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Ippocrate non abita più qui

By Silvana De Mari
13 Giugno 2022
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Nel marzo 2020 il professor Cavanna, vestito da astronauta, ha visitato e guarito 300 persone malate di Covid, applicando un protocollo logico creato grazie all’esperienza maturata nell’epidemia di  SARS, molto simile per agente patogeno, e a intuizioni dettate dai risultati autoptici. Su 300 pazienti guariti ci sono state solo sei ospedalizzazioni, nessuno in rianimazione e nessun decesso. Noi abbiamo applicato il protocollo di Cavanna?  No. Abbiamo applicato il protocollo di Speranza che consigliava di somministrare paracetamolo che deprime il sistema immunitario e peggiora la situazione e di non dare un accidente di niente fino a quando la saturazione non avvertiva che c’era già un danno polmonare. Il protocollo di Speranza  sconsigliava in quanto inutili le vitamine e in particolare la D che, come ha dimostrato il professor Elia, diminuiscono la mortalità dell’80%. Tutte le volte che ho nominato il vero protocollo di cura, oppure ho solo accennato a uno dei suoi componenti, per esempio l’idrossiclorochina, la ma pagina face book è stata chiusa per un mese. Nel suo incredibile libro “Così guariremo”, immediatamente ritirato dal commercio, il ministro Roberto Speranza ha candidamente confessato di aver usato il denaro pubblico perché i media e i social si uniformassero alla sorprendente idea che  tachipirina e vigile attesa siano per una polmonite interstiziale una buona cura, un’ottima cura, l’unica accettabile, quella che deve essere imposta mediante un protocollo che la legge Gelli rende vincolante. La legge Gelli è uno dei doni del DDL Lorenzin, che ha reso ufficialmente l’Italia il laboratorio vaccinale dell’OMS e ha trasformato gli Ordini dei Medici nel braccio armato del Ministero della Salute e non più in ordini preposti alla difesa dei medici e dei pazienti.  La legge Gelli è una legge che deresponsabilizza i medici che ubbidiscono e incrimina gli altri. Il dottor Andrea Stramezzi ha curato e guarito più di 6000 persone, molte di persona senza timore del contagio, molti in telemedicina. Ha segnalato le linee terapeutiche anche all’estero, e ha seguito pazienti anche all’estero.  Il senatore Malan ha calcolato che se tutti i medici avessero fatto quanto ha fatto il dottor Stramezzi, i morti da covid sarebbero stati in totale 11000. Il dottor Stramezzi è sospeso dal cosiddetto Ordine dei medici per un anno. Ippocrate.org ha curato 60000 pazienti. Il suo protocollo è stato ed è applicato anche all’estero, salvando decine di migliaia di vite. Ippocrate è costantemente sotto attacco. I medici di Ippocrate sono inquisiti dai cosiddetti Ordini dei Medici, sono  stati trattati dai media come sciamani semianalfabeti. Sono stati ridicolizzati  per aver consigliato l’ivermectina, definito dai nostri media una medicina per i cavalli (in effetti cura anche loro), antiparassitario di uso sia umano che veterinario, rivelatosi provvidenziale per il coronavirus 19, attualmente il farmaco di prima scelta in Centroamerica, Sud America, India, di numerosi Stati statunitensi. È il farmaco somministrato alla Regina Elisabetta, rapidamente guarita dal covid. Il dottor Citro è sospeso, come me, come Meluzzi, come il dottor Fraiese che tutti ricorderemo per il suo straordinario intervento in Senato, come innumerevoli altri.  I medici non inoculati sono stati sospesi, gli infermieri pure, anche se erano guariti dal covid,  e sono sostituiti da medici e infermieri ucraini non inoculati. I nostri ospedali sono sguarniti perché il 10% dei medici e degli infermieri sono sospesi, quelli restanti sono spesso assenti per malattia, covid e altro, e ora sono sostituiti da persone che non conoscono l’italiano, cui non è stato nemmeno chiesto di superare l’esame di stato. Vorrei esprimere la mia disistima ai medici ucraini in servizio in Italia. Quando ci laureiamo in medicina incrociamo le dita e speriamo di non trovarci mai in un’epidemia o una guerra. Nel caso di epidemia o guerra, non si scappa, si resta  a fare il medico. La mia assoluta disistima ai medici che per paura del contagio non hanno curato, la mia assoluta disistima ai medici ucraini che hanno tagliato la corda da un paese in guerra per portare le terga al sicuro. Se qui bombardassero, io resterei al mio posto a suturare i feriti. Perché i medici italiani non inoculati non possono lavorare, ma possono essere sostituiti da medici ucraini non inoculati? Ha spiegato Primo Levi che quando è necessario spezzare le persone o i popoli, essere illogici è fondamentale. Lo scopo non è il contenimento di una malattia, ma il nostro totale asservimento anche nella gestione del nostro corpo. Hanno il diritto di scappare solo i medici  donne con figli, ma se sei un medico o un’infermiera con dei figli, in fuga dalla guerra, devi restare con i tuoi figli traumatizzati dal conflitto e dalla fuga, dispersi in un paese straniero, ventiquattr’ore su ventiquattro. Che i medici ucraini in Italia, quelli senza figli, tornino immediatamente nella loro nazione che ha bisogno di loro, quelli con i figli se ne stiano con i loro  bambini che hanno bisogno di loro. Quelli che tornano in Ucraina non ci vadano da soli, si portino dietro i medici italiani, portatevi Burioni, Bassetti, Crisanti, Pregliasco, visto che in Ucraina pochissimi sono inoculati, stanno tutti ammassati e non portano la mascherina. Se quello che questi medici ci hanno raccontato in televisione e sui social è vero, l’Ucraina dovrebbe essere decimata dal covid. I medici italiani così appassionati di prevenire il covid non sono ancora partiti per salvare l’Ucraina dal covid? Io quando avevo ancora l’ età per farlo, ero partita per l’Etiopia. La dottoressa Ballanzoni, altro medico che ha curato il covid attualmente sospesa, nel 2012 era in Kossovo, nel 2013 in Afganistan. Ai nostri virologi interessava salvare l’umanità dal terribile covid solo in Italia, all’estero non interessa? Certamente volete salvare l’umanità dal covid, quindi ora dimostrate il vostro valore e partite per l’Ucraina.

