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Boat people

By Silvana De Mari
9 Luglio 2018
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Boat people Silvana De Mari Community

I naufraghi si dividono in due categorie.

Il naufrago accidentale, il quale si è messo in mare su un natante che il mare poteva tenerlo. A un certo punto   è successo appunto l’accidente: incontro con Moby Dick, incontro con onda anomala, incontro con iceberg, incontro con scoglio,  guasto al motore, altro, e il naufrago accidentale è diventato naufrago.

Il naufrago intenzionale si è messo in mare su un natante non in grado di tenere il mare. Il naufragio è una sua intenzione. Le persone che si mettono in mare su natanti che non possono tenere il mare, affidandosi quindi alla Provvidenza e alla benevolenza altrui, si dividono in due categorie. La prima categoria comprende le persone disperate che fuggono da situazioni tragiche, come guerre, persecuzioni, regimi comunisti: i boat people in fuga dal Viet Nam sono l’episodio più tristemente e tragicamente famoso. Migliaia e migliaia di vietnamiti si sono buttati in mare su barconi e senza viveri con la sola speranza di essere raccolti. La marina italiana, benché dall’altra parte del mondo,  e contro il parere del PCI, mandò l’Andrea Doria e altre due navi in salvataggio perché l’unica speranza di sopravvivenza di queste persone era incrociare una nave e moltissimi non l’ha incrociata. Le caratteristiche  dei naufraghi dei veri boat people sono queste:

  • Arrivano dall’inferno, da nazioni mostruose che hanno fatto sembrare il compagno Stalin un simpatico zuzzerellone.
  • Non pagano nulla, perché all’inferno non c’è denaro, e sono  inseguiti da uomini armati che se li avessero visti scappare li avrebbero uccisi. L’inferno ha le porte chiuse.
  • Le barche contengono maschi e femmine in ugual misura, perché chi scappa dall’inferno non si lascia alle spalle le donne e i bambini. Nessuno che scappi da un vero inferno ci lascia sua moglie o sua madre o i suoi figli.
  • La quarta caratteristica era la gratitudine per essere stati salvati: ringraziavano. In tutti i sensi. Qualsiasi sistemazione andava bene, nessuno di loro ha mai buttato un vassoio di cibo per terra ( chi ha vissuto all’inferno mangia qualsiasi cosa, chi è schizzinoso all’inferno non c’è mai stato)
  • Il loro tasso di criminalità è stato assolutamente basso, nettamente più basso di quello della popolazione di accoglienza, mentre il tasso di criminalità dei naufraghi intenzionali attuali è circo il doppio di quello degli italiano nei dati ufficiali che sono incompleti. Tutti i casi di spaccio non sono denunciati: perché dovremmo denunciarli? Sappiamo che il giorno dopo o il giorno stesso sono fuori. Dato che i 90% dei casi di furto in Italia non conducono all’identificazione del colpevole, tutti i furti dove non sia stato dimostrato che l’autore sia immigrato vengono automaticamente considerati come fatti da italiani. Spesso non denunciamo i furti. A che serve? Imprechiamo e andiamo a ricomprarci l’oggetto rubato. Il reato di salire su un treno senza biglietto e mandare all’ inferno il controllare, se commesso da un immigrato non vale come reato. Nell’ ambito del Me Too, molte donne che hanno la sfortuna di frequentare molto le stazioni, indipendentemente dall’età, si sono beccate molestie sessuali verbali e qualche manata e se ci si limita a questo non si denuncia. La prostituzione minorile, reato di gravità inaudita se c’è in mezzo il nome di Berlusconi, (per il quale si è speso il denaro dei contribuenti in una serie di processi che nemmeno un serial killer) lascia stranamente indifferenti se le sfruttate, seviziate, vendute, sono donne e ragazzine nigeriane. I dati sono falsificati perché si riferiscono a tutti gli immigrati: quelli filippini hanno un tasso di criminalità bassissimo, più basso degli italiani, quelli del Ghambia, della Somalia, Algeria e Bosnia Erzegovina più alto
  • http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13301304/immigrati-reati-quali-nazionalita-piu-pericolose.html. Una nazione ragionevole privilegia l’immigrazione a basso tasso di criminalità e scoraggia quella ad alto tasso. Stiamo importando la mafia nigeriana.
  • Nessuno dei naufraghi dei veri boat people ha tenuto per ore in ostaggio un treno (come è successo il 18 aprile 2017;  per ore il treno Savona Torino in ostaggio a una banda di 60 magrebini definiti minorenni che devastano il treno e taglieggiano e terrorizzano i passeggeri), un traghetto (tenuto in ostaggio da migranti espulsi il 22 febbraio 2017 il traghetto Cagliari Napoli, distruggendo taglieggiando e terrorizzando), ha massacrato due anziani coniugi, lui sgozzato lei lanciata dal balcone ( 30 agosto 2015 Catania. I coniugi Solano assassinati da un “migrante” proveniente dalla Costa d’Avorio, nazione che è il maggiore produttore mondiale di cacao, caffè, e olio di palma), nessuno di loro ha stuprato turiste a Rimini, nessuno di loro ha colpito innocenti con un piccone (Kabobo 14 maggio 2013) , nessuno di loro ha insultato poliziotti, picchiato controllori. Nessuno di loro ha spacciato, mentre pare che nove spacciatori su dieci siano immigrati irregolari, nessuno di loro ha schiavizzato donne e ragazzine come prostitute, nessuno di loro ha messo su uno sfruttamento della mendicità su larga scala e nessuno di loro ha smembrato Pamela e l’ha messa in due trolley. Anche uno solo di questi crimini, commesso da persone che sono state salvate dalla generosità e dalla compassione, è intollerabile. E tutti coloro che sono tantissimi che sono venuti per non commettere crimini,nella speranza, anzi nell’illusione di un lavoro,  si scontrano con i nostri tassi di disoccupazione e hanno la scelta tra la mendicità, sfruttata dalla mafia nigeriana, lavori in nero in condizioni terribili, oppure sono costretti allo spaccio e alla microcriminalità di nuovo dalla mafia nigeriana.

