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Vergogna

By Silvana De Mari
12 Dicembre 2021
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Vergogna.

La vergogna è un’emozione morale, noi ci vergogniamo quando abbiamo violato le regole di comportamento del nostro gruppo, se le condividiamo.  La vergogna è un’emozione molto forte, ed è sempre collegata a una punizione. Dove non esista la pena, non può esistere vergogna. La pena può essere l’insufficienza, 20 anni di galera, una coscienza che ti tiene sveglio la notte, ma sempre punizione è. Vergogna e punizione sono concetti talmente associati che la situazione precedente alla punizione diventa quella che genera vergogna, e che quindi sarà evitata. Nelle infanzie dove non esistano punizioni, mai, non possono essere identificate situazioni da evitare. La vergogna non c’è. La creatura allevata senza vergogna non riconosce nessuna regola di comportamento condivisa, cioè è una dannazione di arroganza, e non identifica nessun  crimine come qualcosa da evitare. L’educazione è basata su un forte processo empatico, fatto di affetto e desiderio di insegnare, ma anche da (piccole) punizioni che insegnino attraverso la vergogna qual è il comportamento desiderabile. Tutte le volte che il mio cane sottraeva cibo, cioè mangiava cibo che era in altri punti che non la sua ciotola, riceveva una piccola punizione. Bastava una sgridata. Il risultato è che aveva capito che mangiare cibo che fosse al di fuori della sua ciotola era contrario alle regole del gruppo. Tutte le volte che lo incontravo per casa con le orecchie basse la coda tra le gambe, i segni distintivi della vergogna nei cani, capivo che aveva rubato qualcosa e andavo a controllare cosa. E onestamente rubava poco, solo quando la tentazione era eccessiva, quasi una provocazione (pasticcini lasciati per sbaglio sul piano basso del tavolino). Se noi subiamo una punizione, deduciamo che il comportamento precedente alla punizione sia stato il comportamento punito. È inutile punire un cane per qualcosa di sbagliato fatto il giorno prima. Non riuscirà a collegarlo. Se una punizione arriva gratuitamente, cioè senza essere preceduta da nessun comportamento che può essere identificato come quello disdicevole, allora si genera una paura continua, anzi una vergogna continua: una paura caratterizzata dei segni di vergogna. Un cane bastonato continuamente, un bambino massacrato da un genitore problematico sviluppano la vergogna di sé. Questo succede anche nelle vittime innocenti di bullismo, di genocidi, di malattie invalidanti o che sfigurano, o per un aspetto fisico normale e non di moda, si genera una vergogna continua che non può essere prevenuta evitando un determinato comportamento, perché non è conseguenza di nessun  comportamento  Abbiamo due tipi di vergogna, quella su fare e quella sull’essere, aver violate le regole genera una  vergogna sul fare, oppure se siamo considerati fuori dalle regole a prescindere, questa è la vergogna sull’essere.  La seconda è sempre un’emozione ingiusta  che nasce dalla persecuzione, l’etnocidio, il genocidio, l’aggressione scolastica oggi indicata col termine bullismo, una qualche forma di bruttezza o anche solo di normalità, vale a dire una semplice devianza gli standard assurdi di bellezza e successo proposti dai media.  La prima può essere giusta o sbagliata a seconda  che le regole siano giuste o sbagliate. Sotto il nazismo, comunismo, maoismo eccetera è stato considerare uccidere innocenti e generava vergogna non osare farlo. La vergogna nasce dalla violazione delle regole del gruppo. È il caso di scegliere con molta attenzione il gruppo ed è il caso che del gruppo faccia parte anche Dio. In questo caso il comportamento che genera vergogna si chiama peccato. Tutto quello però che non è stato ordinato da Dio, non può generare vergogna, e si evitano fiumi di vergogne inutili e dannose. Dio non ha ordinato di essere alti o di magri. Non è un caso che le persone con credenze religiosi molto forti resistano alla dittatura, non cedano alla banalità del male, e non cedano nemmeno ai dettami di Vogue.

