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La verità è come l’olio

By Silvana De Mari
5 Novembre 2024
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La verità è come l’olio.

Come l’olio, la verità viene sempre a galla. Il nostro Presidente della Repubblica ci ha  raccomandato di diventare più intelligenti e più buoni, dobbiamo quindi evitare tutti i nostri pregiudizi sui migranti. Pregiudizio vuol dire giudizio preformato, cioè un’idea che ti sei fatto prima di conoscere un fenomeno e che continui a proiettare sul fenomeno. Esempio di pregiudizio: non ho mai visto un africano in vita mia, ma dò per scontato che la convivenza con un africano sarebbe problematica, se non direttamente sgradevole o pericolosa. Alcuni giudizi preformati sono fisiologici, cioè ancestrali, risiedono nel sistema limbico che è la parte del nostro cervello dove risiede la paura, non nel cervello corticale che è la parte del nostro pensiero cosciente. Nel sistema limbico esistono sistemi motivazionali interpersonali innati che ci spingono a sentirci a nostro agio quando ci troviamo in presenza di persone che condividono le nostre linee di appartenenza al gruppo, mentre scarichiamo adrenalina, cioè abbiamo paura, davanti a non appartenenti al nostro gruppo, perché in loro presenza il nostro rischio di essere aggrediti aumenta. Non sono il colore della pelle e la lingua a fare la differenza, ma l’appartenenza spirituale. Quando di fianco a me in chiesa alla Messa c’è una persona di origine africana so di avere di fianco a me un fratello, qualcuno per cui potrei morire, qualcuno che potrebbe morire per me. Quando di fianco a me ho una persona di origine africana islamica so di avere di fianco a me un nemico cui il Corano ha ordinato di sottomettermi in quanto infedele, di terrorizzarmi o anche uccidermi, che potrebbe togliermi il diritto di vestirmi come voglio o anche di parlare in pubblico. Il pregiudizio è un giudizio dato prima, quello che do prima di conoscere un fenomeno. Quello che do dopo che il fenomeno ce l’ho in casa, e che sta rendendo un incubo frequentare la stazione, uscire di notte, prendere un mezzo pubblico, è un giudizio. Il Presidente Mattarella nella sua infinita e dolcissima bontà, dopo averci tolto il diritto alle libertà più elementari in quanto non inoculati con farmaci pericolosi quanto inutili, ora ci toglie il diritto al giudizio. Ci spiega severo che i nostri sono pregiudizi, paure immotivate, fobie isteriche. Il pregiudizio è su una realtà che non conosco. Se la realtà la conosco, è nei giardinetti, nelle stazioni, nelle strade, nei pronto soccorso resi un inferno, il mio è un giudizio, e levare il diritto al giudizio e alla paura sono due colpe gravi.  Il nostro Presidente della Repubblica che teoricamente dovrebbe essere il tutore dei nostri diritti costituzionali invece si sta specializzando nel calpestarli: si è già orrendamente segnalato per averci negato il diritto a giudicare il vaccino e a rifiutarlo. Ai non vaccinati sono stati negati diritti garantiti  dalla Costituzione e quindi il nostro Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, ha calpestato la Costituzione. Il nostro Presidente della Repubblica aveva evidentemente creduto all’idea completamente sbagliata che i cosiddetti vaccini preservassero dal contagio della malattia, e che fossero l’unica cura del covid. Poverino, non è colpa sua. Ne erano convinti anche medici, tipo Bassetti attualmente commendatore. Peccato fosse falso, i cosiddetti vaccini covid non preservano e non sono sicuri:  il punto fondamentale è che hanno negato libertà costituzionali in maniera ingiustificata. Adesso il nostro Presidente della Repubblica ci sta negando un altro diritto costituzionale, quello alla paura, e quindi alla difesa. Quello di temere come potenzialmente mortale per la nostra libertà una immigrazione fatta al 90 % da maschi islamici in età militare. Ci sta togliendo il diritto di giudicare  mentre  una tredicenne viene buttata giù dal settimo piano, mentre  una donna viene accoltellata se si permette di girare la sera, con un magistrato che tutto quello che sa dire e che “si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Quello