Birichinate tunisine al concertone.

Non so se il figlio di Grillo e il figlio di La Russa siano colpevoli o innocenti delle violenze sessuali di cui sono imputati. So che conosciamo il loro nome, il cognome, abbiamo visto molte foto, siamo in grado di riconoscerli nelle strade. Non conosciamo nome, cognome e lineamenti dei tre studenti universitari tunisini, futuri artisti, che hanno violentemente molestato una giovane donna al Concertone per il primo maggio. Non sono riusciti a completare lo stupro grazie alla presenza degli agenti in borghese della Digos. Se qualcuno avesse identificato gli agenti della Digos, sarebbe partita la lagna del “Fuori la Digo dal concertone, perché noi siamo buoni e inclusivi, e non abbiamo bisogno della polizia”. Per fortuna la polizia c’era e si è evitato il peggio. Quello che hanno fatto i tre giovani tunisini di cui ignoriamo nomi e facce non è una violazione della loro etica. Non si tratta di mele marce. Loro hanno eseguito la prescrizione coranica di umiliare le donne del nemico, e il nemico, vale la pena di ricordarlo, è qualsiasi cosa non sia islam. Le molestie collettive, per esempio quelle che avvengono puntualmente a Capodanno, prendono il nome di taharrush gamea. Ho aspettato qualche giorno a scrivere questo modesto articolo, nella speranza di poter prima leggere i sensi di una qualche indignazione da parte della signora Boldrini e altre femministe storiche, del coraggioso movimento Me Too, delle impavide fanciulle di Non una di meno, delle straordinarie cantanti che combattono il patriarcato mostrando la loro biancheria intima oppure la sua assenza. Il ministro Piantedosi ha parlato di immediata espulsione. Tutto qui? Cosa succede a un italiano reo di una molestia sessuale, per esempio una pacca sul sedere? A un cittadino italiano che, in occasione di una partita di calcio, ha dato una pacca sul sedere a una giornalista sportiva a Empoli, nel novembre del 2021,episodio forse un pochino meno grave di trovarsi palpeggiata e bloccata da tre uomini, è stata riservato un trattamento molto più duro. Gli è stato dato un anno e sei mesi di prigione per violenza sessuale, ha dovuto risarcire la cronista, Ordine dei giornalisti e il sindacato, si sono costituiti parti civili. L’increscioso episodio è successo in occasione della partita di calcio, e vale la pena di ricordare che la partita di calcio è un episodio che eccita in maniera enorme le emozioni. In occasione di partite di calcio avvengono scontri, accoltellamenti, risse, omicidi. Si può pensare che alle partite di calcio i tifosi abbiano una emotività esasperata. I cronisti sportivi questo dovrebbero saperlo. Tutto questo non è stato assolutamente riconosciuto come possibile scusante. La giovane cronista ha dichiarato di essere rimasta traumatizzata. È comprensibile, certo ma sarebbe meglio che il mestiere di cronista in ambienti a rischio, e una partita di calcio è a rischio, ci sono stati morti e feriti alle partire di calcio, sia lasciato a persone con scorza più dura. La giovane cronista stava facendo il suo lavoro e il lavoro che ha scelto, cronista sportiva, è un lavoro a rischio. Fare il cronista di guerra è peggio, ma il cronista sportivo deve mettere in conto un qualche rischio di aggressione. La giovane vittima al concertone non aveva scelto nessun rischio, non stava facendo un lavoro a rischio. Del responsabile dell’episodio conosciamo nome, cognome, fotografia. La sua vita è stata rovinata. Le sue finanze sono state dissanguate. I tre studenti tunisini molto birichini sono stati immediatamente rilasciati con obbligo di firma. Obbligo di firma vuol dire che devono impiegare 15 minuti della loro vita tutti i giorni per andare a mettere una firma. Le altre 23 ore 45 minuti sono libere per fare qualsiasi altra cosa. Raffaella Paita capogruppo di Italia Viva al Senato ha parlato di taharrush gamea, il deputato Filippo Sensi del PD si è chiesto «perché i tre molestatori della ragazza siano fuori», lodevole, peccato abbia rovinato tutto aggiungendo «le polemiche della destra mi fanno schifo». Il ministro dell’Interno Piantedosi, ha chiesto l’espulsione dei tre, dato che