Senza la vergogna non possono esserci regole, quindi si ha la dissoluzione di ogni ordine in un caos fatto di arbitrio. La vergogna, come ogni emozione negativa, è oggi criminalizzata e deve essere accuratamente evitata ai bambini in ogni sua forma. Dove ci sia un’incapacità di vergogna si configura la struttura del criminale perfetto e assoluto. Vietare bocciature e insufficienze, cioè evitare che il bambino che non ha studiato si vergogni, trasforma la suola in  una curiosa fucina di semianalfabeti, dove qualcuno con una petizione piena di strafalcioni ha chiesto l’abolizione del tema di maturità. Troppo difficile. Se qualcuno poi non avesse avuto la capacità, si sarebbe vergognato. In Oregon sono stati organizzati corsi di aggiornamento per insegnanti allo scopo di chiarire che non è detto che risultato in aritmetica debba sempre essere uno solo, sarebbe una forma di suprematismo bianco. L’apogeo delle dittature è convincere persone a vergognarsi di comportamenti assolutamente normali. Respirare normalmente senza mascherina, cantare, correre, prestarsi a vicenda una gomma o dividere la merenda, non aver voluto nel proprio corpo un farmaco in fase sperimentale su cui maggiori scienziati sono molto dubbi, è e oggi considerato fonte di vergogna nella totalità delle scuole.

Parlo di vergogna perché sono un’ esperta. Ricevo innumerevoli e-mail che mi invitano a provare vergogna. Queste sillabe sono sempre presenti, insieme all’augurio di vedermi squartata dal Tg1 o informazione che sono sempre più vecchie sempre più brutta. Con estrema saggezza non conservo queste missive e mi limito a recitare un’Avemaria per ognuno degli scriventi affidando una suo angelo custode, che si dia da fare, magari un po’ meglio di quello che sta facendo attualmente.

Nel gruppo cui appartengo io fa parte anche Dio. Avere condannato con durezza l’apologia di pedofilia contenuta è sti di Mario Mieli, e quindi sottilmente ripresa in tutti coloro che raccomandano questi testi, mi ha causato processi di cui sono estremamente fiera, il prossimo ci sarà a fine mese, e di cui non intendo vergognarmi. Non posso quindi vergognarmi, mai, per aver detto la verità, anche sulle minoranze oggi protette da politicamente corretto. La vergogna dovrebbe correttamente colpire la menzogna. Oggi invece la vergogna colpisce e offeso la suscettibilità di una minoranza, anche se ha detto la verità.

Come faccio a non vergognarmi? chiedono le missive. E come faccio essere così stolta? L’aggettivo non è esattamente stolta ma un altro che comincia comunque per st e finisce per a ed è presente in tutte le missive che contengono l’invito a vergognarmi. La risposta alla seconda domanda è ovvia e così rispondo anche la prima. Come faccio essere così stolta? E a non vergognarmi? Mi alleno. Mi alleno da anni, con un’autodisciplina eroica, mica qualcuno può pensare che una “stoltezza” (la parola in realtà non è questa) come la mia possa essere frutto del caso o di improvvisazione. Si tratta comunque di un’acquisizione recente, un decennio o poco più. Nel mezzo secolo precedente sono stato solidamente atea, terzomondista, femminista, entusiasticamente a favore di tutte le minoranze indipendentemente dal fatto che avessero ragione o meno, per il solo fatto che erano minoranze. È con una forza di volontà di acciaio che sono diventata str…, cioè, no, volevo dire stolta, che ho imparato a scoprire la manipolazione, il linguaggio manipolatoria su cui si basa il vittimismo cronico che permette do distruggere la verità e la libertà elementare di dirla. La base del politicamente corretto è vietare le parole potrebbero creare sofferenza in appartenenti a minoranze. Se creano sofferenza, anzi una tragica vergogna di essere,  in appartenenti alla maggioranza, si chiamano cancel culture e sono considerate una bella cosa. Le minoranze si dichiarano sofferenti e quindi al di sopra di ogni critica, la sofferenza della maggioranza non è considerata.

Se qualcuno ha torto, ha torto anche se sta soffrendo. Il dolore non annulla la colpa. Non la attenua nemmeno. È la vergogna che permette la redenzione. È dalla vergogna che passa la via della vera gloria, che è la redenzione. Ne I promessi sposi è fondamentale il personaggio di Fra’ Cristoforo, che ha assassinato per motivi insulsi ed è arrivato al pentimento grazie alla preziosa vergogna. Oggi di moda il perdono low cost, la misericordia che inonda i senza vergogna e i senza pentimento. Anzi, c’è sempre più una  curiosa inversione. Il sangue della vittima è ancora caldo e si precipitano a informarci che carnefice aveva il cuore spezzato dal non essere stato abbastanza amato o abbastanza integrato. Questa è la trappola della comunicazione manipolatoria, bisogna allenarsi per imparare a non caderci.

 

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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