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Stupro: vietato da Mosè e da Cristo.

By Silvana De Mari
19 Gennaio 2021
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Stupro.

Parte 1

 

La letteratura fantastica è nata per contenere mostri. Quando qualcosa è troppo terribile per raccontarlo lo nascondiamo nelle volute d’oro e d’argento. Nell’infinito numero di narrazioni fantasy abbiamo nascosto lo scontro totale tra una cultura di vita è una cultura di morte che è la caratteristica della nostra epoca.

Il nostro cervello ha incredibili capacità di ferocia, e incredibili capacità di provare sofferenza. Nessun altro essere vivente ha la nostra ferocia. Nessun altro essere vivente ha la nostra compassione. Nessun altro essere vivente prova dolore come noi.

E quindi noi abbiamo creato la letteratura fantastica perché ci aiuti ad affrontare questo difficilissimo compito che è essere uomini.

Il genere fantasy è un genere straordinario che fonde due generi precedenti: il poema epico e la fiaba.

 

Il poema epico contiene valori maschili, il poema epico contiene il coraggio, la lealtà e la cavalleria. Con questo non voglio dire che noi fanciulle siamo tutte delle vigliacchette, ma il coraggio è una virtù virile, ci va il testosterone. I maschi sono più coraggiosi di noi perché la nostra vita è più preziosa della loro. Meglio che non facciamo il salto mortale con lo Skateboard quando siamo incinte o allattiamo. È il ragazzo  che fa le evoluzioni con lo Skateboard per mostrare alla ragazza quanto è coraggioso, perché lei sappia che se ci sarà bisogno di combattere per lei, lui ci sarà. La fiaba contiene valori femminili, la fiaba contiene il desiderio di una donna di essere amata, fino ala fine dei suoi giorni, e vissero sempre felici e contenti, la fiaba contiene il piacere di un bambino di essere amato, la fiaba contiene il dolore dei bambini non amati. La fiaba è l’unico contenitore che per secoli ha osato contenere la persecuzione dei bambini.

 

La prima parola scritta su questo continente è la parola Ira. L’ira funesta cantami o diva. La città di Troia e il suo assedio vengono consegnati all’eternità. L’ira di Achille  nasce dal fatto che perde la donna troiana, la prigioniera, che così andrà a subire l’amplesso di un altro uomo. L’Iliade parla serenamente di uno stupro.

L’Iliade è la storia di un uomo, Ettore  e deve combattere contro un semidio: Achille. Ettore avrebbe maggiori probabilità di sopravvivenza se uscito dalle mura di Troia andasse a battersi contro un carro armato a mani nude. Mentre aspetta la sua morte, Ettore sa che alle sue spalle ci sono le invincibili mira di Troia, lui sa che all’interno di quelle mura il suo popolo è al sicuro, il suo re è al sicuro, la sua patria è al sicuro, soprattutto sono al sicuro sua moglie e il suo bambino: quello che lui ha di più sacro al mondo.

Il bambino di Ettore Astianatte sarà ucciso buttandolo giù dalle mura, lo uccidono intenzionalmente, e non si tratta di avanzi di galera o di gente scappata dal manicomio, sono i principi, i generali e i re dell’esercito greco. La vita del bambino, la vita del figlio dello sconfitto, non ha alcun valore. E la madre di questo bambino dovrà diventare la schiava, voleva dire che gli stirava i calzini, voleva dire anche un’altra cosa, di chi le hanno assassinato il marito e il figlio. La guerra di Troia finisce con la fiera affermazione: abbiamo ammazzato i ragazzini e ci siamo presi con la violenza le loro madri. E dopo averlo fatto lo abbiamo scritto, tanto ne siamo fieri. Uno schema del genere applicato a Orlando o a Lancillotto è impensabile, perché noi non tolleriamo più che dei personaggi che non siano i serial killer o il sicario della mafia uccidano un bambino e ne prendano con la violenza la madre.

L’etica è cambiata.

Il poema epico è cambiato.

Che cosa c’è tra noi e le mura di Troia?

C’è il cristianesimo, c’è l’immagine di una Donna con un Bambino in braccio: pensateci bene prima di rinunciare a fare il Presepe. Senza quella Donna e quel Bambino, Astianatte e sua madre sono senza difesa

I valori del poema epico precristiano sono due: la lealtà e il coraggio. Quelli del poema epico poscristiano, ripresi nel fantasy sono tre: il coraggio, la lealtà e la cavalleria.

La cavalleria vuol dire che il più forte non può mai aggredire il più debole, l’armato il disarmato.

