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Home›Generale›Censura e libertà, il piacere di rompere l’anima.

Censura e libertà, il piacere di rompere l’anima.

By Silvana De Mari
21 Settembre 2019
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Afferma un vecchio proverbio che si acchiappano più mosche con una goccia di miele che con un
barile di aceto. Per costruire il nuovo umanesimo un po’ di lacrime e sangue ci saranno, gli
assistenti sociali che ti levano i bambini su accusa di omofobia e razzismo, se sei il reprobo che ha
protestato perché le fiabe all’asilo le legge un uomo travestito da prostituta, detto drag queen, o se
sei perplesso per gli spacciatori nigeriani ai giardinetti, la disoccupazione e la miseria sistematica ai
dissidenti, certo, tutto questo ci sarà. Ma ci sarà soprattutto miele. Il miele è Facebook. Posta gattini
e cuoricini, e va bene, ma appena posti un pensiero dissidente Facebook ti blocca. Facebook è gratis
e quando qualcosa è gratis il prodotto siamo noi. Noi abbiamo consegnato a Facebook le nostre
facce, i nostri nomi, il luogo dove andiamo in vacanza, le feste di compleanno dei nostri bambini,
quello che ci piace, quello che detestiamo. In base ai nostri post possiamo essere schedati. In base ai
nostri post, in effetti siamo schedati. Facebook in cambio ci fornisce
pubblicità mirata e, soprattutto,
ci educa. Tutte le volte che mettiamo la parola sbagliata, il post ci viene tolto, dopo un po’ veniamo
anche bloccati, prima un giorno, poi tre giorni, poi una settimana e alla fine un mese. Sono appena
stata bloccata, blocco di un mese, e non so nemmeno per quale post, perché non mi è stato
comunicato. Quello che so è che se sgarro di nuovo, il mio profilo verrà cancellato con tutti i suoi
post e tutte le sue foto, come è successo al precedente.
Come ho già dichiarato più volte ho l’onore di appartenere a una famiglia dove nessuno ha avuto la
tessera del partito fascista e non nutro nessuna simpatia e nessuna stima per il fascismo. Non nutro
nessuna simpatia per i villaggi etiopi attaccati col gas, per il massacro
di Addis Abeba, per le reni
spaccate la Grecia che si stava facendo gli affari suoi, per la campagna di Francia, militarmente
disastrosa ed eticamente ignobile anche se parzialmente riscattata dal soccorso che molti ebrei
francesi trovarono nei Militari italiani. Non dimentico le leggi razziali, non dimentico la seconda
guerra mondiale, non dimentico la ritirata di Russia, il bombardamento delle città, la distruzione di
Cassino e non dimentico neppure le “marocchinate” e gli inauditi crimini di molti partigiani rossi, a
cominciare dallo sterminio dei partigiani bianchi della divisione Osoppo, perché senza il fascismo
tutto questo non sarebbe successo. La mia simpatia quindi per il fascismo vero è zero ed è scarsina
la mia simpatia per Forza nuova e casa Pound, che non marcano la differenza dal ventennio con il
un entusiasmo pari al mio. Detto questo, sono disposta a combattere e morire per il loro diritto di
parola. Si tratta di forze politiche legali, che vanno a libere elezioni. Premesso questo posso quindi
dire che la chiusura delle loro pagine su Facebook è un’ignominia. Lo stesso la chiusura della
pagina di generazione identitaria.
Facebook ama il multiculturale, i post contro lo ius soli, luce di fratellanza, vengono bloccati.
Facebook ama i pride, i post che si azzardano a trovarli ridicoli e osceni sono elegantemente
eliminati. Facebook ama l’islam: i controllori del Facebook francese, sono in Algeria e Tunisia,
​
quindi sull’ebraismo si può scrivere qualsiasi cosa, sul cristianesimo pure, la l’islam è al di sopra di
ogni critica. Se scrivete viva Oriana Fallaci ve lo lasciano, ma non entrate in particolari.
Non meno ignominiosa è la campagna Facebook contro l’odio, che è una maniera carina,
combattere l’odio voglio dire, per ripristinare la vecchia cara censura.
È inoltre distopico il
concetto di eliminare l’odio. L’odio
è una delle emozioni base. Come la collera. Non sono optional.
Sono irrinunciabili perché sono le emozioni grazie la quale possiamo difenderci dalle aggressioni,
dall’ingiustizia, dall’essere calpestati. Un popolo senza odio
si sta candidando a diventare un popolo
di schiavi o un popolo di morti. Facebook ci vuole carini, anestetizzati, pieni di micetti e cuoricini.
L’odio è permesso a chef Rubio e consociati, ma loro sono dalla parte dei buoni, il loro non è odio,
ma giusta indignazione. Facebook vuole un popolo che possa essere spazzato via e sostituito in
qualsiasi momento. In tutti casi a sbagliare non è Facebook, che è una piattaforma privata, che si sta
facendo gli affari suoi e gli interessi suoi come è normale che sia. Il problema siamo noi che
continuiamo a fornirgli
potere dandogli la nostra faccia, il nostro nome, i nostri post, le foto di
nostri gatti, le foto delle nostre pastasciutte, 200.000 like. Quindi che si fa? E impariamo a
combattere. In primo luogo ci spostiamo sulle piattaforme alternative, Telegram, VK, eccetera.
Dobbiamo imparare l’auto disciplina: tutto quello che mettiamo su Facebook e lo mettiamo anche
sulla piattaforma alternativa. E restiamo su Facebook. Ci restiamo da maleducati. Continuiamo a
scrivere quello che pensiamo e facciamoci bloccare. Il territorio non si cede mai. Restiamo lì,
rifacciamo i profili cancellati, usiamo i 23 trucchetti per non far scattare gli algoritmi. Impariamo a
usare le dirette, sono meno difficilmente controllabili. Impariamo ad aprire un blog e riportare su
Facebook il link del blog: e più difficilmente controllabile. Restiamo dove siamo e rompiamo
l’anima finché si può. Per cancellare i nostri profili, per cancellare i nostri post, per punirci occorre
gente e Facebook la gente deve pagarla. Per ripulirsi da noi, pensieri divergenti, deve spendere
denaro. Restiamo su Facebook, non acquistiamo mai nessun prodotto reclamizzato su Facebook,
scriviamo post e post che vengano cancellati e puniti, facciamo profili e profili che rompono
l’anima. In questa maniera causiamo a Facebook un danno economico. Niente mici e niente
cuoricini, le informazioni provate teniamocele per noi. Rompiamo solo l’anima. Anche rompere
l’anima a Facebook vuol dire essere liberi.
​
Tagscensurafacebookpensiero divergente
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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