvana De Mari
3 Dicembre 2025
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L’Italia accoglie e accoglierà studenti di Gaza, portati in Italia, per accedere alle strutture scolastiche ed universitarie italiane. La motivazione è duplice, levare persone giovani da una zona di guerra, e formare persone giovani a diventare “operatori di pace”, così che una volta reinseriti nel loro tessuto di origine possano contribuire seriamente ad abbassare l’odio. L’odio tra i palestinesi contro israeliani, ebrei, ma anche semplicemente occidentali, è molto alto, perché è stato istigato per decenni, sovvenzionato per decenni. Nella società palestinese chi non odia è accusato di collaborazionismo e messo a morte nella più probabile delle ipotesi, incarcerato nella migliore. I palestinesi sono stati addestrati generazione dopo generazione a odiare gli israeliani, anche gli ebrei non israeliani, in effetti, ma anche chiunque cerchi di campare facendosi gli affari suoi. Noi non abbiamo mai torto un capello ai palestinesi, non siamo nemmeno confinanti. Loro sono venuti sulla nostra terra, hanno fatto 48 morti in due attentati a Fiumicino, hanno sparato sui bambini davanti alla sinagoga di Roma. I palestinesi hanno sequestrato l’Achille Lauro, una nave da crociera, e hanno assassinato un anziano turista colpevole di essere ebreo. Secondo Cossiga ai palestinesi dobbiamo la strage della stazione di Bologna. L’ operazione di portare in Italia studenti palestinesi è delicatissima. Delicatissimo vuol dire sul filo del rasoio, come un intervento chirurgico al cuore o al cervello. Occorre calibrare ogni gesto, ogni molecola di fleboclisi o di farmaco perché l’intervento può guarire o distruggere. Gaza è malata al cuore e al cervello, è una malattia lunga che dura da decenni, da generazioni, possiamo chiamala “palestinismo”. “Educazione alla morte, come si crea un nazista” è il titolo del saggio del pedagogista Gregor Zeimer che poté vedere e studiare da vicino le scuole e le associazioni giovanili della Germania nazista. La Germania è stata esposta solo un decennio al nazismo, folle ideologia che impastava vittimismo, megalomania e odio. I palestinesi sono esposti da almeno tre generazioni al “palestinismo”, folle ideologia che impasta vittimismo, megalomania e odio, e in più da almeno tre decenni, grazie a fiumi di denaro, controllano la comunicazione, gli atenei, le scuole, parte dello spettacolo e parte della politica in occidente. Gli attuali giovani palestinesi sono stati addestrati dalla più tenera età ad ammirare terroristi, suicidi e no, a odiare gli israeliani, anzi gli ebrei, a desiderarne la morte, ad apprendere tecniche per ucciderli, e sono figli e nipoti di palestinesi che hanno avuto la stessa educazione, un’educazione pagata dall’ONU attraverso l’UNRWA. L’odio e il disprezzo per gli israeliani, in realtà per tutti gli ebrei, il desiderio di uccidere un israeliano, meglio se donna o bambino, è massimo, perché nel “palestinismo” non esistono israeliani innocenti: uccidere un bambino è meglio perché si infligge più dolore al nemico, come si è visto il 7 ottobre. Nel desiderio dei palestinesi di uccidere i bambini israeliani c’è anche l’atavico odio che i sommersi hanno per i salvati. Quando suonano le sirene i genitori israeliani si mettono sopra i loro figli per proteggerli. I passanti si mettono tutt’intorno a loro per difendere i bambini con i loro corpi. I bambini palestinesi non hanno diritto di accesso ai rifugi, molte madri palestinesi si precipitano a rilasciare interviste su quanto desiderino che i loro figli muoiano uccidendo ebrei. I social sono pieni di video di genitori palestinesi che filmano i loro bambini piangenti e terrorizzati per i bombardamenti, invece di proteggerli, metterli in salvo o almeno abbracciarli. I palestinesi, tra tutti i popoli arabi delle nazioni senza petrolio, hanno la mortalità infantile più bassa e la scolarità più alta, peccato che la loro sia una scuola criminale. Tutti gli studenti maschi che arrivano in Italia sono ex bambini soldato, tutti. Tutte le studentesse sono ragazze cui è stato insegnato da bambine che l’unico onore è uccidere ebrei o essere madre di qualcuno che è morto per uccidere gli ebrei. Hanno imparato l’odio come nessun altro mai in tutta la storia dell’umanità. Occorre un recupero capillare e continuo. In Italia siamo in grado di darlo? Il recupero ha bisogno di un ambiente sano. Occorre vigilare che questi studenti non finiscano in un ambiente già problematico: le classi già malate di “palestinismo”, già ipnotizzate da una propaganda capillare, particolarmente micidiale nelle scuole, che descrive i palestinesi come vittime eterne e gli israeliani come eterni carnefici. È vero il