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8 marzo e fake news

By Silvana De Mari
9 Marzo 2020
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L’8 marzo è una fake news. È una fake news che ci sia stato un incendio che uccise delle operaie. È una fake news che siamo più buone degli uomini e sempre vittime, semplicemente esprimiamo l’aggressività in maniera diversa. È una fake news che nel mondo occidentale fossero serve e solo serve. Eravamo noi, i re e i sacerdoti a portare la sottana, eravamo noi, i re e i Papi a portare i gioielli, l’uomo si inginocchiava davanti a noi per chiederci in sposa non il contrario. Nel mondo tradizionale occidentale le donne subivano molte ingiustizie, ma comunque meno degli uomini che subivano l’ingiustizia della guerra, della miniera e della fonderia.  Ora anche a noi è stato conquistato il diritto di morire di malattie professionali, di cancro da asbesto, di cancro della vescica da anilina. È una fake news che le donne siano sempre tutte vittime. È una mostruosa fake news che i nostri uomini siano tutti cattivi. È una fake news che le donne siano gruppo etnico: gli ebrei sono un gruppo etnico, gli armeni sono un gruppo etnico. Se un ebreo dice: noi siamo sempre stati perseguitati, sta dicendo che le persone uccise durante la peste del 1300 in quanto accusate di averla causata, avevano con loro parecchi cromosomi in comune.

Noi non siamo un gruppo etnico, siamo la parte femminile della specie umana, una parte femminile che ha senso solo se esiste la parte maschile, parte maschile che ha senso solo se esiste la parte femminile.

La spettacolare diversità del corpo femminile rispetto quello maschile, la spettacolare diversità della mente maschile rispetto a quella femminile permette l’attrazione, permette la necessità che gli Unni hanno delle altre e viceversa e quindi permette la vita.

Il movimento femminista avuto due fasi: il movimento di emancipazione femminile che era un onesto movimento per conquistare diritti politici nel momento in cui erano diventati possibili e movimento di liberazione femminile basato sull’odio. Sull’odio degli uomini, certo, sull’odio per il cristianesimo e la civiltà occidentale, ma soprattutto sull’odio per le donne. La nostra struttura fisica e psicologica è basata sulla maternità. La nostra maternità deve essere centro del mondo. Il mondo che deve ruotare attorno a noi e alla nostra maternità, non siamo noi che dobbiamo seguire il mondo dopo aver lasciato un bambino disperato di quattro mesi all’asilo nido, sempre che non ce lo  siamo dimenticati in macchina sul sedile di dietro.

Il movimento di liberazione femminile odia le donne, e le vuole quindi uguali agli uomini, perché ha la inconscia ma granitica convinzione che le donne così come sono inferiori. Il movimento di liberazione femminile odia la maternità, quasi quanto odia i padri. Movimento di liberazione femminile quindi odia la sessualità che è indirizzata alla maternità, e si spertica a reclamizzare un erotismo ridicolo, meglio se con tizi di cui non ti frega niente, ma meglio ancora se fai da te, non avendo capito che se una donna fa l’amore con il suo uomo, con l’uomo che per lei ucciderebbe il drago fabbrica fiumi di ossitocina, se fa da sola o con un anonimo l’orgasmo è ossuto e stitico e non vale niente. Il movimento di liberazione femminile odia il matrimonio non avendo capito che la parola matrimonio deriva da madre e serve per proteggere le madri. Il movimento di liberazione femminile è riuscito a imporre alle donne una sessualità usa e getta di tipo maschile. Le ragazzine sono tutte fiere di andare col primo che capitano, di alzare cartelloni osceni nelle manifestazioni,  tipo spaccami la va..na , ma non spaccare il clima, salvo poi domandarsi come mai il loro senso del sé, in italiano di plastica detto autostima, sia sempre così ammaccato. Per una donna la promiscuità  sessuale è un’auto aggressione, perché il nostro sistema limbico, la parte arcaica del cervello, se lo ricorda che dall’atto sessuale può nascere una gravidanza, e che la promiscuità sessuale, propagandata dalle lezioni di educazione sessuale non più come un diritto, ma come un dovere,  è un pericolo. Chissà come mai chi la pratica prima o poi arriva i tagli orizzontali sull’avambraccio? Il movimento di liberazione femminile ci ha procurato il massimo dei nostri diritti: far uccidere nel nostro ventre il nostro bambino: possono smembrarlo con l’aspiratore oppure estrarlo tutto intero dopo averlo afferrato con una pinza di acciaio, perché muoia dopo qualche istante di agonia nel bidone delle garze sporche. Un diritto meraviglioso che si accompagna alla totale assenza di aiuti seri in caso di gravidanza, salvo quelli sbagliati, sconti sul latte in polvere e odiati asili nido. Un bambino deve stare con sua madre il primo anno di vita e se possibile essere allattato da lei. Questi sono diritti che garantiscono salute fisica e psichica, e che solo una società che odia profondamente le donne calpesta.  Se qualcuno osa criticare l’aborto volontario, nuovo sacramento di una civiltà che è cultura di morte,  in Francia è inquisito. Se avessi scritto queste righe in Francia sarei stata condannata. Il diritto  della donna di suicidarsi col denaro pubblico, un suicidio in differita,  uccidendo il suo  bambino, è sacra e inviolabile perché questa società odia la donna e quindi odia il  bambino. Un sistema di assistenti sociali appassionatamente femministe ha creato alle donne, come ai loro uomini,  il diritto di vedere i propri figli presi in consegna dello Stato e sbattuti non si sa bene dove.

