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Home›Generale›San Remo e la banalizzazione del male.

San Remo e la banalizzazione del male.

By Silvana De Mari
2 Febbraio 2020
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sanremo

 

Difficile non essere complottisti guardando i programmi televisivi. Nei cinquant’anni della sua esistenza la televisione mondiale ha sempre spinto verso un progressivo instupidimento della popolazione. Il concetto è lo stesso che vale nel mondo economico: la moneta cattiva scaccia la moneta buona. La cattiva musica ha scacciato quella buona. Fino alla prima metà del Novecento tutti, anche gli analfabeti, ascoltavano la musica lirica ed apprezzavano la musica classica. Negli strampalati film sulla mafia italiana negli Stati Uniti, dove tutti parlano con accento siciliano anche se sono alla terza generazione, a fronte di un livello culturale da lombrico, tutti ascoltano musica lirica. Adesso la musica classica è diventata di nicchia; ovviamente è una nicchia sempre più piccola. Tutte le televisioni, veramente tutte, hanno festeggiato come una spettacolare vittoria della libertà umana la possibilità di dire le parolacce: era evidente a chiunque non fosse platealmente scemo, ma proprio scemo e qui si torna al lombrico, che non poteva che essere il sassolino che comincia la frana, una frana sempre più ciclopia e nauseante. La coscienza è un fenomeno interpersonale: questa astrusa frase ci spiega che la nostra coscienza cambia a seconda di chi abbiamo di fronte, a seconda di come e con chi ci stiamo relazionando. Persino noi fanciulle che, salvo eccezioni, siamo pochissimo interessate al calcio,  nel momento in cui ci troviamo nella stessa stanza con marito, figli, vicini di casa a guardare la Nazionale che fa goal ci riempiamo di entusiasmo. Le emozioni sono contagiose. Anche le psicosi sono contagiose: questa non è una battuta, è un’informazione che, grazie alla presenza di psicofarmaci, ci siamo fortunatamente persi, ma nel momento in cui ci troviamo di fronte persone con fortissimo disequilibrio mentale i più fragili rischiano di crollare. Denominata ufficialmente come “follia a due”, uno scompenso psicotico, vero o simulato, può destabilizzare molte persone, soprattutto se il mezzo televisivo la porta in tutte le case.  Imitare una psicosi è male. Il fatto che molti ragazzi cerchino rapper trasgressivi rende gravissimo che vengano portati nel salotto buono di San Remo. I ragazzi in un certo senso devono trasgredire, fa parte del processo per uscire dall’infanzia. Il rapper trasgressivo deve essere trasgressione, come è trasgressione la sigaretta o l’alccol. Se è il padre che offre la sigaretta o l’alcool, allora la trasgressione sarà la cannabis. Se il padre offre la cannabis, la trasgressione sarà l’eroina. Devonoesserci regole perché il ragazzo possa trasgredirle. Se tutto gli è permesso trasgredirà le stesse regole della vita, traversando in maniera ssurda, guidando ubriaco, morendo di over dose o per un selfie. Inoltre la trasgressione se la trova che già la va cercando, nel salotto buona viene imposta anche al bambino di otto anni, a chi non la voleva, imbarbarendolo. Il comportamento umano è basato sull’imitazione. Il fatto che l’arte sia al di sopra di ogni critica è una delle quiete idiozie che hanno libero mercato in un mondo dove la più elementare libertà di parola è normalmente violata. Per più elementare libertà di parola s’intende l’elementare diritto di dire verità ovvie, per esempio il fatto che un bambino ha bisogno di padre e madre nella libertaria America di Obama costava il posto di lavoro oppure dire che un tizio maschio è maschio e che resta maschio anche se per caso si sentisse femmina è un’altra affermazione che apre la porta alla strampalata ma micidiale accusa di transfobia. Spacciandola per arte invece si può sdoganare qualsiasi comportamento problematico, soprattutto se inneggia alla violenza becera, è