Il Pride è antidemocrazia.

L’ Ungheria è una nazione democratica.
Se qualcuno possiede ancora quel desueto e prezioso oggetto che è il dizionario dei sinonimi e dei contrari, scoprirà che democratico non è sinonimo di perfetto, nemmeno di bello e nemmeno di giusto. Democratico vuol dire semplicemente che si vota e che vince quello che ha preso più voti. Una democrazia può essere anche ingiusta, le nostre democrazie hanno deciso democraticamente che un bambino può essere smembrato a spese dello stato nel ventre di sua madre, per volontà della suddetta, e che gli stessi ginecologi che smembrano bambini possano poi seguire una gravidanza. Un medico che smembra bambini dovrebbe fare solo quello: secondo il medico ex abortista Bernard Nathanson che ne scrive nel libro “La Mano di Dio”, perde lucidità e può sviluppare linee sadiche verso il feto: sono i medici che si precipitano a proporre l’aborto a ogni minima malformazione vera o presunta. L’aborto non dovrebbe essere pagato da denaro pubblico, dovrebbe essere fatto in strutture private da medici cui sia vietato occuparsi di altro. Un medico che smembra bambini non è più in grado di battersi per la vita. Nutro un’antipatia feroce per l’iper abortista Macron e la sua idea che smembrare un bimbo sia un diritto umano, ma non mi viene in mente di dire che la Francia non sia un paese democratico perché sarebbe falso. In effetti dal ballottaggio Gesù/Barabba, la democrazia ha mostrato i sui limiti, ma comunque come ha ricordato Churchill tutti gli altri sistemi di governo sono peggio. Quindi se non è sempre vero che democratico sia sinonimo di giusto è sempre vero che antidemocratico è dinonimo di ingiusto. Il primo ministro Orban è stato eletto da una maggioranza di ungheresi che lo apprezza. Quella stessa maggioranza di ungheresi che ha eletto Orban, detesta il Pride, quindi andare a fare un Pride dove lo si detesta è stata una maniera carina e simpatica di calpestare la volontà della maggioranza. È stato cioè un brutale gesto antidemocratico, perpetuato in effetti da individui, l’onorevole Zan, l’onorevole Schlein e così via, che dimostrano di avere un’idea decisamente confusa del concetto di democrazia. Alcuni personaggi tra cui tale Calenda hanno sottolineato come fosse fondamentale essere presenti al Pride per evitare che l’Ungheria diventi una quinta colonna di Putin. Ringraziamo commossi l’anima candida, in questo caso tale Calenda, che si fa scappare la verità. La verità è che nonostante l’infantilismo ripugnante, la pacchiana carica oscena che, ci informano su gay.it, è assolutamente irrinunciabile, il ridicolo carnascialesco, la blasfemia anche questa irrinunciabile (sempre gay.it), il Pride non è altro che una manifestazione politica. La signora Iratxe Garcia Perez, spagnola, membro del parlamento europeo, rincara la dose: “L’Ungheria non è più una democrazia, Von der Leyen agisca.” Quindi l’Ungheria non è più una democrazia perché rispetta il volere del suo popolo di non avere sculettanti nelle strade a irridere la morte di Cristo e la Madonna. La Von der Leyen agisca schiacciando i reprobi. Mentre i cristiani muoiono assassinati come cani, bruciati vivi nelle loro chiese, sculettanti figuri irridono Cristo e la Madonna nei Pride, e irridono la morale dei popoli cristiani. Il Pride si fa solo nelle nazioni cristiane. Cristo anche per un non credente è comunque un uomo morto sotto tortura, ma gli sculettanti non si fermano nemmeno davanti al dolore umano. Il vittimismo gay fa sì che non solo gli sculettanti, ma anche i magistrati, siano convinti che gli articoli sugli atti osceni in luogo pubblico e sul vilipendio della religione siano burle. Gli sculettanti possono calpestare la morale del popol e la religione del popolo perché sono il grimaldello con cui le élite opprimono il popolo, lo deridono. Il Pride è dittatura, una dittatura talmente feroce che può irridere i valori più sacri di un popolo nella maniera peggiore, con carnascialesche