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Regina d’ Inghilterra.

By Silvana De Mari
20 Maggio 2020
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Regina di Inghilterra: quanta morte e quanta distruzione è costata Anna Bolena? Quanto dolore, quante torture? In termini di lacrime e sangue, chi può starle alla pari?
La regina d’Inghilterra per antonomasia è lei Anna Bolena. Per lei è stato fatto uno scisma. La gente si è svegliata al mattino e ha scoperto che il capo della sua chiesa non era più il Papa, ma un re mediocre, adultero e malvagio. Tutti quelli che hanno espresso la loro perplessità sono stati squartati vivi dopo averli strattonati in un’impiccagione parziale interrotta prima della morte. Le inevitabili rivolte, le persone difendono la loro religione, furono soffocate nel sangue, tanto sangue. Enrico VIII, che era partito benino, grazie a lei e per lei è diventato uno dei più sanguinari tiranni.

Quanta gente è morta per Anna Bolena?

Anna Bolena  fu la seconda moglie di Enrico VIII Tudor e Regina consorte d’Inghilterra e Irlanda. Nacque nei primissimi anni del ‘500, non è conosciuta la data di nascita, e morì, come invece tutti sanno, decapitata presso la Torre di Londra, era il 19 maggio 1536. Enrico VIII salì al trono diciassettenne nel 1509 alla morte del padre Enrico VII. Sposò Caterina d’Aragona secondo un matrimonio che non era veramente dinastico, e fu probabilmente un matrimonio d’amore. Caterina infatti era la vedova del fratello maggiore di Enrico VIII, Arturo Tudor, morto nel 1502. Rimasta vedova Caterina rimase in Inghilterra senza un ruolo preciso, addirittura in povertà. Essere la vedova del fratello rendeva il matrimonio problematico, eppure Enrico si ostinò a sposarla. Enrico era un giovane con un carattere estroverso, ma sembrerebbe che fosse senza una forte personalità e che si facesse influenzare facilmente dai consiglieri. Era un cattolico fervente e seguiva fino a cinque messe al giorno. Scrisse un violento libello contro Martin Lutero e a favore del Papa, un evento notevole per uno che passerà alla storia per lo Scisma d’Inghilterra. Caterina non riuscì ad assicurare un erede maschio al marito, essendo l’unico figlio maschio morto infante. Questo destava molta preoccupazione in Enrico, che arrivò a pensare che fosse una punizione divina per aver sposato la vedova del fratello maggiore. Ed è a questo punto che entra in scena Anna Bolena, donna intelligente e raffinata, pare non bellissima, educata nei Paesi Bassi e in Francia, più giovane di Enrico. Anna iniziò a frequentare la corte nel 1522 e ben presto venne notata dal Re Enrico che voleva farne la propria amante, ma lei era più ambiziosa e non voleva essere solo una delle tante amanti del Re. Dunque lo teneva sulla corda facendolo infatuare di lei e spingendolo a prendere la decisione di ripudiare la moglie cercando di far dichiarare il matrimonio nullo. Il processo durò anni, vi erano passi della Bibbia che si contraddicevano sulla possibilità di sposare la vedova di un proprio fratello e gli intrighi all’interno della corte e le divisioni tra i vescovi non aiutavano il dirimersi della questione. Caterina d’Aragona resistette strenuamente a tutte le pressioni e il Re, esasperato dal prolungarsi della vicenda, cacciò dal Palazzo la moglie e diede le sue stanze alla Bolena, che, insieme alla sua famigli, diventava sempre più potente nel regno. I due poi si sposarono segretamente in due diverse cerimonie private fino a che la Bolena non venne incoronata Regina consorte d’Inghilterra e Irlanda. Caterina fece ricorso a Roma ma ormai lo strappo era fatto. Il matrimonio tra Re Enrico ed Anna Bolena fu tempestoso ed inoltre la Bolena diede ad Enrico solo una figlia femmina, la futura Elisabetta I. Così il suo astro iniziò a scendere.

