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Home›Generale›Siamo una cultura di morte.

Siamo una cultura di morte.

By Silvana De Mari
13 Agosto 2020
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Aborto a nascita parziale silvana de mari community

L’Italia sta morendo e sta morendo di denatalità. Ettore Gotti Tedeschi ha dimostrato in innumerevoli libri che le affermazioni dei Malthusiani, meno siamo meglio stiamo, perché la ricchezza è una torta e più sono le fette più piccola è la loro dimensione, sono una inenarrabile boiata, una delle tante boiate spacciate per scienza. Dove non nascono bambini la ricchezza non circola e non se ne produce più. In un paese che sta morendo di denatalità, con una media di 1,2 figli per madre, e che si avvia serenamente alla sostituzione etnica al massimo in due generazioni, si incoraggia l’aborto, e lo si incoraggia dicendo cose molto opinabili. Il ministro Speranza non è nuovo alle affermazioni veramente opinabili. Il simpatico fanciullo a febbraio aveva finanziato con denaro pubblico uno spot pubblicitario che affermava serenamente il falso: il coronavirus è poco infettivo, tutto questo dopo che la Gazzetta Ufficiale aveva già annunciato sei mesi di emergenza per influenza virale. Per inciso: a febbraio cosa è successo? Quanti morti ci sono stati che si sarebbero potuti evitare con una prudenza che in quel mese era assolutamente indispensabile, e non c’è stata, per essere poi imposta quando era non era solo inutile, ma dannosa. Quanti contagi ha causato lo spot del ministro Speranza e quanti di questi contagi sono stati mortali?

Lo stesso grazioso fanciullo in un incredibile tweet ha dichiarato che , la medicina basata sull’ evidenza afferma che la pillola RU è sicura. Fanno sempre tenerezza questi quieti zuzzerelloni che se ne escono con la incredibile affermazione che in medicina possano esiste un farmaco ormonale che blocca una funzione fisiologica, la gravidanza, senza effetti collaterali. Gli effetti collaterali della RU sono ricchi e vari, e includono anche la morte. Non è facile conoscerli perché la letteratura scientifica è molto avara, sembra volerli nascondere, ma chi cerca trova. Resta sempre valido il New England Journal of Medicine del primo dicembre 2005 dove in un editoriale Michael Greene, professore alla Harvard Medical School, affermava che  la morte per aborto con il metodo chimico (un caso su centomila) era dieci volte superiore a quella per aborto chirurgico effettuato nello stesso periodo della gravidanza, cioè fino alla settima settimana (0,1 su 100.000), e in un articolo interno di Marc Fischer, raccontava 4 casi di donne morte per infezione clostridium sordellii, a seguito di aborto chimico. I quattro casi sono tutti avvenuti in California, perché solo lì, a seguito della morte di un adolescente Holly Patterson nel 2003,  su insisntenza dei parenti, si sono fatte le autopsie alle donne misteriosamente morte dopo aborto chimico.

L’ ex presidente del Comitato di bioetica francese, il dottor  Didier Sicard ha perso una delle sue figlie per infezione da clostridio ed ha preteso sugli Annals of Pharmacotherapy e sul New England Journal of Medicine, che siano prescritti antibiotici insieme alla RU 486.

Come chirurgo posso affermare che la chirurgia è il fallimento della medicina. Si ricorre all’intervento chirurgico solo se non si riesce a curare quella malattia con mezzi medici. Appena sono arrivati ottimi farmaci per curare l’ulcera dello stomaco abbiamo smesso di operarla. Dove c’è un’alternativa medica, l’alternativa chirurgica semplicemente scompare Se l’aborto chimico fosse sicuro, l’aborto chirurgico sarebbe scomparso. L’aborto chimico non è sicuro: è semplicemente molto economico. E diventa ancora più economico se la donna lo fa a casa sua. L’aborto chimico è molto più rischioso di quello chirurgico, ed è molto più doloroso. Ma costa poco.

Per questo le notizie sono così poche, così difficili da trovare, le autopsie bisogna chiederle insistendo, esattamente come per i morti per covid.

L’aborto chimico consiste nell’assumere una pillola di antiprogesterone. Questa causa la morte del bimbo, che agonizza per due giorni nel corpo della madre che ne diventa il feretro. Per due giorni la donna vive sapendo che il suo bimbetto sta agonizzando dentro di lei. Questo processo può essere interrotto se la donna cambia idea, nella prime ore, somministrando progesterone, ma quasi nessuno si prende il disturbo di avvertire le donne di questa possibilità. Una seconda pillola causa l’espulsione del “materiale fetale”, che assona maledettamente a materiale fecale, e che finirà quasi sicuramente nel water, più difficilmente nell’umido, ma potrebbe finire anche nell’indifferenziato  se la piccola creatura, con gambe, braccia occhi e un cuoricino che non batte più resta attaccata all’assorbente e buttato via con quello. Il mondo diventerà un cimitero di minuscoli corpi, tutti siamo immersi in una cultura di morte. L’espulsione non è una mestruazione un pochino più violenta: fa un male porco. Dovete prendere il toradol. Pensate che  diventare per due giorni la bara di un bambino agonizzante sia indifferente per la vostra psiche? E se poi a casa hai l’emorragia, tranquilla, ti mandiamo l’ambulanza. E se l’ambulanza ritarda? Avete una qualche idea di quante volte l’ambulanza possa ritardare? Semplicemente se di ambulanza ce ne è una sola e sta già facendo qualche altra cosa, l’ambulanza non c’è. Vi hanno raccontato che la pillola abortiva è sicura? Serve che abortiate, perché la popolazione italiana deve diminuire ulteriormente. Solo così può essere garantita la necessità della sostituzione etnica. Non è un caso che tutti i paladini della sostituzione etnica, la signora Bonino, la signora Boldrini, siano paladini dell’aborto. Mi raccomando, abortite a casa, che costa meno, statevene due giorni piegate in due per il dolore sul pavimento di casa vostra a vomitare, è più comodo, così siete voi che dovete pulire. E finalmente tutto questo finisce quando si arriva all’espulsione della cosetta che se fosse rimasta dov’era sarebbe diventata il vostro bambino e vi avrebbe chiamato mamma, e qui arriva di nuovo la scelta della donna, perché la donna può e deve scegliere: lo butto nel water, nell’umido o nell’indifferenziato?

E tutto questo ve l’hanno venduto come una conquista e un diritto.

Nell’aborto chirurgico il bimbo muore nel giro di pochi minuti, non è costretto ad agonizzare due giorni. E tutto succede in anestesia, senza dolore, in ambiente sterile.

Siate ribelli, siate donne, donne, regine, mettete al mondo il vostro bambino, non diventate il sarcofago di un bimbo morto. Se il mondo non vuole vostro bambino, se in quel momento il vostro bambino problema per tutti, mandate all’inferno il mondo,

Siate ribelli. Siete figlie di una cultura di morte e voi scegliete la vita. Quando scoprite di essere incinte non potete più scegliere se essere madri o non essere madri. Siete già madri, e lo sarete per l’eternità. La scelta che voi avete è quella di essere la madre di un bambino vivo o la madre di un bambino morto. E se sceglierete di essere la madre di un bambino morto, il rimpianto potrebbe essere atroce. E dato che c’è questo rimpianto tutto questo non deve essere fatto con denaro pubblico. L’aborto è una scelta, che prima o poi spacca il cuore.

Non col mio denaro.

Esigo che nella dichiarazione dei redditi sia data la possibilità di non finanziare l’aborto. Non si può finanziare qualcosa che dà rimpianto e ferma un piccolo cuore.

 

TagsabortoclostridioRU 486
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