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Che sia una persona!

By Silvana De Mari
22 Dicembre 2019
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arte postmoderna silvana de mari community

S’intende col termine gravidanza terminale una gravidanza di un bimbo che non può sopravvivere alla nascita secondo il “parere” dei medici.

Sottolineo la parola parere, perché a volte i medici prendono cantonate. In medicina non dovrebbe essere usata la parola certezza, perché in medicina le certezze sono pochissime: la medicina non è ancora definibile come scienza. La fisica è una scienza: se mettete 15 grammi di cloruro di sodio in un litro di acqua a una determinata temperatura e pressione, ottenete sempre lo stesso risultato. Se mettete un grammo di antibiotico in  persone diverse ottenete risultati diversi, che vanno dalla guarigione, alla non guarigione, allo shock anafilattico, come spiegano i foglietti illustrativi, che ormai sono enciclopedie.

Si parla di gravidanza terminale quando il feto ha problemi talmente gravi da presumere che non possa sopravvivere al parto se non per poche ore.

Quando il medico ha il sospetto che il feto sia talmente malato da non poter essere un bambino vitale si propone  “ovviamente” l’aborto. La scelta è ritenuta “ovvia”; questo aborto è chiamato erroneamente terapeutico. Il termine è ovviamente assurdo, l’ennesima prova della neolingua. Se vuoi fare qualcosa di orribile dagli un bel nome. Per aborto terapeutico s’intende un aborto reso necessario alla salute della madre: per esempio supponiamo che una donna sviluppi in gravidanza una grave cardiopatia, oppure abbia la necessità di curare un tumore maligno. In questi casi l’aborto fa purtroppo parte del piano terapeutico indispensabile per curare la madre.

Quando il problema è del feto il termine corretto è aborto eugenetico. Si fanno aborti eugenetici per infiniti motivi quindi torniamo alla gravidanza terminale. Se siete una mamma che aspetta un bambino che potrebbe non essere vitale, sicuramente vi diranno con molta gentilezza che è il caso di abortire ve lo diranno con un sorriso triste e con un tono molto fermo: è l’unica cosa logica da fare. È la cosa peggiore da fare. È la cosa più sbagliata da fare.  È la scelta che più lascia ferite.

La civiltà umana comincia con la tomba. Quando nelle antiche rovine si trova una necropoli, sappiamo che la civiltà umana è cominciata. Non stiamo parlando di cristianesimo, ma semplicemente di capacità di riconoscere l’umanità. Lo  stesso Foscolo, tizio molto laico, in una poesia molto bella, i Sepolcri, parla della necessità umana della tomba e del lutto.

Se aspettate un  bambino, mettetelo al mondo. Non fatevi dire sciocchezze: abortirlo per il suo bene. Così non soffre. Veramente siete convinte che un aborto magari fatto al quarto o al quinto mese non sia doloroso per il piccolo? Veramente pensate che essere smembrato oppure anche essere abortito ancora vivo  e poi restare ore ad agonizzare in una scatola di metallo, come già successo innumerevoli volte, sia divertente o possa essere il male minore?

Al mio carissimo amico Jacopo, e a sua moglie, ovviamente, è stata diagnosticata una “gravidanza terminale”. Loro hanno preso la decisione: avrebbero dato alla loro bambina tutto quello che potevano. Una vita è una vita: che duri cento anni, che duri cento minuti. La piccola avrebbe avuto nove mesi di paradiso terrestre custodita calda e tiepida nel ventre della sua mamma, alla nascita avrebbe avuto il Battesimo e avrebbe trascorso le poche ore di vita in braccio al papà e alla  mamma con le coccole e le ninna nanna. Il suo papà e la sua mamma con il battesimo l’hanno consegnata nelle mani degli angeli. La piccolina ha avuto un nome, ha avuto una vita sia pure brevissima trascorsa nella tenerezza, ha avuto una bara, ha avuto una lapide su cui la mamma e il papà portano i fiori. I fratellini conoscono il suo nome e la ricordano nelle preghiere.

