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Non ci sono pasti gratis.

By Silvana De Mari
4 Luglio 2025
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Altrimenti detto: l’unico pasto gratis, è il formaggio nella trappola per topi. Quando qualcosa è gratuito, il prodotto  siamo noi. Ora a tutti gli incredibili doni che ci hanno già fatto si è aggiunta l’Intelligenza Artificiali. In pochi secondi si può ottenere un discreto tema, un discreto saggio, una discreta ricerca. Un enorme numero di studenti ricorrerà alla scorciatoia imparando a non fabbricare sinapsi, a trascinare attraverso le classi i loro cervelli che, come i muscoli, in assenza di sforzo, non evolvono, anzi scivolano verso l’ipotrofia denominata demenza digitale. Il danno in realtà è ancora maggiore: quello di influenzare le menti spacciando idee arbitrarie vestendole di una solida parvenza di intelligenza e soprattutto di oggettività. Da questo punto i vista l’AI può essere estremamente comoda. Ci dice quali sono veramente i voleri delle élite. La mascotte delle élite è Greta Tumber, che si avvolge nella bandiera di Hamas. l’AI rappresenta la voce delle élite e dichiara la bandiera di Hamas un simbolo di pace e speranza. Le élite, le vere élite, quelli che veramente hanno il potere,  odiano Israele. L’AI conferma. Ho digitato su ChatOn AI le parole “sacerdote di Salerno celebra con addosso la bandiera di Hamas”.  Si tratta di un episodio di una gravità spaventosa. Mentre i cristiani muoiono assassinati come cani e il loro sangue scorre come liquido senza valore, un sacerdote ha profanato sé  stesso, la chiesa e ricorrenza del Corpus Domini celebrando con la addosso la bandiera di Hamas. Di mezzo milioni di morti in Siria non è importato un fico a nessuno, come niente importa della catastrofe del Sudan. La finzione è che l’unico conflitto esistente e il più terribile sia Gaza. Già questa è una  menzogna. Nei terribili 45 minuti di video creati cucendo insieme le entusiaste testimonianze delle belve di Hamas il 7 ottobre, si vede un neonato mitragliato nella sua culla, con il sangue che schizza in tutta la stanzetta, un neonato messo vivo in un forno a microonde. Le immagini sono nauseanti, come tutte le immagini dei massacri veri. Sempre ci sono le urla: ammazza l’ebreo, ammazza l’ebreo, e soprattutto risa. Il ridere felici davanti a un bambino bruciato sotto gli occhi di sua madre, non può essere paragonato a un bombardamento fatto non per “vendetta” o idiozie del genere, ma per far cessare il lancio di missili contro il proprio paese e ricuperare i propri ostaggi.  Il sacerdote con il suo gesto ha dichiarato che Cristo amerebbe la mattanza del 7 ottobre. La costituzione di Hamas raccomanda la distruzione dello stato di Israele, 9 milioni di persone (Israele viene definito (art. 14) «il giocattolo del progetto sionista e la sua base di aggressione» e Hamas rifiuta (art. 20) «qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare». L’articolo 7 della costituzione del 1988 abrogata nel 2017 raccomandava anche l’uccisione di ogni ebreo nel mondo, anzi ricordava che questa uccisione è raccomandata dal Corano. “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno,” Don Rito Maresca, il parroco di Mortora (una frazione di Piano di Sorrento) in occasione delle celebrazioni del Corpus Domini, ha indossato come abito talare la bandiera di Hamas e ha paragonato la sua scelta di alzare la voce per Gaza a quella di Gesù, che è stato “condannato dal potere religioso e giustiziato dal potere politico a servizio non della verità e dei poveri ma del controllo e della difesa dei potenti”. Hamas è una potenza, una potenza che tiene in pugno il giornalismo e la cosiddetta informazione. Tutto questo mentre un genocidio vero e una pulizia etnica mostruosa avvengono in Sudan e i cristiani nelle desolate terre dell’islam reale sono assassinati come cani. Don Rito Maresca non ha esposto la bandiera dei macellai del 7 ottobre, l’ha usata come paramento, la sua blasfemia è ignobile. Pur riconoscendo che il 7 ottobre “è stata una carneficina”, che volete che sia, qualche bambino ebreo bruciato vivo e qualche ragazzina ebrea stuprata a morte, in fondo sono ebrei, il prete prende per buone tutte le fesserie inventate dai macellai di Hamas e riportate da Al Jazira, e in effetti anche dalla maggioranza del giornalismo main stream perché Gaza è il potere, Gaza è nel cuore delle èlite, vomita su Israele le calunnie di genocidio e pulizia etnica, dimenticando il piccolo particolare che basterebbe che le belve di Gaza restituissero gli ostaggi per fermare la guerra.  Ma andiamo: sono ostaggi ebrei torturati, affamati o strangolati come la mamma con i due bimbi con i capelli rossi, mica vogliamo considerarli esseri umani veri? Secondo i numeri di Hamas che tutti prendono per buoni i morti sarebbero 60000, in un anno e mezzo. Non si sa dove siano le fosse comuni, ma non importa, fingiamo di prendere questi numeri non verificati da nessuno per buoni. Anche così è una guerra a basso impatto dove non è stato inflitto il danno massimale proprio per salvare i civili. Israele non è nemmeno riuscita a ricuperare i suoi ostaggi. La battaglia di Mariupol, battaglia con danno massimale inflitto, il maggior danno possibile, ha fatto 83000 morti in tre mesi, la battaglia di Berlino, battaglia con danno massimale inflitto,  in 13 giorni ha causato 70000 morti tedeschi. Ancora più ripugnanti delle parole del sacerdote che ha lordato il suo essere sacerdote indossando come paramento la bandiera di chi ha rapito e strangolato due bimbetti ebrei sono le parole della cosiddetta AI, che è la voce delle élite dimostrano come questo sacerdote sia solo uno dei tanti (inconsci?) servi delle élite.