ci sarà un processo, occorrerà aspettare questo processo e quindi c’è il rischio che non potranno essere allontanati. Non potremmo almeno vedere la loro faccia per stare alla larga? Il quotidiano La Repubblica riferisce che un’amica della vittima ha chiesto: ”Giudicateli per gli abusi, non perché immigrati”. Finalmente qualcuno che dice qualcosa di intelligente. Giudicateli come giudichereste tre italiani, in maniera spietata, mostrate nomi e facce, distruggete le loro vite, massacrateli economicamente così da costringerli a vendere qualsiasi loro bene, esattamente come fareste per tre italiani, perché per un islamico molestare una donna non islamica è un merito, non è il caso di fare sconti. La paura della pena è l’unica protezione per le donne italiane dagli aggressori islamici, perché non c’è il controllo sociale: per loro è un merito religioso molestare. Molti islamici combattenti riferiscono che loro pregano Allah prima e dopo lo stupro della donna yazida, cristiana o ebrea di turno. Anche sulla laicità ci sono discrepanze a seconda della religione da cui bisogna smarcarsi. Il 13 ottobre 2017 all’Università di Macerata la professoressa Clara Ferranti ha sospeso la lezione per un momento di raccoglimento per la pace del mondo e ha recitato un’ Ave Maria. Chi voleva ha potuto unirsi. La preghiera appartiene alla religione cattolica, religione con la quale lo stato italiano ha un concordato. La professoressa è stata trattata malissimo, sono state pretese scuse che lei si è rifiutata di porgere, e l’episodio ha fatto scandalo. Alcuni giornali hanno scritto che in una università laica una professoressa ha “costretto” gli studenti a recitare la preghiera: l’idea è che uno studente universitario possa essere costretto da un’occhiataccia a una preghiera. Quello che si può costringere è un bambino dell’asilo, per questo è gravissimo quanto successo a Ponte della Priula, nel Trevigiano. Bambini della scuola materna sono stati portati in una moschea come forma di amicizia tra i popoli e qui si sono prostrati in segno di adorazione e sottomissione. Le moschee sono i luoghi di culto dell’Islam, religione con cui lo Stato italiano non ha firmato nessun trattato: infatti all’Islam non si può dare l’8 × 1000. Questo perché ci sono principi nell’Islam in clamoroso contrasto alla nostra costituzione, per esempio il permesso di sposare una bambina di otto anni, la lapidazione delle adultere, la raccomandazione di uccidere gli ebrei nel mondo come Maometto aveva fatto con quelli dell’Arabia, la raccomandazione della circoncisione femminile, cioè di una mutilazione sessuale, la poligamia, il minor valore giuridico delle donne, la condanna degli omosessuali, la condanna anche a morte per blasfemia e apostasia, cioè per reati di opinione. Il Primo Comandamento del cristianesimo recita: non avrai altro Dio all’infuori di me. Facendo inginocchiare i bambini in una moschea queste maestre hanno fatto loro violare il primo comandamento. C’erano bambini battezzati? Chi non è con Me è contro di Me, ha detto Cristo. I bambini hanno violato la loro religione per colpa delle maestre, una colpa gravissima, non dei bambini, ma delle maestre. I bambini si sono prostrati in adorazione davanti alla lapidazione, al matrimonio a 8 anni, all’uccisione dei blasfemi tenendo conto che anche il Padre Nostro è blasfemia, motivo dell’uccisione dei cristiani, perché nell’islam noi siamo servi di Dio, non suoi figli. Non ha nessun senso portare i bambini di quattro anni in una moschea. Potrebbe avere senso portarci degli studenti del liceo, gente in grado di fare timide domande, per esempio sulla lapidazione, per esempio sulle bambine sposate otto anni, la condanna a morte per apostasia. Se le maestre tanto carine e piene di amore universale volevano fare qualcosa per la pace nel mondo, avrebbero potuto far recitare un’Avemaria, ovviamente agli scolari cattolici e ovviamente solo dopo aver avuto permesso firmato dai genitori con firma autenticata da un notaio o almeno all’anagrafe. La scuola materna è intitolata a Nostra Signora delle Vittorie: questo nome nasce il 7 ottobre 1571, la vittoria è quella d Lepanto.