Di mamma ce n’è una sola.

Di mamma ce n’è una sola, e persino il Messia ha avuto bisogno di un padre.
Ha due madri il bambino adottato: la valorosa madre biologica che lo ha partorito, non abortito, e la valorosa madre adottiva che sa di avere di fronte un figlio ferito e non ne è spaventata. In tutti gli altri casi meglio che di madre ce ne sia una sola. Il Padreterno non gioca a dadi, come diceva la buonanima del dottor Einstein. Vuol dire che madre natura segue linee logiche. Ci vogliono ovulo e spermatozoo (in realtà di spermatozoi ce ne vuole un plotone perché si stacchi poi il migliore, o più probabilmente, secondo le ultime ipotesi quello che l’ovulo sceglie) per mettere in cantiere un pargolo. Il bimbo quindi nasce avendo nel cranio la certezza che deve trovarsi di fronte papà e mamma. Il cervello femminile e quello maschile sono diversissimi, e il bambino ha bisogno di entrambi per creare la propria personalità. Da papà e mamma impara anche il rapporto tra i sessi, come giostrano tra di loro, come si relazionano, come si seducono, come litigano, come si riappacificano. Un bambino con due madri da chi imparerà come si è un uomo? Una bambina senza padre su quale modello imparerà come è un uomo? Dove un genitore manchi, c’è una ferita, una mutilazione. Noi sopravviviamo alle ferite e alle mutilazioni. Curare una ferita è un gesto di amore. Mettere una protesi su una malformazione o una mutilazione è un gesto di amore. Ma infliggere intenzionalmente una ferita o una mutilazione perché tanto ci sono le medicazioni o le protesi, non è un gesto limpido. Quel bambino non è nato dall’amore, del desiderio di due corpi che contiene anche il desiderio di due anime, dalla sensualità che si fonde con la tenerezza, dalla carnalità che si unisce alla psiche. È nato da pratiche mediche, nella migliore delle ipotesi di una masturbazione in una fialetta. Nel caso dei “due padri” si ricorre alla orrenda pratica della gravidanza per altri: ormoni, pratiche cruente, malattia e a volte morte. Con una sentenza che scavalca la politica, quindi la volontà del popolo, la Corte Costituzionale ha creato la possibilità che la compagna della madre di un bambino senza padre posso essere ritenuta il secondo genitore, con il bizzarro nome di madre intenzionale. C’è la perdita di importanza della famiglia, che non è più protetta ed è equiparato a un qualsiasi assembramento di persone in qualche maniera legate da un qualche sentimentalismo (love is love), rinunciando a dare valore alla potenza generativa della famiglia: un uomo e una donna se fanno l’amore tra di loro possono generare bambini. Una politica decente di uno stato decente protegge i bambini, quindi la famiglia, quella vera, quella in cui un ovulo e un plotone di spermatozoi da cui si stacca il migliore si incontrano nel tepore delle lenzuola, non nel gelo di una provetta. Il periodo più lungo di permanenza della creatura umana sul pianeta è il paleolitico: 2 milioni e mezzo di anni. Tutto quello che viene dopo è lungo 10.000 anni, cioè un soffio. Il nostro cervello è un cervello adatto al paleolitico. Nel paleolitico l’unica possibilità che ha un maschio di sopravvivere è la caccia. Fondamentale anche la guerra per difendere la tribù dalle altre tribù (nel paleolitico è in uso il cannibalismo). L’unica possibilità che una donna ha per sopravvivere è sedurre un maschio che divida con lei la sua preda in cambio della sua bellezza, dei figli che lei metterà al mondo che sono la gioia della vita, e anche l’unica possibilità di assicurazione sulla vecchiaia, e l’accudimento, la certezza che quando lui tornerà stravolto e forse ferito, lei si chinerà a curarlo, ed accudirlo. Le caratteristiche virili sono forza, coraggio, aggressività, cameratismo (contro la tigre dai denti a sciabola meglio andare in gruppo) e formidabile istinto di protezione. Caratteristiche femminili sono la civetteria, il desiderio di essere belle così da essere scelte, la competizione con altre donne, (specchio delle mie brame chi è la più bella del reame?) e l’accudimento. Gli uomini hanno un impulso alla guerra, se fortunatamente non ci sono guerre usano il tifo calcistico. Le donne hanno un impulso all’accudimento, se sfortunatamente non c’è nessuno da accudire diventano gattare. L’unica possibilità di sopravvivenza per donne e bambini