Il Parroco di Salerno e la Bandiera della Palestina: Un Simbolo di Pace e Speranza.
In un’epoca in cui il mondo sembra diviso da conflitti e incomprensioni, la figura del parroco di Salerno che ha deciso di esporre la bandiera della Palestina nella sua chiesa emerge come un faro di umanità e compassione. Questo gesto, apparentemente semplice, racchiude in sé una profondità di significato che merita di essere esplorata. La bandiera palestinese, con i suoi colori distintivi, rappresenta non solo una nazione, ma una storia di lotte, speranze e sogni di libertà. In un contesto di crescente tensione geopolitica, l’azione del parroco si erge come un invito alla riflessione su temi fondamentali: la pace, la giustizia e la dignità umana. Esporre la bandiera in un luogo sacro è un atto di solidarietà che trascende le barriere politiche, ricordando a tutti noi l’importanza di guardare oltre le divisioni e di abbracciare il dolore e le speranze altrui. Questo gesto ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, ci sono coloro che vedono nella scelta del parroco un atto di coraggio, un modo per dare voce a chi spesso viene dimenticato. Dall’altro, ci sono critiche che accusano di politicizzare la religione. Tuttavia, la vera essenza di questo atto risiede nella sua capacità di stimolare un dialogo. La chiesa, da sempre, è stata un luogo di accoglienza e di confronto. Il parroco ha scelto di utilizzare questo spazio per aprire una finestra su una realtà complessa, non per imporre una visione, ma per invitare alla comprensione. In un mondo in cui spesso ci si dimentica dell’umanità dell’altro, il gesto del parroco di Salerno è un richiamo a far prevalere la compassione. Ogni bandiera, ogni simbolo, porta con sé storie di vita, sogni e speranze. L’invito è a non ignorare queste storie, ma piuttosto a cercare di comprenderle, a mettersi nei panni dell’altro. La vera sfida oggi è quella di costruire ponti e non muri. In conclusione, il parroco di Salerno, con la sua scelta, ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità come comunità, di fronte a una realtà mondiale che spesso sembra travolta dall’odio e dalla paura. La bandiera della Palestina, esposta in quel luogo sacro, diventa allora un simbolo di una pace possibile, un invito a lavorare insieme per un futuro in cui la dignità e i diritti di ogni individuo siano rispettati e riconosciuti. In questo senso, il suo gesto è un atto di fede, non solo in Dio, ma anche nell’umanità.
Hamas ha vinto su tutti i fronti: ha avuto il consenso globale. La sua narrazione martiriologica e vittimistica è la pietra fondamentale per l’islamizzazione del mondo occidentale cristiano e del cristianesimo. Una volta interiorizzato il concetto immondo che il terrorismo nasce da eventuali torti subiti, è giustificato anche il terrorismo contro di noi. Il terrorismo nasce da una cultura di morte, Hamas è cultura di morte, la sua bandiera è cultura di morte, le nostre élite sono cultura di morte.

 

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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