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Home›Generale›Chi va al mulino si infarina.

Chi va al mulino si infarina.

By Silvana De Mari
1 Agosto 2023
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In effetti è oggettivamente impossibile andare al mulino e uscirne completamente puliti. E anche oggettivamente difficile restare immersi in un’ideologia senza essere contagiati. Ci sono in particolare due situazioni in cui siamo particolarmente disarmati. La prima consiste nella comunicazione per immagini: sono decodificate dall’emisfero di destra, entrano direttamente nel nostro subconscio, soprattutto se l’immagine si accompagna a musica e a un testo. Video musicali, film, serie televisive entrano direttamente nel nostro inconscio. Il fenomeno è più grave se siamo giovani, ingenui e disarmati. Impossibile non interiorizzare che tutti i gay sono buoni e santi, tutti i credenti sono malvagi e ipocriti, tutti i neri sono eroi, tutti i bianchi vigliacchi. La maggioranza dei video musicali inneggia sistematicamente al satanismo, alla tossicodipendenza, alla promiscuità sessuale e a qualche altra porcata, difficile che gli adolescenti che li guardano non ne siano sfiorati. Il secondo campo dove non abbiamo difesa è quando le informazioni ci vengono dall’alto, non da parigrado: vale a dire nella scuola. Nel suo magnifico libro finalmente tradotto in italiano  “Propaganda”  il filosofo francese Ellul spiega come la scuola sia il più formidabile mezzo di indottrinamento, nettamente superiore addirittura alla televisione. Uno studente trova scritto sugli stessi libri, con gli stessi caratteri, informazioni vere e informazioni assurde. L’acqua è costituita da idrogeno ossigeno, vero , il genere e sesso biologico sono cose diverse, falso. Un popolo con altissimo tasso di disoccupazione ha bisogno di un’immigrazione selvaggia di popolazioni di costumi lingua e soprattutto religioni diverse se non ostili, non assimilabili e questo sarà una magnifica festa. Se usi la Panda diesel sei un assassino del clima del pianeta mente il proprietario di Amazon fa viaggi nello spazio e in Ucraina esplodono bombe molto green pagate da noi. La scuola è sempre stata una possibilità di indottrinamento micidiale. Nel secondo dopoguerra, quando ero bambina, nell’Europa che aveva subito il totalitarismo nazifascista, ormai defunto, e aveva di fronte il totalitarismo sovietico vivo e in ottima salute, c’era una notevole attenzione a non ricadere nel disastro. I programmi erano rigidamente stabiliti in identici tutte le scuole, così che un alunno potesse trasferirsi da una città all’altra senza disastri, ed era opinione comune che un buon insegnante fosse quello di cui era impossibile indovinare le idee politiche, perché aveva la cortesia di tenersele per se. La sinistra ha spazzato via l’ ingenua e lodevole pretesa di oggettività della scuola. La scuola però almeno all’inizio limitò il suo potere micidiale di indottrinamento alle lezioni di letteratura, storia e filosofia soprattutto nei licei. Per il resto si poteva campare, la scuola era concentrata a insegnarci le tabelline, le poesie di Pascoli, la storia e la geografia, dalle province del Piemonte alla capitale dell’Afganistan. Conoscevamo l’ imperfetto e il trapassato remoto, azzeccavamo congiuntivi e condizionali. Sapevamo fare le divisioni a due cifre e calcolare l’area di stranissimi poligoni irregolari. Alle elementari, a Trieste, negli anni 50, facevamo educazione civica. Ci insegnavano a non buttare mai cartacce per strada, che era un crimine sporcare le cose pubbliche o anche semplicemente le cose altrui, per esempio scrivere sui muri, che è obbligatorio rifarsi il letto e sparecchiarsi il piatto, perché anche a casa nostra doveva esserci il rispetto per gli altri. Ci portavano una volta l’anno in Comune a parlare col sindaco e ci spiegavo il concetto delle elezioni: eravamo molto fieri di vivere in una democrazia. Poi è arrivato il ’68 ed è stato un disastro. Le progressive riforme scolastiche, ne trovate un’ottima descrizione nel libro Il danno scolastico di Mastrocola e Ricolfi, hanno progressivamente appiattito la parte cognitiva. Ogni volta che noi impariamo qualcosa di nuovo, fabbrichiamo sinapsi e aumentiamo la nostra capacità di comprendere la realtà e risolvere problemi. I poteri assoluti regnano meglio su popoli scemi. Il dramma descritto da Mastrocola e Ricolfi