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Gli otto peccati capitali della nostra civiltà

By Silvana De Mari
26 Marzo 2018
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peccati capitali silvana de mari community

Ha spiegato Konrad Lorenz, in Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, che una civiltà è come un ecosistema. Quando si sopprime qualcosa in un ecosistema, qualcosa che sembrava inutile o irrazionale o dannoso, si possono ottenere catastrofi assolutamente inaspettate, completamente involontarie e deliziosamente irreversibili. Una civiltà è come un arazzo: si taglia in un punto un filo e mezzo arazzo si disfa.

Come diceva la buonanima di Chesterton, prima di tirare giù una palizzata, poniti il problema del perché è stata costruita. Forse è vero che ormai è inutile, ma potrebbe anche non esserlo, quindi questa domanda fattela, e comincia a dirti subito che se l’unica risposta che ti viene in mente è che tu sei sicuramente molto più intelligente dei tuoi antenati che erano cretini, quella risposta è sbagliata.

Una civiltà si è formata nell’arco di secoli e tutti i tasselli hanno un senso.

Con questo non voglio dire che le società devono restare immobili e sempre identiche a se stesse, altrimenti abbiamo le terrificanti civiltà circolare dove tutti fanno sempre le stesse cose. L’operazione, però, fatta con l’Illuminismo prima e con il ’68 poi – ovvero di denigrare e rinnegare la religiosità, il mito, il rito, senza nemmeno chiedersi per quale necessità siano nati, quali erano tutti i loro significati e vantaggi, senza nemmeno avere un dubbio che un significato e un vantaggio da qualche parte ci fossero – è stata un suicidio. Faccio u discorso assolutamente laico, che ha valore anche per i non credenti.

Un esempio a caso: abbiamo perso, rinnegata come sciocchezza, come sudditanza becera all’autorità, la ripetizione delle preghiere a memoria. Queste preghiere venivano ripetute in parte in italiano, ed era un italiano alto, in parte addirittura in latino, anche da persone di strati sociali bassi. Parlando da un punto di vista puramente laico, i vantaggi erano: allenamento della memoria, uso di un linguaggio alto: se cinquant’anni fa, nei quartieri meno abbienti di Napoli, mi capitava di chiedere un’informazione, mi rispondevano in un italiano decoroso.

Un italiano che aveva dei napoletanismi, che a loro volta sono degli spagnolismi, l’uso dell’ausiliare avere dove in italiano si usa l’essere, la preposizione «a» prima del complemento oggetto in alcune costruzioni, ma era comunque un italiano ben comprensibile. Il fatto di usare almeno un quarto d’ora al giorno l’italiano alto delle preghiere impediva l’imbarbarimento completo del linguaggio, esattamente come fare almeno quindici minuti al giorno di passeggiata impedisce l’atrofia dei muscoli. Quando si imparano due lingue diverse in età precoce l’apprendimento è facilitato. Il fatto di sentire dei fonemi anche in latino aumenta le capacità cognitive delle aree cerebrali destinate al linguaggio.

La ripetizione di una preghiera ha effetti enormi sull’equilibrio mentale. Se la si pronuncia a voce alta l’espirazione prolungata permette al cuore di andare in uno stato molto benefico chiamato coerenza cardiaca. Avendo perso l’uso delle preghiere occidentali molte persone devono ricorrere alla ripetizione di mantra indiani, giapponesi, tibetani o hawaiani. L’efficacia dei mantra è stata studiata mediante l’elettroencefalogramma.

Nello stato normale le onde cerebrali hanno un ritmo di tredici cicli al secondo e sono chiamate onde beta. Quando la mente raggiunge uno stato di calma vigile, invece, le onde cerebrali rallentano con ritmo di otto cicli al secondoe vengono chiamate onde alfa. Durante la ripetizione le onde alfa rallentano il ritmo fino a quattro cicli al secondo trasformandosi nelle onde theta. Con la ripetizione continua, concentrata, le onde rallentano ulteriormente generando le onde delta che hanno un ritmo di un ciclo al secondo.

“Il mantra” è molto più efficace se pronunciato in una lingua che ci appartiene e se è lo stesso che pronunciavano i nostri antenati. Dire il rosario era piacevole, un piacere basato sull’equilibrio delle onde cerebrali e sulla produzione di endorfine mentre il cuore batte in coerenza cardiaca. Il rosario è una serie di preghiere dove si alternano le parole padre e madre, spesso recitate in coro, da diverse persone che pregava in gruppo.

Endorfine e serotonina insieme. Una volta che endorfine e serotonina non le ho più, devo sostituirle con eroina ed ecstasy. Senza preghiere, senza rito condiviso, senza nulla di tutto questo ci restano solo ansiolitici e antidepressivi, venduti su internet sotto costo e somministrati a persone sempre più giovani.

La nostra filosofia è tristissima e disperata. Quando tutte le mattine passava il carretto dei monatti a raccattare i defunti, i filosofi erano meno disperati di quelli attuali, dispersi in centri commerciali e orripilanti mostre di arte postmoderna.

L’arte contemporanea è un’arte tristissima e disperata, e brutta come mai lo è stata: quasi sempre si spaccia per arte un qualche grafismo che esprima l’idea politica dell’autore.

E siamo pieni di narrazioni tremende fatte di morte e di morti.

Non c’è mai stata nessun’altra epoca dove si è parlato così tanto di suicidio  e dove il suicidio è così praticato. Di tutti i tipi: spontaneo e assistito.

Non c’è mai stata nessun’altra epoca che abbia avuto paura che la vita possa essere distrutta e finire.

La parola apocalisse, che in realtà vuol dire rivelazione, non catastrofe, accompagna e scandisce il nostro quotidiano,

Diventare post cristiani vuol dire che abbiamo annientato i nostri neuro trasmettitori e moltiplicato la depressione: aumentata in effetti del 1200% negli ultimi 60 anni : questo se siamo non credenti. Se siamo credenti invece vuol dire che abbiamo buttato via il posto di figlio di Dio per diventare un bambino di più all’ orfanotrofio.  Siamo in tempo a tornare indietro.

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Carlo Amedeo Giovanardi

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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