Ogni creatura umana ha diritto a una tomba e a un nome la negazione della tomba e del nome, i cadaveri buttati nelle fosse comuni, bruciati e usati per concimare i cavoli, è il crimine che si commette contro il nemico nelle guerre ignobili.

Alle donne è stato fatto credere che sia un loro diritto umano commettere questo crimine contro i loro stessi bambini. Le madri che abortiscono nel cosiddetto aborto eugenetico, spacciato per aborto terapeutico, hanno il cuore tragicamente ferito. Quelle che hanno partorito il loro bimbetto, gli hanno dato un nome, magari con un dolcissimo battesimo, lo hanno tenuto nelle braccia e portano i fiori sulla sua tomba, hanno dentro di sé un dolore pulito uno di quei dolori che rendono più forti, non più deboli.

Se aspettate un bimbo che potrebbe non sopravvivere, mettetelo ugualmente al mondo. In più la medicina non è una scienza esatta.  Non somiglia nemmeno a una scienza esatta. Prendiamo cantonate tutti i giorni. Le nostre ecografie sono un gioco di ombre. Il bimbo che avevano previsto come un morituro potrebbe nascere molto più vitale di quanto pensiate, di quanto pensavano i medici. Mamme che si sono ostinate a mettere al mondo i loro bambini contro i pareri medici a volte si sono trovate dei bimbetti perfettamente sani.

E adesso parliamo di quattrini.  È molto più comodo e più facile per un ospedale invitare con voce cortese ma ferma all’aborto, che non mettere a disposizione un hospice, una stanza attrezzata per ospitare il babbo, la mamma e il piccolo nelle ore o nei giorni di vita.

Molto più comodo uno di quei terrificanti aborti fatti con un feto di cinque, sei, sette  mesi, pericoloso anche per la mamma, ma in realtà quello di invocare sempre i soldi è una nostra quieta illusione ci rasserena pensare che la motivazione di tutto sia economica. In realtà c’è un odio inconscio contro la vita, un astio contro i bambini.

Sono stati proposti aborti per i motivi più platealmente scemi: a un mio carissimo amico per ben tre volte da tre ecografisti diversi è stato proposto l’aborto del suo bimbetto per un piedino torto. Come non mi stanco di ripetere il giorno in cui sarà possibile la diagnosi prenatale di miopia e tendenza alla pinguedine, sarà un’ecatombe.

E poi ci sono tutti gli errori: tutti i feti abortiti per un qualche problema che in realtà non avevano. Tra di loro ci sono anche tutti i bimbi abortiti a Seveso. Seveso è stata per l’Italia la “Finestra di Overton”, termine con cui in sociologia si indica l’evento usato come grimaldello per fare passare un concetto ritenuto da sempre inaccettabile. Nella citadina di Seveso c’era stata una  fuoriuscita di un gas tossico, la diossina all’epoca l’aborto era illegale e non esisteva l’ecografia il partito radicale si battè strenuamente per il ”diritto delle donne” ad abortire: molte donne abortirono. Tutti i giornali, con due sole eccezioni, martellarono le donne. Quelle che non volevano abortire avrebbero gravato la società di figli deformi e pazzi (cito testualmente). Tutti  i bambini nacquero sani. Tutte le autopsie dei feti abortiti dimostrarono feti sani, finiti poi nell’inceneritore della spazzatura, morti senza tomba.

Se aspetti un bambino sei già madre. Non puoi più scegliere di non essere madre. Puoi scegliere se essere la madre di un bimbo vivo o di un bimbo morto. Se il tuo destino è di essere la madre di un bimbo morto, puoi scegliere se  essere la madre di una persona, che ha tutto il diritto di vivere, le sia pur poche ore che il destino le aveva destinato, con una tomba, un nome, un battesimo, una lapide, una foto, oppure essere la madre di un bimbo morto senza tomba, finito nell’inceneritore come le vittime dei genocidi.

Tagsaborto terminale.
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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