sui migranti non è un pregiudizio, il nostro è un giudizio. Lei ha la scorta, Presidente Mattarella, lei non ha idea di quanto spesso noi donne italiane abbiamo paura, di quanto spesso rinunciamo a uscire la sera, lei non ha idea di quante siano le aggressioni di giovani immigrati ai nostri ragazzi, aggressioni  che questi non denunciano sia perché si vergognano, sia per paura di ritorsioni. Presidente Mattarella, vogliamo pronunciarla questa parola questa parola: Islam? A luglio in Gran Bretagna, per la precisione nella città di Southport, un giovane cittadino inglese originario dal Rwanda di nome Axel Rudakubana ha accoltellato a morte tre bambine e ne ha ferite gravemente un’altra decina. I nomi delle tre bimbe sono: Alice Dasilva Aguiar, 9 anni, Elsie Dot Stancombe, 7 anni, e Bebe King, 6 anni. I loro visi sono stati essi su cartelloni con su scritto che le vite delle bambine bianche valgono e questi cartelloni sono stati strappati dalla polizia, mentre la stessa immagine con i tre bellissimi visi e la stessa scritta è stata bestialmente censurata sui social.  Coloro che hanno assistito hanno riferito che era come essere sul set di un di un film dell’orrore con urla e corpi di bambini sanguinanti, alcuni immobili nella morte, altri ancora vivi, dolenti e terrorizzati. È sicuramente un episodio di odio razziale, un tipo di odio che non esiste dove ogni popolo resta sulla sua terra e che è considerato irrilevante, se non lecito, quando è contro i bianchi. Qualcuno ha ritenuto che fosse l’ennesimo episodio di terrorismo islamico, un terrorismo islamico che aveva fatto un salto di qualità: non più solo contro bambini ebrei, come davanti alla Sinagoga di Roma o nella scuola ebraica di Tolosa, ma contro bambini cristiani. L’origine rwandese dell’autore del crimine ha dato l’impressione di smentire questa ipotesi. Le persone sono state inquisite e incarcerate per islamofobia, che in alcune nazioni occidentali è già ufficialmente un reato. Sono scoppiate violente manifestazioni a Southport e in altre parti dell’Inghilterra, sedate con estrema violenza e tutti hanno ripetuto che  l’autore della strage non era islamico. Ci sono stati violenti disordini etnici e religiosi, perché gli islamici hanno reagito con violenza alle “false accuse”.  Le “false” accuse nascevano dal fatto che un accoltellamento di massa sembra proprio un atto di terrorismo islamico, dato che il Corano raccomanda di terrorizzare e sterminare gli infedeli ovunque si trovino. Ora nell’allucinato silenzio dei media sembra che il cittadino inglese di origine rwandese sia un convertito. Nella sua abitazione sono stati trovati un manuale di addestramento di Al Qaeda dal titolo “Studi militare sulla Jihad contro i tiranni”, e un potente veleno, la proteina tossica ricina, che non è una cosa che si compra di abitudine al supermercato. La verità come l’olio prima o poi arriva a galla. La paura che ci viene imputata come una colpa anche se è giustificata. In Gran Bretagna c’è l’arresto, in Italia il Presidente della Repubblica ci insulta se temiamo il terrorismo islamico e l’infiltrazione islamica che nel giro di una generazione può modificare le nostre leggi.  Certo non auguro  al Presidente Mattarella di trovarsi lui di fronte il prossimo energumeno intenzionato a sfogare la sua tristezza e suo disagio a colpi di coltello o direttamente di piccone, di trovarselo di fronte  in un momento in cui è senza scorta. Non me lo auguro però sono certissima che il Presidente Mattarella con la sua infinita bontà e intelligenza sarebbe sicuramente capace di trovare le parole necessarie per rassicurare il cuore di questi poveri angosciati che manifestano la loro angoscia a colpi di piccone o coltello, magari su una ragazzina e su bambine. Così il Presidente Mattarella farebbe vedere come si fa a noi cafoni bifolchi che tutto quello che sappiamo fare quando ci troviamo di fronte a un energumeno armato di machete e sperare nell’arrivo di un poliziotto che gli spari, e poi raccogliere i soldi per pagare l’avvocato al poliziotto.

 

 

 

 

 

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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