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Valori

By Silvana De Mari
30 Luglio 2021
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Il 17 luglio a Venezia, presentando il libro Mors tua vita mea, si è alzata la voce forte e limpida di monsignor Viganò, per spiegare che ciò che indica la decadenza di un impero è il tradimento degli ideali che lo hanno reso grande, la perversione dell’autorità, la corruzione del potere, la rassegnazione del popolo. Mai come in quest’epoca possiamo constatare che il destino del mondo intero, in particolare dell’Europa e delle nazioni occidentali, è irrimediabilmente segnato da tutti questi elementi, che preludono ineluttabilmente alla sua caduta e alla sua rovina. Dove si perdono i valori, dove c’è il tradimento degli ideali, tutto si corrompe. La cancel culture, la cultura o meglio la sottocultura che vuole annientare tutto ciò che l’ha preceduta in realtà è cominciata con l’Illuminismo, il marxismo e il suo gemello eterozigote il nazismo,  e il ’68, tutti cancel culture. La civiltà europea è stata straordinaria  perché era cristiana, perché ha fuso l’aria, l’accia, la terra e il fuoco, la spiritualità biblico evangelica, la filosofia greca, il diritto romano e la potenza e la violenza dei barbari. È questa violenza che, come intuiscono Claude Levi Strauss e Benedetto Croce, protegge il cristianesimo europeo e gli permette di sopravvivere, contrariamente al cristianesimo medio orientale e a quello nordafricano, più civili e carini rispetto al nostro, che però non hanno retto allo scontro. Noi abbiamo retto perché abbiamo interiorizzato la violenza dei romani e quella, apocalittica , dei barbari. Lo scontro con l’islam, come ogni scontro, ci ha ulteriormente imbarbarito. La guerra è una drammatica forma di intimità. Ci siamo scambiati abitudini con i nostri amici. Abbiamo imparato a bere il caffè e abbiamo anche imparato le regole del delitto d’onore, che infatti imperversano nelle terre ritornate cristiane dopo essere state islamiche, e che mai avrebbe dovuto esistere dopo che Cristo aveva graziato l’adultera. Siamo stati una civiltà spirituale, duttile, pragmatica e violenta. Abbiamo torturato, ma solo noi abbiamo osato affermare che torturare sia sempre sbagliato. Nei nostri primi 17 secoli di storia abbiamo ucciso, e molto, ma meno degli altri, se calcoliamo i numeri e le percentuali. Dopo che abbiamo smesso di essere cristiani nelle due orrende religioni atee i morti si sono contati a cataste e non più a unità. Abbiamo avuto schiavi, ma solo noi abbiamo osato affermare che la schiavitù era sbagliata e solo noi abbiamo osato annientarla. Abbiamo costruito chiese di una magnificenza struggente che dopo aver attraversato i secoli vengono ora abbattute per far posto a parcheggi e garage. Ogni parte della nostra storia, la nostra cultura, della nostra arte e ovviamente la nostra religione può essere derisa. Quando guardiamo l’arte postmoderna, orinatoi, strisce e puntini e la mettiamo di fianco a Caravaggio o Giotto è evidente che c’è un intento caricaturale. Se ascoltiamo Bach o Mozart o anche le musiche più popolari come la tarantella e poi le paragoniamo a Fedez o a Sfera e Basta, è evidente che c’è un intento caricaturale. La caricatura è una deformazione. Tutta la nostra arte e la nostra cultura si sta deformando da quando ha perso il contatto con Dio. Tutto ha cominciato a deformarsi dopo l’ Illuminismo, che non è stato un’esplosione di luce, è stato un fenomeno di cancel culture con un grandioso marketing. Le enciclopedie esistevano già, ne esistevano tre, tutte scritte da abati, quando compare quella di Diderot e D’Albert.  La scienza a la tecnica procedevano a passi da gigante da 12 secoli, da quando San Benedetto aveva cominciato con una fatica enorme e magnifica a rifondare l’agricoltura, costruire ponti e a salvare la cultura precedente, fatica  senza la quali avremmo dovuto ricominciare da zero, senza la quale la cultura sarebbe stata certamente cancellata come i fautori della cancel culture si auspicano e saremmo sprofondati alla preistoria. Dopo il Illuminismo cominciato un processo lento di odio alla propria storia e la propria cultura, di sradicamento e imbruttimento, che a un certo punto è sfociato nell’orrore delle due terrificanti religioni atee del XX secolo, il comunismo sovietico e nazismo tedesco che non sono stati movimenti politici bensì movimenti religiosi, esattamente come movimento religioso sono le ultime religioni: ecologismo, l’affarismo, omosessualismo, dogma del cambiamento climatico imposto come realtà scientifica,  dittatura sanitaria imposta come soluzione medica. Ci siamo arrivati dopo un secondo scossone che è stato il ’68, anche questo esplosione di odio al proprio passato e alla propria storia, presunzione di anatroccoli arroganti di essere in grado di stare in piedi senza i loro  padri e di essere più capaci di loro. Il ‘68 è stato in realtà non un fenomeno ma un epifenomeno. È stato cioè la conseguenza dell’evento storico che lo immediatamente preceduto vale a dire il Concilio Vaticano Secondo, e la sua conseguenza più immediata, la modificazione della Santa Messa. Come giustamente aveva spiegato Lutero se si modifica la liturgia si modifica tutto una religione. E come giustamente hanno affermato Levi Strauss e Croce, se si modifica una religione, un culto, sui modifica tutta la cultura che su quel culto è fondata.  Il fatto che in questo momento il Vaticano stia proibendo, ma il termine corretto è azzannando, la Messa di sempre, quella comprensibile a tutte le latitudini, quella che ha attraversato i secoli, la Messa che è impropriamente detta in latino fingendo quindi che la lingua sia l’ unica differenza con quell’attuale. Tutta questa animosità dimostra che le due Messe sono completamente diverse e celebrare l’una o l’altra,  la prima che ha al centro Dio, la seconda che ha al centro l’uomo e che a Dio volta letteralmente le spalle, modifica il cattolicesimo, rendendolo opinabile e  porzionabile, distruggendo cioè il principio che la verità è una, che una sola strada porta a Dio. Il fatto che non si legga più il Vangelo di San Giovanni ha fatto sì che tutti dimenticassimo che solo credendo in Cristo siamo figli di Dio. Abbiamo perso Dio di conseguenza abbiamo perso  verità bellezza e giustizia.

