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Home›Generale›Lapide e testamento.

Lapide e testamento.

By Silvana De Mari
24 Gennaio 2019
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Lapide e testamento silvana de mari community

Parliamo di nuovo di morte, che è comunque un argomento interessante.

Divertente forse no, ma interessante sì. Interessa tutti.

Ricordiamoci di fare testamento. E‘ molto importante.

Primo: quello che abbiamo lasciamolo in maniera chiara, così evitiamo risse, ma in realtà quando due fratelli fanno la rissa perché uno ritiene che a un altro sui stato lasciato più, se qualcuno ritiene di essere vittima di un’ingiustizia, il problema potrebbe essere un altro. Le risse da eredità spesso sono assolutamente irragionevoli: intere proprietà restano inutilizzabili per tutti e per sempre, vanno lentamente ( o rapidamente) in rovina perché la rissa tra gli eredi ha paralizzato tutti. L’erede diventa “il perdente radicale”, colui che preferisce danneggiare, e molto, anche se stesso, pur di non favorire gli altri, pur di saldare i conti. Quando questo succede è perché qualcuno si è sentito meno amato da bambino. Questo è brutto da dirsi, ma è la verità: non sempre i figli sono amati tutti nella stessa misura. A volte un genitore preferisce un figlio. Succede. È nella natura umana. Uno dei bambini somiglia all’amato fratello e una delle bambine somiglia all’odiata suocera. Un bambino è nato in un momento di gioia e uno in un momento di lutto. Il terribile libro “Pel di carota” di Renard e metà delle fiabe parlano del figlio meno amato. Quindi, se succede, un’attenzione tripla perché non si noti mai, perché mai possa essere evidenziato, e soprattutto usiamo il testamento per compensare l’ingiustizia. Il testamento è la nostra ultima occasione, non sprechiamola: dobbiamo dire al figlio forse un po’ amato quanto sia stato un onore essere il suo genitore.  La rissa per l’eredità scoppia   se uno dei figli ha avuto paura di essere stato meno amato dell’altro. Oppure ha saputo di essere stato meno amato. Da bambino. Quella è l’ingiustizia che poi viene camuffata nella rissa per le cose.

Nel nostro testamento dobbiamo lasciare delle informazioni chiare su come vogliamo il funerale.

Non ce ne importa niente di come sarà il nostro funerale, tanto ormai saremo orti? Non importa. Fingiamo che per noi sia importante e lasciamo istruzioni chiare e dettagliate. Vorrei il Confutatis di Verdi o il Lacrimosa di Mozart ( al mio funerale, per favore questi due brani), vorrei ortensie bianche e edera. Anche se non ce ne importa niente, scriviamolo. Ci importa, perché se lasciamo istruzioni chiare tipo: vorrei dei fiori bianchi e dell’edera sulla bara, coloro che restano si devono preoccupare di procurarsi dei fiori bianchi e l’edera, staranno un pochino meno male. Hanno compiti possibili da realizzare e si leveranno dall’ impotenza di non poter fermare la morte. E’ una forma di cortesia.

E poi nel testamento ricordiamoci di dire, a tutti coloro che abbiamo amato, quanto li abbiamo amati.

Diciamoglielo per scritto, che possa essere conservato, messo in tasca, messo nel portafoglio. Quanto siamo stati fieri di essere stati il loro …. genitore, nonno, sorella, fratello, quello che siamo stati, zia, cugino di terzo grado, oppure amico, amica. Se abbiamo commesso l’ingiustizia di non amare tutti i nostri figli allo stesso mondo, il testamento ci permette di riparare, .

Lasciamo un testamento scritto, cominciamo a prepararlo subito. Il nostro testamento deve essere pieno di amore per la vita.

Ed è questa la cosa fondamentale che noi lasciamo in eredità a coloro che ci hanno amato.

E ci sopravvivono.

E ora parliamo sempre di morte e parliamo di lapidi.

Mio suocero è stato allevato da due uomini.

Due uomini assolutamente per bene e che lo hanno amato moltissimo.

Uno era suo padre, l’altro era il fratello, molto maggiore, molto più vecchio di lui: una quindicina di anni di più. Senza la mamma, che è morta mettendolo al mondo.

E questi due uomini lo hanno amato moltissimo, lo hanno accudito meglio che potevano.

Ma la perdita della mamma è stata una ferita aperta.

Lui me ne ha parlato una sola volta, raccontandomi come, per lui, fosse così importante la domenica, quando, finalmente, andavano a messa e, dopo essere andati a messa, il babbo li portava al cimitero e lui poteva mettere la manina sulla lapide della mamma.

La sua mamma era esistita, aveva avuto un nome, che lui conosceva. La sua casa conteneva le sue fotografie, i suoi scialli, che non erano stati dati via e in cui lui metteva il viso, e soprattutto c’era la sua tomba e la sua lapide al cimitero dove lui poteva posare la manina.

La fisicità della mamma.

La mamma era lì.

Lui aveva avuto una mamma.

La sera, prima di andare a letto, il babbo gli raccontava, non una fiaba, non gli leggeva niente, all’epoca non usava, ma gli raccontava una piccola storia riguardante la mamma, un piccolo aneddoto.

Spesso erano cose proprio banali : Eravamo andati a comprare delle tazzine ed ha comprato una brocca azzurra che le piaceva tanto. Le piaceva il sedano e faceva l’insalata di sedano. Tutti tasselli minuscoli attraverso i quali un’ombra diventava una persona.

Qualche volta erano meno banali e non erano proprio tutte così assolutamente vere.

Una volta andò nel bosco ed allora ha preso l’acqua da una fonte per una vecchina e la vecchina è stata molto grata. È in tutte le fiabe, probabilmente inventato, ma non importa.

Ma per lui era assolutamente importante posare la manina su quella lapide.

Coloro che cancellano un genitore, i sindaci che scrivono, “nato da due madri”, “nato da due padri”, stanno impedendo anche che un’ombra esista, stanno condannando alla perdita di identità.

E, se è morto qualcuno che il bambino ha amato, o qualcuno che non ha avuto il tempo di amare, ma che avrebbe amato così tanto, come la mamma morta di parto che abbia una lapide dove portare fiori. E la stessa cortesia che sia fatta a tutti.

Prima di chiedere di essere cremati e le ceneri sperse da qualche parte, siamo sicuri che non ci sia nessuno al mondo che voglia posare la mano sulla nostra lapide? Che ne avrebbe consolazione?

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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