contrario: i palestinesi sono un’entità genocidiaria fallimentare: non sono riusciti ad attuare il genocidio degli ebrei fino adesso non per mancanza di volontà ma per impossibilità tecniche. Gli israeliani sono coloro che pur avendo la possibilità tecnica di cancellare i palestinesi dalla faccia della terra nel giro di pochi giorni, continuano valorosamente a subire terrorismo, odio, attentati, neonati messi vivi nei forni a microonde, bambini coi capelli rossi seviziati e strangolati proprio per evitare di commettere uno sterminio. Ora la Croce Rossa è a Gaza: non ci sono fosse comuni, non ci sono 70000 cadaveri, nemmeno 60000, nemmeno 30000. In due anni di guerra l’esercito israeliano è riuscito a limitare le vittime civile e non più di un paio di migliaia, più probabilmente un migliaio. Eppure tutti urlano al genocidio, moltissimi siti inclusi siti cattolici di destra hanno gonfiato i numeri di Hamas, già fasulli, fino a 200000. Quanti di questi “studenti” hanno partecipato personalmente ai massacri del 7 ottobre per essere ora trasferiti da noi così da metterli al sicuro dall’essere riconosciuti? Forse qualcuno. Non siamo in grado di controllare. Sicuramente molti di questi studenti hanno passato il 7 ottobre per strada urlando di gioia, prendendo a calci le donne israeliane trascinate ferite sulle jeep o sputando sui bambini israeliani rapiti e rinchiusi in gabbie. È evidente che tutti o quasi tutti questi studenti erano nel tripudio quel giorno. Il 98% di Gaza era in giubilo. Oggi, dopo due anni di guerra, il 60% degli abitanti di Gaza è con Hamas. Occorre fare un lavoro enorme e difficile, che però potrebbe essere prezioso se si riuscisse a trasformare anche solo qualcuno di questi studenti in artefici di pace. Per prima cosa occorre far compilare a tutti un formulario dove si chiede se hanno partecipato agli assassini e ai rapimenti, se hanno simpatizzato con assassini e rapimenti e dove si chiede l’impegno a dissociarsene. È evidente che a domande di questo genere uno può rispondere mentendo, ma almeno, facendo queste domande si chiarisce che il comportamento di ammazzare gli ebrei, torturali e stuprarli non è universalmente apprezzato. È un concetto che loro non hanno e che non riusciranno a costruirsi in una classe con lo slogan “Dal fiume al mare” scritto sui muri. Se queste domande non vengono nemmeno fatte, l’idea che si tratti di comportamenti sbagliati resta incomprensibile. E dopo occorre personale dedicato, che impieghi un grande numero di ore per inserire questi ragazzi in una mentalità sana. Se questo non viene fatto, questi studenti sono un pericolo. In Europa abbiamo già milioni di musulmani di prima, seconda e terza generazione per i quali il 7 ottobre è stato onore, orgoglio e gioia, un evento che li ha riempiti di felicità e determinazione. Purtroppo anche gli studenti di sinistra fanno parte di quelli che considerano il 7 ottobre una meravigliosa giornata di resistenza. Il grido “dal fiume al mare” che loro scambiano per lo stendardo della riscossa dei diseredati del mondo è invece un invito a un genocidio. Se non ci saranno insegnamenti ogni giorno , tutti i giorni, la mentalità degli studenti palestinesi non cambierà. È possibile che facciano a qualche ebreo italiano, o a uno dei simpatizzanti per la causa israeliana, le stesse atrocità inflitte il 7 ottobre agli israeliani, atrocità che tanto onore e gioia hanno portato alla causa palestinese, e faranno fare un salto di qualità all’antisemitismo, già a livelli spaventosi. Se invece questa opera di redenzione, il termine non è scelto a caso, verrà fatta, allora questi studenti potrebbero essere una fortuna per Gaza, par la pace e per il mondo, come lo è il Principe Verde, Mus’ab Hasan Yusuf, figlio di uno dei fondatori di Hamas, che si batte per la pace. Autore del libro “Figlio di Hamas”, Mus’ab Hasan Yusuf fa una considerazione sorprendente, ma in fondo ovvia. La questione mediorientale è irrisolvibile. A meno che… L’unica possibilità di risoluzione è la conversione al cristianesimo. Mus’ab Hasan Yusuf è convertito al cristianesimo. Speriamo che qualcuno degli studenti palestinesi incontri un sacerdote vero o anche solo un cristiano vero che ricordi l’ordine evangelico di convertire, altrimenti saranno loro a contagiare il “palestinismo” all’Italia. Mus’ab Hasan Yusuf spiega che solo la conversione al cristianesimo può dare la potenza cognitiva, spirituale ed emotiva per liberarsi dal “palestinismo”, E in questo caso, l’aver portato qui questi studenti sarebbe una scelta non solo etica, ma fondamentale.

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Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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