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25 aprile 2021

By Silvana De Mari
25 Aprile 2021
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Il 25 aprile ricordiamo la liberazione dal nazifascismo che fu fatta, vale la pena ricordarlo, dalle truppe alleate. La liberazione fu aiutata dalla resistenza antifascista italiana. Fu un piccolo aiuto quello dei partigiani italiani, magnifico dal punto di vista del coraggio, ma piccoli dal punto di vista militare, come descrive Churchill nella sua La storia della seconda guerra mondiale, in effetti un’autobiografia. La resistenza italiana è divisa in tre tronchi, verdi, bianchi e rossi, come la nostra bandiera. I Verdi, giustizia e libertà, sono ad esempio Oriana Fallaci e Primo Levi, grandi ideali e poche armi,  Bianchi i Badogliani, e i Rossi, la brigata Garibaldi, i comunisti e comunista voleva dire una sola cosa: che prendeva ordini da Stalin.

I bianchi erano in maggioranza ex militari, quindi avevano le armi e le sapevano usare. Erano in contatto radio con gli alleati che impartivano ordini cifrati attraverso Radio Londra: sta per cadere la neve voleva dire che stavano per arrivare i paracadutisti e così via. Era così possibile che le loro azioni fossero sempre coordinate a quelle degli eserciti alleati. Erano divisioni bianche la divisione del comandante Di Dio che tenne la Val dell’Ossola e la divisione Osoppo massacrata a tradimento dai partigiani rossi  a Portius. L’evento è stato raccontato nel film  Portius, boicottato nella distribuzione in tutte le sale. Il si erano quelli legati al partito comunista, erano quelli legati quindi a Stalin. Vale per la resistenza italiana la stessa regola che George Orwell ha descritto nel saggio In omaggio alla catalogna e che Arthur Koestler ha descritto nel romanzo Buio a mezzogiorno: i partigiani non comunisti avevano due nemici, i nazifascisti e partigiani comunisti, entrambi nemici mortali. Ai partigiani comunisti dobbiamo anche la incredibile serie di ignobili assassini e ancora più ignobili scomparse di persone che diventano desaparecidos a guerra finita, nell’assoluta ignoranza delle alte gerarchie, vale a dire Togliatti e Iotti, che “sicuramente non sapevano”,  certo, perché se avessero saputo sarebbero stati due assoluti criminali, due individui degni del più granitico degli ergastoli. se non sapevano però sono stati due sprovveduti incapaci.

La indecente ridicola canzonetta O bella ciao è chiaramente fasulla. In effetti fu composta attorno agli anni 60. Questa è una canzonetta che non ha la tristezza inevitabile di qualsiasi vero canto di gente che vive veramente a contatto con la morte, e soprattutto è un falso ridicolo perché i vari gruppi partigiani non comunicavano fra di loro, sia per distanze geografiche e per distanze ideologiche e non era quindi pensabile che avessero la stessa canzone. Non c’era Internet. Come dovevano comunicarsela gli uni con gli altri?

Vorrei ricordare in questo descritto la brigata polacca. Tra i liberatori dell’Italia ci sono stati polacchi. La Polonia è la grande martire della seconda guerra mondiale. Pochi ricordano che Hitler affermava che, finiti gli ebrei, sarebbe stata la volta dei polacchi. I polacchi dovevano essere sterminati fino all’ultimo. Le violenze sulle donne polacche sono state tragiche. I bambini più belli e “ariani” venivano sottratti alle loro famiglie per essere inviati in Germania, dove sono morti di stenti negli orfanotrofi. Delle vittime dei campi di concentramento un milione era polacco. In diverse zone della Polonia non sono più rimasti sacerdoti, internati in lager. I bambini polacchi non dovevano andare a scuola oltre la quinta elementare. Perché Hitler odiava così tanto la Polonia? Perché tedeschi e austriaci odiavano così tanto i polacchi? Perché la Germania e l’Austria  esistono grazie alla Polonia. Fu la straordinaria carica dell’esercito polacco, capitanati dalla mitica cavalleria pesante degli ussari alati a infrangere l’assedio ottomano a Vienna il 12 settembre del 1683. C’è un odio livido e osceno che miserabili hanno per i grandi, soprattutto se sono stati beneficati.  Solo i grandi rispondono alla grazia con la grazia. I miserabili rispondono al beneficio con l’odio.

Quando l’11 novembre 1941 Adolf Hitler strinse un patto d’acciaio con il gran Muftì di Gerusalemme, affermando che il nazismo ha due anime, tedesca e islamica, secondo alcuni commentatori si scusò addirittura per quella vittoria del 12 settembre 1683 a Vienna, e impedì all’Islam e tanto bello e tanto simile al nazismo (idea di Adolf Hitler non mia) di espandersi comodamente in tutta Europa. In tale occasione fu fondata la 13ª divisione SS, la bosniaco palestinese, i soldati che avevano il Corano nella bisaccia.

In questo 25 aprile ricordo tutti coloro che hanno combattuto per la libertà d’Italia, sacrificando la loro vita e la loro salute, perché la libertà è al di sopra di tutto.

Rinchiusi in casa ad aspettare il permesso del ministro Speranza o di chi per lui per poter uscire almeno fino a mezzanotte come Cenerentola, noi non siamo degli loro. Le libertà è un valore superiore alla salute, anche perché quando a un popolo è stata tolta libertà, la sua salute sarà distrutta.

Ricordo anche tutte le vittime, le vittime del nazifascismo, le vittime della liberazione, i morti sotto i bombardamenti, la tragica storia delle marocchinate, le vittime dei partigiani comunisti nel triangolo rosso, i cittadini italiani di fede ebraica partiti per Germania e mai più tornati.

In nome di quei morti, in nome di tutto quel dolore, il nome di tutto con la distruzione impariamo a combattere per la libertà subito. Il cosiddetto coprifuoco non ha nessun senso dal punto di vista sanitario ed ha il senso mostruoso di impedire a giovani donne e giovani uomini di incontrarsi per diventare famiglie e mettere al mondo  figli, ha il senso mostruoso di separarci dalla, la bellezza delle stelle, la bellezza di un concerto, e ancora di più ha il compito di inchiodarci davanti alla  dannata televisione. In nome di chi ha combattuto in nome della libertà cominciamo a fare il primo gesto per essere liberi: spegniamo la televisione. Ora e per sempre.

Tags13 divisione SS25 aprile poloniadivisione Osoppomarocchinate
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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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