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Better vuol dire molte cose.

By Silvana De Mari
20 Dicembre 2020
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In un imbarazzante video in diretta del 24 novembre  con una spettacolare carica di umorismo involontario il presidente Conte è ripreso mentre scartoccia un regalo e con  credibile e verosimile sorpresa scopre che si tratta del libro Di Sua Santità Francesco Primo Vicario di Cristo in terra.  Prima c’è la sorpresa perché il  nostro ignorava la natura del presente e poi, quando lo scopre la gioia trilla e scintilla.

I doni del Papa sono come le letterine dei cinquenni: colgono di sorpresa e riempiono di gioia. Il titolo del tomo è “Let Us Dream: The Path to A Better Future“.Let Us Dream è la prima persona plurale dell’imperativo del verbo sognare:  “Sogniamo”. Potrebbe essere il titolo di una canzonetta di San Remo e lo vedrei bene anche come titolo di un libro di Barbara D’Urso, ma anche di Casalino. Non si capisce cosa accidente possa c’entrare con un Religione fondata sulla Croce che ha liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato una parola come sogniamo. Un cristiano non sogna, un cristiano arriva fino alla fine, combatte la buona battaglia e non perde la fede: un cristiano crede in Dio e combatte per lui che non la certezza che la battaglia è già vinta.  La speranza è una virtù teologale, della stessa potenza di fede e carità, da qui si deduce che la disperazione è un’arma del nemico. Dato che ogni cristiano 8vero) ha la speranza, cioè sa che ogni cosa è per la maggior gloria di Dio, che credere in Cristo gli ha dato il titolo di figlio di Dio e erede del regno il cristiano (vero) non sogna, sa che se terrà fede, potrà vedere Dio. . Il sottotitolo, “la via a un miglior futuro” ricorda troppo da vicino lo slogan dell’iperabortista  Biden “Build back Better” per essere un caso. Il better, meglio, va bene per i democratici statunitensi, per il Fondo monetario di Davos, che il meglio ce l’Hanno davanti e il meglio è il gran reset, religione, società famiglia, economia, piccole e medie imprese distrutte per un mondo digitalizzato. Per un (vero) cristiano) il meglio è alle spalle, 2000 anni fa, il meglio è Gesù Cristo, l’unico meglio possibile è l’imitazione di Cristo, il resto sono nella migliore delle ipotesi pagliacciate new age, nella più verosimile l’annuncio di una delle più micidiali  dittature dall’inizio dei tempi, dittatura che, come ogni dittatura degna di questo nome, si presenta con uno spettacolare battage pubblicitario, battage di cui questo libro è parte. La dittatura del better sogna un mondo senza confini, con un’unica religione, un’unica lingua, una popolazione non superiore ai mezzo miliardo di persone, così non disturbiamo il pianeta e sia Greta che la Pachamama saranno contente.

I nemici della dittatura sono i così detti populisti, sciagurati individui che credono che i popoli debbano essere liberi, gli ancora più sciagurati sovranisti, che hanno l’idea ancora più discutibile che un popolo debba essere sovrano sulla sua terra e che nessuno possa imprigionarlo in regole scritte da estranei , in obblighi imposti da fuori, e i proborder , questi i più cattivi di tutti, che sostengono che ogni popolo ha diritto alla sua terra, che la terra appartiene a chi la ama , la protegge, ha versato il suo sangue. E poi c’è la categoria che più si oppone a questo better: i costruttori dei muri, partendo dal presupposto che le pecore amano i muri e i lupi le odiano.

Nel libro, scritto dal ghost-writer Austen Ivereigh), Sua Santità Papa Francesco Primo Vicario di Cristo in terra aggredisce con violenza, il termine corretto è azzanna, ogni padre di famiglia che disperato, ha osato manifestare contro la distruzione de del futuro dei suoi figli e la dittatura. Chi ha osato manifestare contro il cosiddetto lockdown, vale a dire l’arresto ai domiciliari di massa per innocenti, hanno agito  . come se “le misure che i governi devono imporre per il bene della gente costituissero un attacco politico all’autonomia o alla libertà personale!”. Le misure sono un attacco alle libertà più elementari, e non fanno il bene della gente, le chiusure non stanno evitando una malattia che si gestirebbe curandola correttamente.

Il vicario di Cristo chiuso nel suo mondo di uomo ricco e contornato da servi, dove l’unico problema e dramma è quando non trovano il cavallino di Barbie, non è ovviamente in grado di capire l’orrore dei padri di famiglia di vedere il loro mondo annientato, l’orrore delle persone giovani di sapersi senza u futuro. : “Non le trovi mai, persone del genere, a protestare per la morte di George Floyd, o unirsi a una manifestazione perché ci sono baraccopoli dove i bambini non hanno acqua o istruzione”, sibila livido, carico di disprezzo. Forse, nell’ incredibile mondo dove vive, pensa che l’assassinio di un pregiudicato da parte di una pattuglia di polizia molto violenta, sia il problema del mondo. Qualcuno lo informi che le bambine cristiane sono state stuprate a morte a Mosul, che a Mosul i bambini cristiani sono stati bruciati vivi. L’enorme maggioranza di quesgli uomini e quelle donne che ha manifestato in piazza ha adottato bambini a distanza , sostiene con le proprie tasse l’inutile Unicef, nell’ipotesi, purtroppo sbagliata, che faccia qualcosa.

La risposta al libero la trovate nel Presepe che è in piazza San Pietro. Molti l’ hanno giudicato orrendo, degno del film Alien, blasfemo nella sua bruttezza. Moltissimi hanno notato che il pezzo migliore è la pecora.

L’aggettivo corretto è satanico. Il diavolo come sempre è nei dettagli, bisogna andare a cercarselo, ma c’è. Nel presepe è inserita una strana statuetta: un orrendo guerriero cornuto con un teschio sull’elmo.

L’imbarazzante manufatto è inquadrato  nel filmato dell’inaugurazione al minuto 18,40.

La bruttezza respingente del presepe alieno ridicolizza la Natività, offende i fedeli e la loro fede autentica e semlice e sta anche facendo crollare la reputazione della ceramica artistica italiana negli USA, un’altro dono di Francesco all’Italia.

Il Nemico è dentro le porte.

 

Tagsconte bergoglioguerriero cornuto col teschiopresepio
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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