L’uomo non può mai aggredire la donna. Mai. Nemmeno se è una delle donne degli sconfitti. L’iliade comincia con la rissa tra due guerrieri su chi deve avere la preda, rissa dalla quale deriva la dichiarazione del loro stato nel branco: chi  l’alfa. Andare da Agamennone e spiegargli che è sbagliato stuprare una donna che non ti ha scelto, sarebbe considerato comico. Agamennone ha ucciso la propria figlia per offrirla in sacrificio per la propria vittoria. Nel cristianesimo la donna e il bambino sono talmente importanti che nei naufragi e nelle catastrofi devono essere salvati per primi, lo stupro della donna del nemico è vietata nella spiritualità biblico evangelica, permessa al di fuori.

Quando per il favore divino la fortezza fu espugnata, il nemico perdette ogni forza e fu incapace di reagire. Il popolo fedele non incontrò più ostacoli e pose mano al saccheggio in piena sicurezza. Si potrebbe dire che la vista della possibilità di poter fare bottino di ragazzi e belle donne devastasse i loro cuori e i loro animi. Trassero fuori da tutti i palazzi, che uguagliavano il palazzo di Salomone e si avvicinavano alla sfera del cielo, trassero nelle strade strappandole dai letti d’oro, dalle tende tempestate di pietre preziose, le beltà greche, franche, russe, ungheresi, cinesi, khotanesi, cioè in breve le belle dai morbidi capelli, uguali alle chiome degli idoli, appartenenti alle razze più diverse, e i giovinetti che suscitavano turbamento, incontri paradisiaci.

Questa è la descrizione della presa di Costantinopoli da parte di Maometto II. Il brano è tratto da Storia del signore della conquista di Tarsun Beg Kemal, vale a dire che è il racconto ufficiale, quello su cui i bambini turchi studiano la storia. La storia dell’occupazione turca di Costantinopoli comincia con “Abbiamo stuprato le donne e i ragazzini, e lo scriviamo serenamente perché è nostro diritto e nostra gloria. Nel Cristianesimo è un disonore toccare la donna dello sconfitto contro la sua volontà, in altre religioni è un onore.

Sicuramente anche i Crociati hanno commesso atti del genere, però hanno dovuto farlo di nascosto: era vietato, almeno in teoria. E punito. C’era la castrazione e il taglio del naso per un crociato che si facesse pescare con le mani su una donna araba. Lo hanno fatto, ma poi non lo hanno scritto e sicuramente dove è vietato viene fatto parecchio di meno. Sicuramente lo stupro è stato presente nello schiavismo, schiavismo condannato senza appello nelle bolle papali. Lo schiavismo ha coinvolto nazioni cristiane ed è stato terminato da nazioni cristiane.

Il poema epico della nostra epoca è Il signore degli anelli, portato nelle sale da telefilm dai film di  Peter Jackson. Noi tolkieniani convinti avremmo anche potuto perdonare a Peter Jackson di aver tagliato il ritorno alla contea e di aver fatto recitare la parte di Frodo a un attore stralunato con gli occhi a palla, mai gli perdoneremo di aver dato la parte di Èowyn a una signora completamente fuori parte con aria terrorizzata. Èowyn, fanciulla bionda, esile come una lama di luce osa opporsi al Nazgûl, l’invincibile fantasma di un antico re, che cavalca un mostro alato, cui ha appena dato l’ordine di mangiare il corpo del sovrano zio di Èowyn  abbattuto.  La giovane guerriera  si mette tra i due.

Nessun uomo vivente può fermare il Nazgul, ma Èowyn è una donna: lei lo fermerà.

In questa spettacolare scena c’è la donna, la madre che è cultura di vita e si oppone alla cultura di morte. Èowyn con Antigone può dare la vita, e quindi ne conosce il valore. Come Antigone preferirebbe dare la vita che permettere l’oltraggio alla pietà per i morti. Quando si vuole distruggere un popolo occorre distruggerlo sulle donne, perché sono le donne che guerra dopo guerra hanno continuato a mettere al mondo figli i bambini e a riportare la pietas distrutta.

Lo stupro quindi ha due possibilità: un gesto di odio e distruzione individuale, oppure essere un’arma di guerra. Studiamo la storia dell’impero romano non dell’impero sabino, perché i romani hanno levato  ai sabini le loro donne.

Il primo componente del genocidio è lo sterminio intenzionale di civili e principalmente di bambini, così da eliminare le generazioni future, il secondo è lo stupro etnico.

segue

 

 

 

 

Tagsachillepresa di Costantinopolistupro iliade
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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