è un uomo che li protegga. Dove non c’è il padre il livello di ansia dei bambini aumenta. Le prime difese di un bambino sono l’amore di sua madre e l’ascia di suo padre. Se ci sono troppe madri sprofonda nella bambagia, senza padre può essere travolto dall’ansia e c’è il rischio che nessuno gli insegni il coraggio. Dove il padre se ne va, dove è stato cacciato, dove non c’è, aumentano i disturbi ansiosi di figli. Innumerevoli bambini sono stati e sono allevati dalla propria madre, da una donna sola, oppure da due donne: la mamma e la nonna, la mamma e una zia, oppure, ora è di moda, la mamma e la compagna di lei. Queste persone hanno perso il padre, una ferita aperta, ma almeno il padre non è stato negato da qualche parte c’era il suo nome, o la sua fotografia, o almeno la scritta “padre ignoto”. Non è molto, ma almeno è presente la parola padre. Non è negato che il padre esista. Ora la sentenza della Corte di Cassazione nega al bambino il diritto alla collera e al lutto. Per quanto il bambino possa essere amato, per quanto sia chiaro che la sua vita è preziosa, resta la verità dell’amputazione. Che deve essere riconosciuta. Nelle cosiddette famiglie arcobaleno questo lutto è negato e diventa un tabù. Non esistono famiglie arcobaleno in realtà. Questo termine è usato, al contrario, per indicare famiglie monocolore, costituite da individui che hanno rinunciato ad accettare il diverso, e che quindi hanno rinunciato alla sessualità, essendo la sessualità un incontro di diversità. Quando leggiamo le vere testimonianze dei figli delle coppie omogenitoriali nei numerosi libri e blog che raccolgono le loro voci dolenti, sappiamo del tabù del loro lutto. Che almeno sia scritto: figlio di padre ignoto, non di madre intenzionale. Ci troviamo di fronte al dolore per il genitore amputato, alla necessità di proteggere l’unico genitore esistente, il timore di destabilizzarlo se si osa parlare ad alta voce del desiderio feroce, fisiologico, dolente di avere un padre, la coscienza di essere a volta un pochino anche una bandiera, forse un esperimento. In questi libri i protagonisti chiedono e raccomandano la verità. Figlio/a di padre ignoto, figlio/a di madre ignota. Che non sia scritta una menzogna, figlio/a di due madri, due padri, ma una verità. Che sia loro concesso il rimpianto per il genitore mancante, che sia permesso cercarlo, chiederne il nome. Che a questi bambini sia concesso il loro lutto, che non diventi un tabù totale. Inoltre è evidente a chiunque non sia ingenuo che questa è la strada per sdoganare la ben più grave pratica della gravidanza per altri e la ben più antifisiologica situazione del bambino con “due padri” e nemmeno una madre. Riporto integralmente un post di Luca Trapanese, scrittore gay. “Una svolta storica per le famiglie arcobaleno: la Corte Costituzionale ( e non la politica) riconosce il diritto dei bambini ad avere due mamme fin dalla nascita. Oggi, 22 maggio 2025, la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza epocale: i bambini nati da coppie di donne omosessuali tramite fecondazione eterologa hanno il diritto di essere riconosciuti legalmente da entrambe le madri sin dalla nascita. Questa decisione rappresenta un passo fondamentale verso l’uguaglianza e il riconoscimento delle diverse forme di famiglia presenti nella nostra società. Tuttavia, è importante sottolineare che questa sentenza riguarda specificamente le coppie di donne e non affronta ancora le sfide legali che le coppie di uomini affrontano nel percorso di riconoscimento della genitorialità. In Italia, la gestazione per altri è vietata, e le coppie omosessuali maschili spesso si trovano a dover affrontare percorsi complessi e incerti per vedere riconosciuti i propri diritti genitoriali. È giunto il momento che il legislatore intervenga per colmare questo vuoto normativo, garantendo a tutte le famiglie, indipendentemente dalla composizione, il diritto al riconoscimento e alla tutela legale. La tutela dei diritti dei bambini e il riconoscimento delle diverse realtà familiari devono essere al centro di un sistema giuridico equo e inclusivo.” Che il bambino abbia bisogno di papà e mamma non interessa a nessuno e non si può dire: Gianfranco Ricci e Gilberto Gobbi, per averlo affermato, hanno rischiato di essere radiati dai rispettivi ordini degli psicologi.