Il movimento di liberazione femminile ha annullato le differenze: due maschi ricchi possono sfruttare e distruggere la salute di donne povere per comprare i loro ovuli ( stramaledetta, pericolosa e potenzialmente mortale sindrome da iper stimolazione ovarica),  per sfruttare la gravidanza e il dolore del parto di altre donne povere, perché chiunque affermi la verità, che il bambino ha bisogno della madre, è accusato di sessismo. Il movimento di liberazione femminile ha annullato le differenze: i maschi possono infischiarsene completamente dei figli che hanno concepito, tanto le donne sono abbastanza in gamba da abortire o tirarsi su la prole da sole. Il movimento di liberazione femminile ha abolito le differenze. Abbiamo perso lo sport. Individui di sesso maschile, con ossatura maschile, con muscolatura maschile, con un cuore da uomo, molto più grosso e potente del nostro, possono competere con atlete femmine se solo dichiarano di sentirsi fanciulle e di fare un paio di iniezioni di ormoni, polverizzando le nostre gare e nostri record.

Il movimento di liberazione femminile ha creato un esercito di donne sole. Il successo maggiore è la Svezia. In Svezia più del 50% degli uomini e più del 50% delle donne vivono soli. Più di un quarto delle donne che vuol diventare madri lo fa acquistando sperma su Internet perché è più semplice.

Il movimento di liberazione femminile però con grandissimo rispetto delle etnie altrui, mentre prendeva a calci la etnia propria, ha sempre rispettato il diritto della donna islamica a portare il burka ed essere lapidata.

Il movimento di liberazione femminile crede di essere un movimento spontaneo. Non è così. È stato movimento costruito a tavolino perché occorreva immettere nella civiltà occidentale un enorme quantitativo di manodopera a basso costo così da mettere i lavoratori in competizione gli uni  con gli altri e abbattere i diritti di tutti.

Ringraziamo commosse il movimento di liberazione femminile.

Quest’anno facciamo un 8 marzo diverso. Facciamo una festa di uomini che amano le donne e di donne che amano gli uomini. Facciamo una festa di uomini che amano le donne perché grazie a questo amore diventano padri e quindi la loro virilità diventa sacra e completa, e di donne che amano gli uomini perché grazie a questo amore diventano madri e questo rende  la loro femminilità. Sacra e completa. Che nove mesi dopo l’8 marzo si abbia un picco di nascite!  Perché gli uomini sono nati per amare le donne e le donne sono nate per amare gli uomini, dato che da questo e solo da questo nascono i bambini, cioè il futuro.

Tutto il resto, veramente, sono boiate e fake news

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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