Abbiamo perso la verità, che non più una, e la verità non può essere plurima. Abbiamo perso la logica aristotelica e tomistica, uccisa da Hegel che ci spiega che il pensiero vince sua realtà: se un uomo si sente donna deve essere considerata una donna, e deve poter portare pene e testicoli all’interno di una uno spogliatoio femminile. Nel nasce tutta la dissociazione della realtà che ci spinge verso la bruttezza, alla perdita delle libertà più elementari, inclusa quella di non farsi inoculare un siero in fase sperimentale, che, come stanno dimostrando sempre più studi, sembra che  i vaccini anti Covid stimolino la produzione di anticorpi teoricamente antispike, che  si legano ad una proteina presente sulla superfice delle piastrine, denominata fattore piastrinico 4. (PF4), questo scatena l’aggregazione piastrinica e la formazione dei trombi con conseguente piastrinopenia ed emorragia. Un cultura che in nome della libertà totale, del vietato vietare ha annientato la religione, non ha nemmeno sconsigliato la promiscuità sessuale quando AIDS mieteva vittime, ora distrugge la libertà di andare in Chiesa, di lavorare, di abbracciare gli amici di sposarsi invitando più di 8 persone, perché in occasione di una festa di matrimonio lo stesso virus che evidentemente non circola ai Pride e quando muore Maradona, può diventare devastante, renda obbligatorio un farmaco dubbio dal punto di vista etico, essendo state utilizzate cellule di feto abortito, e pericoloso dal punto di vista trombotico sembra paradossale, ma è l’ovvia conseguenza.

Persi i valori, si perde tutto: il diritto alla libertà di movimento, alla scuola, al lavoro, alla sanità, ma soprattutto, persi i valori, si alzerà il vento e ci porterà via. Ritroviamo quei valori subito.

 

TagsMors tua vita mea. Monsignor Viganò
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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