anticristiano ed è antifamiglia. “L’arte è arte” è una di quelle frasi idiote e passe-partout dello stesso calibro  di  “Love is love.” Sono la negazione della logica, ma suonano benissimo. Il compianto Sir Roger Scruton nel suo libro “ La bellezza. Ragione ed esperienza estetica” spiega il valore ovvio della bellezza. Non sarà mai ripetuto abbastanza, che bello, giusto e vero sono valori associati. La ricerca sistematica della bruttezza è qualcosa di disumano; il famoso orinatoio di Duchamp esposto al Metropolitan Museum di New York è una negazione della bellezza e dell’etica, una spettacolare riproduzione della fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore” dove chiunque si rifiuti di vedere le inesistenti metafore fisiche e metafisiche contenute nell’oggetto viene accusato  di pochezza intellettuale. L’arte ha responsabilità profonde. Il sadismo è contagioso, l’imbecillità è contagiosa. L’arte dovrebbe essere libera. Arte libera vuol dire due cose: primo che nulla è vietato, quindi gradirei molto che il boicottaggio contro i miei libri voluto dal movimento LGBT ed esplicitato anche su Wikipedia terminasse, ma  arte libera vuol dire soprattutto che lo stato ( e quindi il partito)  non può fare mecenatismo . Nel momento in cui uno Stato decide cosa è arte e cosa non è arte finanziando quello che qualche oscuro burocrate ha deciso essere arte, tutta la libertà dell’arte è stata annientata. Dato che i comportamenti psicotici sono contagiosi e dato che la televisione ha un enorme carisma, sarebbe carino non presentare persone che hanno o simulano comportamenti con tratti  psicotici in televisione. Il signore che si fa chiamare Junior Cally nel raccontare la sua storia denuncia di essere stato perseguitato da una visione o forse un incubo, una creatura con il viso nascosto da una maschera, che è riuscito ad esorcizzare quando l’ha ricostruita sul proprio viso. Il Servizio pubblico nominando questo tizio giullare di corte  gli dà un’enorme potenza. Il cervello umano è basato sull’imitazione. I fragili imitano. Se verranno mostrati individui violenti come personaggi positivi, la gente imiterà. La gente non si dirà l’arte è arte. L’arte ha solo valenza artistica. L’arte non deve essere imitata.  Questi sono pensieri estremamente complessi che la persona fragile non riesce  a formulare. La televisione ha un enorme potere carismatico. L’ho visto in televisione: devo farlo anch’io. Lo hanno detto in televisione. Lo ripeterò anch’io. Ora la domanda è perché la televisione si sta impegnando con tutta questa buona volontà a imbarbarirci.  Trasmettere uno spettacolo scadente non costa meno caro che trasmettere uno spettacolo di buona qualità. Non vi fate illusioni. Non è un caso. Ci vogliono barbari e idioti. Non possiamo far nulla per evitare di pagare il canone e sovvenzionare questi geni. Grazie alle loro leggi, se non paghiamo il canone ci staccano la corrente elettrica. Possiamo però tenere la televisione spenta. All’inizio, i primi giorni può sembrare strano,  poi si recuperano una marea di ore di tempo libero, una marea di ore di sonno e soprattutto un senso di libertà profondo. Spegnere il televisore è come uscire da un’intossicazione. I primi giorni possono essere difficili, ma poi è una delle sensazioni più belle che possa esistere.  Ci hanno proposto Junior Cally alla televisione pubblica? Questo è il momento di spegnere il televisore ora e per sempre. Se c’è qualcosa che ci interessa, un talk show o un film, lo cercheremo poi su Internet, ma quel televisore spegniamolo. Quello che loro chiamano share, è il loro pane e salame, lo share deve crollare, deve crollare ovunque. Ci hanno lasciato poche armi, ma una di queste è la possibilità di spegnere il televisore. La seconda è il voto. Non sprechiamo nessuna di queste poche armi che ci hanno lasciato.   sanremo

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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