Anna Bolena è l’esempio della potenza della seduzione: negandosi e qualche volta cedendo irretisce il re. Esaspera il suo narcisismo: perché dipendere dal Papa, perché non diventare lui stesso capo della Chiesa di Inghilterra? Enrico accecato da un’ambizione immensa diventa un tiranno crudele e impara la crudeltà. Chiunque si opponga al suo delirio, che il re sia anche papa, finisce ammazzato in maniera atroce. Il re fa uccidere anche Tommaso Moro, suo fraterno amico. Grazie a questa amicizia la pena che avrebbe dovuto essere  impiccagione, evirazione, squartamento e qualche altra cosa viene ridotta a decapitazione. Enrico VIII perde ogni senso dell’equilibrio diventa una belva. Annienta il suo stesso popolo. Fa ridurre in macerie i magnifici monasteri inglesi. Decapita i suoi stessi amici. Anna promette il paradiso, promette figli maschi, felicità e gloria. Esaminiamo lo schema della seduzione. È spiegato con chiarezza in un bizzarro libro, dal titolo Ingegneria della seduzione, di Massimo Taramasco. La seduzione funziona promettendo e negando. Ognuno ha un suo coefficiente di seduzione, che però non può superare o perde tutto. Grazie al suo gioco di concedere e non concedere, promettere e fare capricci Anna ha un coefficiente di seduzione alatissimo, causa addirittura uno scisma, l’allontanamento di persone amate, Caterina di Aragona e di sua figlia Maria, la morte di persone amate, in primis Tommaso Moro.  Nel momento in cui non mantiene le promesse, però, il suo coefficiente di seduzione crolla non a zero, ma sotto zero. Anna mette al mondo una figlia femmina. Seguiranno due aborti di feti maschi. Invece che nella gloria, il re è sommerso nello scontento, nelle rivolte  e nell’odio e anche nel ridicolo, perché Anna  è considerata una sgualdrinella alla corte inglese e, soprattutto, nelle corti straniere. Insopportabile per chiunque, ma soprattutto per una personalità narcisa. Quel narcisismo e quella crudeltà che Anna ha sfruttato e alimentato ora diventano una trappola per lei. Anna ha promesso la felicità ma si permette scene di gelosia, dopo aver messo al mondo una femmina e avere abortito due volte. Enrico la odia. Grazie proprio ad Anna, però Enrico è diventato un re estremamente crudele. La crudeltà è un’abitudine. Calpestare la giustizia è un’abitudine. Sottoporre innocenti a supplizi atroci è un’abitudine. Il cervello umano è basato sulle abitudini. Enrico si è abituato. Inoltre Caterina d’Aragona, la prima moglie, è morta. Enrico quindi è veramente di nuovo libero. Molti hanno dubbi sul matrimonio di Anna e considerano la sua bambina, Elisabetta, una bastarda. Ora il re potrebbe veramente sposare una donna con una matrimonio riconosciuto valido in tutte le corti europee, una donna che gli dia il figlio maschio. Il re si invaghisce di Jean Seamour. Per Anna, che fa isteriche scene di gelosia, è la fine. Thomas Cromwell, uomo di umili origini elevato addirittura al rango di conte di Essex viene incaricato dal re di risolvere il problema. Anna è scortese e sferzante con le sue damigelle: qualcuna disposta a dichiarare che è infedele si trova.  È sferzante anche con la moglie del fratello, di alta nobiltà mentre i Bolena sono di una nobiltà più bassa. L’astiosa cognata dichiarerà che si è congiunta col suo stesso fratello. Vengono accusati di essere suoi amanti personaggi non nobili, che possono essere torturati e quindi confessano per se stessi e accusano altri, e personaggi nobili tra cui il suo stesso fratello. Tutti saranno uccisi e alla fine morirà lei. Un’intera nazione allo sbando e in rivolta, trasformata in una teocrazia grazie a un bagno di sangue.

Uno dei pochi libri che racconta questa terrificante storia con tutta l’onestà necessaria è  L’ira del re è morte: Enrico VIII e lo scisma che divise il mondo, di Elisabetta Sala. In genere quando a essere  i perseguitati ingiustamente sono i cattolici, il concetto si perde un po’.Spesso è raccontata come una storia piccante, in realtà è una storia atroce. Sotto Enrico VIII i carnefici moltiplicarono il loro lavoro all’ennesima potenza. Quello per Anna Bolena fu il capriccio per cui fu versato il maggior quantitativo di sangue. Il termine amore è assolutamente errato. Chi ama non tortura e non uccide. Chi ama non causa scismi che distruggeranno il suo stesso popolo, perché l’amore per qualcuno diventa tenerezza per il mondo. E come nelle antiche leggende, chi ha risvegliato il mostro, ne rimane vittima. Pur di vincere Anna aveva insegnato a Enrico a non ascoltare mai né la pietà né la giustizia e fu condannata senza pietà per un tradimento che non aveva commesso dopo aver causato il supplizio di migliaia di innocenti.

Poche storie sono altrettanto atroci, altrettanto  piene di fango e dolore.

 

TagsAnna BolenascismaTudor.
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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