Alla parata del 2 giugno hanno sfilato i camici bianchi. Quali? Tra chi sono stati scelti? Tra chi ha eseguito gli ordini. I prescrittori di tachipirina e vigile attesa.  È giusto che li abbiano fatti sfilare. Hanno accettato di farsi inoculare farmaci sperimentali con scritto sui foglietti illustrativi che hanno effetti collaterali ignoti anche sulla genotossicità e concerogenicità. Grazie a loro questi farmaci sono stati inoculati a un’intera popolazione e anche a chi non li voleva, perché sono state rese quasi impossibili le esenzioni. Hanno permesso che i pazienti  agonizzassero soli, che morissero soli, senza nessuno che  tenesse loro la mano, perché non hanno trovato il tempo per far vestire i parenti con abiti di protezione e farli entrare nelle corsie, ma hanno trovato il tempo per le troupe televisive. Negli ospedali e negli ambulatori hanno permesso aggressioni verbali e burocratiche ai non vaccinati. Sono quelli che hanno messo su flebo di paracetamolo contro la febbre invece che curare la malattia. Sono quelli che hanno fatto entrare troupe televisive e telecamere nelle rianimazioni per riprendere un paziente intubato violando le più elementari regole dell’etica a favore della propaganda. Sono quelli che non hanno fiatato quando colleghi validi e infermieri validi, spesso i più validi, sono stati sospesi per aver rifiutato un arbitrio intollerabile, la violazione dei Diritti dell’uomo più elementari, la proprietà del proprio corpo, del trattato di Norimberga, Oviedo e Helsinki. Sono loro che hanno iniettato farmaci dubbi dopo aver preteso lo scudo penale, iniettandolo anche alla categorie, donne incinte, anziani, malati, non presenti nella sperimentazione, dopo aver fatto firmare un consenso che non era né libero né informato. I medici sfilano alla parata del 2 giugno perché la pandemia e la sua gestione sono stati entrambi eventi militari, in cui i medici hanno eseguito ordini senza porsi problemi e senza porsi domande come in un esercito. Non si sono posti domande su nulla, nemmeno sulla gestione dei numeri. I medici hanno accettato l’ordine arbitrario fino al ridicolo dei governanti di stabilire che la correlazione tra i danni da vaccino e il vaccino possa essere riconosciuta solo se i danni arrivano entro i primi 14 giorni. Camilla Canepa è morta al quindicesimo, e anche se stava già agonizzando da una decina di giorni la sua è stata considerata una morte accidentale. Quattordici giorni dalla vaccinazione sono  il termine entro il quale l’Aifa prende in considerazione una sospetta morte per un siero che ha scritto sul foglietto illustrativo “non si conoscono gli effetti a distanza”, mentre per attribuire un decesso a Covid (qualsiasi sia la causa di morte, infarto, cancro o altro) è sufficiente che vi sia stato un tampone positivo nei 28 giorni precedenti la morte. Dato che i cosiddetti tamponi hanno più del 70 % di falsi positivi, e che in Italia muoiono ogni giorno 1900-2000 persone, che i positivi per esempio degli ultimi 28 giorni sono circa 600000, statisticamente circa 20 morti con-Covid sono “inevitabili”, cioè morti di tutt’altro che diventano morti covid per motivi matematici (600mila/60milionix2000). Anche i dati scelti per stabilire l’efficacia dei vaccini sono buffi. Per valutare l’efficacia del vaccino non contano i contagi nei primi 14 giorni dalla somministrazione, durante i quali il vaccinato è tecnicamente ancora un “non vaccinato”. A questi aggiungiamo che ha fatto solo due dosi, tecnicamente considerati non vaccinati.  Quindi innumerevoli malati e morti covid vaccinati sono stati spacciati per morti e malati covid in non vaccinati gonfiando le statistiche.

I medici che hanno sfilato a Roma non si sono accorti nemmeno di questi numeri? Complimenti. Dei veri scienziati.

Il 27 luglio ricorderemo De Donno.

 

 

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Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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