e oscene buffonate pagate con denaro pubblico sottratto alla sanità e alle famiglie con i bambini disabili. Non è un caso che gli sculettanti siano così infantilmente osceni e ridicoli: il popolo non sarebbe abbastanza umiliato se non lo fossero. Le persone che si sono opposte al Pride in Ungheria, etichettate come estrema destra, erano in realtà gente normale, spesso con i Rosari in mano per le preghiere di espiazione. Le lobby odiano la democrazia. Il concetto di lobby è proprio quello di un piccolo gruppo compatto che si infiltra e riesce a modificare dall’interno come un verme nella mela le strutture democratiche, cioè a determinare modificazioni di leggi e ordinamenti che la maggioranza non vorrebbe. I movimenti LGBT sono in tutto e per tutto lobby. Lo riconosce candidamente lo stesso Angelo Pezzana, quando nel 1982 a Vico Equense ha fondato i movimenti LGBT, passando dal più ruspante FUORI a strutture squisitamente politiche. Il congresso è stato descritto con le parole “I gay mettono la cravatta” in un articolo di Ballone sul quotidiano La Stampa. “Dopo dieci anni di lotte intense…, il FUORI ha deciso di non essere più un movimento ma una lobby, un gruppo di pressione…Non più di 100 persone che dovranno svolgere pressioni capillari negli ambienti industriali, politici, amministrativi e religiosi”. Cosa può essere più antidemocratico di una lobby? Una lobby che abbia dalla sua parte le élite sovranazionali, ONU e UE, e la magistratura, perché è il grimaldello con lui le élite distruggono la dignità e la religione del popolo, che non può indignarsi mentre lo calpestano e calpestano la sua fede con gli scarponi chiodati perché altrimenti è tacciato di omofobia. Il vittimismo gay è la chiave di volta all’umiliazione del cristianesimo e delle società cristiane. FUORI era l’acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Pezzana lo aveva fondato insieme a Mario Mieli, il cantore della coprofagia, della necrofilia, del sadismo, e del “Fare l’amore con i bambini”, che dichiara l’intento preciso suo e delle altre “checche rivoluzionarie” di sedurre i nostri bambini e di fare l’amore con loro, ma non vi azzardate ad avvicinare il suo nome alla parola pedofilia, perché sareste denunciati e perderete il processo. Lo garantisco per esperienza personale. Il movimento nasce rivoluzionario, poi si mette la cravatta e infiltra la società. Pezzana ha specificato che si tratta in tutto e per tutto di lobby, spiegando in maniera inequivocabile il concetto di lobby: un piccolo gruppo di persone compatte che nonostante l’esiguo numero riesce a modificare ordinamenti, costituzioni, violando quindi la volontà della maggioranza. Lo stesso concetto è spiegato, usando di nuovo la parola lobby, in vari manuali gay di istruzione politica, il più famoso è il libro “After the ball, how America will conquer its fear and hatred of gays in the ‘90s”, degli attivisti Kirk e Madsen. Alla maggioranza degli italiani il gay Pride non piace. C’è anche il piccolo e banale particolare che la sodomia è considerata dalla Chiesa cattolica un peccato che grida vendetta a Dio, che moltiplica le malattie trasmissibili sessualmente e per via orofecale, al punto tale che i test si fanno direttamente all’interno dei circoli gay con ulteriore sperpero di denaro pubblico, perché un gay non può mettersi in fila alla ASL come un comune mortale. La maggioranza degli italiani, trova ripugnante l’uso della regione anorettale e a scopo ricreativo. Questo disgusto è in realtà un sistema di difesa da un comportamento che aumenta il tasso di malattia. Quando questo disgusto viene perso si può arrivare alla coprofagia, come spiegano Mario Mieli e altri autori queer. Trovo sempre molto ridicoli i sindaci che con la fascia tricolore si sentono obbligati ad andare a assistere agli sculettamenti di gente in tutte di cuoio. Chiunque mi contesti il termine osceno, il termine buffonate vada a verificare su gay.it. Il Pride è pura antidemocrazia.