E ora arriviamo al naufrago intenzionale che non viene dall’inferno, viene da nazione con un pil, un ministro del turismo e università come la Nigeria, il Senegal e la Costa d’Avorio, l’Algeria, il Marocco, la Tunisia eccetera. Questi bizzarri boat people hanno tre caratteristiche: le persone che portano in stragrande maggioranza non vengono dall’ inferno, solo una piccola parte  ha diritto di asilo, il 7 %, pagano per venire dei costi che sono 8/10 volte più cari del viaggio aereo e soprattutto sono al 95% maschi. Ma non erano in fuga dall’ inferno? E scappano dall’ inferno lasciandosi alle spalle donne e bambini? Maschi islamici in età militare, tra i 18 e i 45 anni. Di questi uomini le nazioni di origine hanno un bisogno enorme, l’agricoltura in Africa non dispone di macchinari, ha bisogno di braccia. Per ogni uomo qui che spaccia o mendica o viene sfruttato i manovalanze vergognose, c’è una donna in Africa sola che non può che diventare la seconda sposa di un uomo ricco. Il fatto che queste persone non arrivino dall’inferno rende ancora più drammatica la loro morte in mare. Nell’ultimo sono morte centoventi persone e tre bambini, una cifra folle. Quelli che partono non sono i poveri dell’Africa, che mai potrebbero permettersi il viaggio. L’assoluta necessità di evitare morti in mare deve accompagnarsi alla prevenzione, a non incoraggiare i viaggi accogliendoli con diritti che non diamo a chi arriva con l’aereo assumendosi la responsabilità di se stesso. La politica di accoglienza assurda incentiva i viaggi e ci rende responsabili delle morti. La morte orribile di quelle centoventi persone, di cui tre bambini,  si sarebbe evitata se si fosse immediatamente allertata la guardia costiera libica, cosa che non hanno fotto coloro che li hanno messi sul barcone. Una morte forse più dolosa che colposa, che la rende ancora più atroce. Inoltre, dato che la bandiera che una nave batte trasforma quella nave in una porzione mobile della nazione, regola ancora più valida se si tratta di una nave della flotta militare, il paese di primo soccorso è il paese di cui la nave di primo soccorsi  batteva la bandiera. I migranti una volta soccorsi in Italia, dovrebbero essere messi su un aereo e inviati a quel paese. Tutti i migranti soccorsi dalle navi norvegesi, devono essere inviati in Norvegia e così via.

Molti di questi uomini sono stati ingannati: speravano davvero che l’Europa avesse bisogno della loro forza lavoro. Certo,  ma chi vuole lavorare in genere viene in aereo, con permessi di lavoro e soggiorno per diventare orgogliosi cittadini come Magdi Cristiano Allam, Suad Sbai, Toni Iwobi, Azer Sherif e innumerevoli altri. Chi vuole lavorare viene in aereo, con un permesso di soggiorno, non si mette su un barcone per sottoporti al ricatto: o mi salvi e poi mi mantieni a vita, o avrai la mia vita sulla coscienza.

Nel 1986 ero in Etiopia meridionale come medico: finito di lavorare in ospedale prendevo la mia macchina fotografia e andavo sulle sponde del lago di Awasa. Vedevo gli uomini lavorare: una fatica bestiale, non avevano nemmeno gli aratri, e facevano fiorire la loro terra. Mai quegli uomini avrebbero lasciato la loro terra, mai avrebbero mendicato. Come ci conferma il presidente della Nigeria quelli che arrivano da noi con i barconi, non sono  i migliori.  Mi fidavo di quegli uomini ciecamente. Giravo da sola avendo addosso beni inestimabili: orologio, fede, catenina, scarpe, macchina fotografica. Era una regione di uomini forti, di fortissima religiosità copta, di morale granitica.

Non c’ è nessuna misericordia nell’ aver sottratto all’Africa i suoi figli, averli resi dei mantenuti e degli sbandati. Dove non c’ è il proprio gruppo, il controllo sociale, le persone scivolano verso l’instabilità e verso l’illegalità.  Uomini forti che a casa loro avrebbero avuto un ruolo sono finiti sfruttati in nero in lavori miserabili o sfruttati come mendicanti dalla mafia nigeriana. Non è stato un atto di misericordia aver permesso a Pamela di incontrare i suoi assassini. Non è un gesto di misericordia per le loro terre di origine, favorire la perdita dei migliaia di uomini forti.

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