è un danno neurologico: non si sono formate le sinapsi. Negli ultimi tre anni il tutto è peggiorato. In tre anni di cosiddetta pandemia la società è stata trasformata in un laboratorio di straordinaria obbedienza e lo stesso è successo alla scuola, che è semplicemente stata abolita per essere sostituita da una didattica a distanza, che ha fornito una scolarizzazione ancora più mediocre, con un nuovo di tipo di danno neurologico conosciuto sotto il nome di demenza digitale. Il nostro cervello ha bisogno di scrivere in corsivo e di leggere sfogliando pagine, altrimenti rischia di perdere potenzialità creative, ha bisogno di imparare a memoria date, poesie e tabelline, o non apprende i sistemi di memorizzazione. Chi ha un quaderno in mano quando si annoia fa un disegno o scrive una poesia. Chi è davanti a uno schermo se si annoia va su Netflix o You porn e insegna al suo cervello a diventare dipendente. È ricomparsa educazione civica, in tutto l’iter scolastico ed è una materia terribile che non insegna, come dovrebbe, i primi rudimenti di diritto. Stabilita dalla legge 92 del 2019 coincide con l’agenda 20 30 e tutti i libri di testo sono intitolati all’agenda 20 30, vale a dire dal progetto elaborato a Davos di un popolo senza nulla, senza diritti, di sesso indistinto, continuamente ricattabile con la moneta elettronica e con il pass di turno. Dalle ideologie somministrate a scuola è difficile uscire indenni, come per la farina nei mulini. Le scuole pubbliche esigono lezioni di educazione civica, uno spumeggiante numero di vaccinazioni, possibili carriere alias e questo è motivo per cui molti genitori preferiscono le scuole parentali. I loro figli dovranno assumersi il compito di dare l’esame finale, ma arriveranno liberi dall’agenda 20 30 e capaci di fronteggiarla, perché è un nuovo totalitarismo. Sempre più genitori si rivolgono quindi alle scuole parentali. La più famosa scuola parentale in presenza è quella di Don Stefano Bimbi a Staggia di Siena, un esperimento magnifico creato anni fa che serve anche a insegnare come fare una scuola parentale. la Scuola San Benedetto di Maria Chiara Nordio, invece insegna ai genitori, attraverso il computer, a diventare gli insegnanti loro bambini. Il bambino non è davanti lo schermo come nella didattica a distanza. L’attività della maestra Nordio inizia nel 2014 tramite la realizzazione di pedagogie inclusive per gli alunni con autismo, come suo figlio Luca che ora ha 16 anni, e la richiesta di fornire alle scuole programmi e supporto di inclusione che comprendessero la formazione del personale docente e scolastico, nonché degli alunni neuro-tipici e dei loro genitori. La maestra Maria Chiara oggi, svolge un tutoraggio online quotidiano ai genitori (o gruppi di genitori organizzati) che somministrano poi direttamente le lezioni ai propri figli tramite le istruzioni inviate dalla scuola. La lezione quotidiana si completa nelle quattro ore del mattino per quattro giorni alla settimana senza prevedere ulteriori compiti pomeridiani, eppure la preparazione è formidabile: posso testimoniarlo perché ho visto i quaderni. Questi bambini consumano quaderni su quaderni, addestrandosi a scrivere molto e in corsivo. Le didattiche sono quelle impiegate in Italia fra gli anni ‘50 e ‘60 proprio perché sono semplici, logiche, e di facile comprensione per tutti gli alunni, compresi quelli con bisogni educativi speciali. Il supporto nasce nel 2017 per rispondere alla richiesta dei genitori che intendono avvalersi dell’istruzione parentale, secondo l’art. 30 della Costituzione Italiana, per assolvere direttamente all’obbligo di istruzione.. Il punto di forza della maestra Maria Chiara è il filo quotidiano diretto con tutti i genitori/maestri che hanno necessità di supporto speciale per i loro figli/alunni con BES, DSA ed autismo, fornendo loro una consulenza anche nella formazione dell’insegnante di sostegno. In quinta classe la maestra introduce alcuni rudimenti della lingua latina utile per i futuri studi scientifici o giuridici. La didattica con sussidi “vintage” si avvale di un metodo di lavoro basato sulla cura di tutti i materiali, riproponendo poesie, cornicette, scrittura in corsivo e disegni eseguiti esclusivamente a mano libera, perché il cervello crei le sinapsi necessarie per essere liberi.

Tagsdon Stefano Bimbiscuola Nordio
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