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La vera storia del vaiolo e della sua vaccinazione.

By Silvana De Mari
1 Aprile 2024
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Tra i molti libri che ricostruiscono la vera storie delle vaccinazioni uno dei migliori è “Malattie, vaccini e la storia dimenticata: Epidemie, contagi, infezioni. Cos’è cambiato davvero negli ultimi due secoli in Occidente” di Suzanne Humphries e Roman Bystrianyk. Le epidemie colpivano duramente nel secolo dell’industrializzazione.  L’industrializzazione fu un fenomeno feroce. Migliaia e migliaia di persone si riversarono su quartieri operai dove abitazione insufficienti e fatiscenti ospitavano un’umanità disperata. Non c’erano le fogne, quindi le strade ripiene di spazzatura diventarono fogne a cielo aperto, per il tripudio di milioni di topi e di milioni di insetti che posandosi prima sugli escrementi, poi sul poco cibo, trasmettevano ogni possibile malattia. I turni degli operai in fabbrica o in miniera, quindi lontani da luce solare, erano di 12 o 16 ore. Anche i bambini lavoravano, lontani quindi dalla luce del sole e con ore di sonno insufficienti. Il cibo era poco, pessimo, spesso avariato. Nelle lunghe ore di lavoro cui dovevano sottoporsi sia adulti che bambini, oltre alla carenza di vitamina D per mancanza di sole c’era anche la presenza di vapori, fumi, sostanze tossiche, a cominciare dall’arsenico largamente usato in moltissime manifatture. C’era il rischio di incendi, crolli, incidenti sul lavoro. Nelle miniere, bambini spesso rachitici per mancanza di sole dovevano spostare i sacchi di carbone. Su questa umanità malnutrita, macilenta e rachitica, le epidemie erano spaventose. Tutti sognavano di risolvere il problema. Le epidemie in effetti sarebbero state evitabili, a patto di fare le fogne, portare l’acqua corrente, diminuire le ore di lavoro, ricostruire l’edilizia operaia, mettere zone verdi, vietare l’accesso dei bambini a miniere e fabbriche, vietare turni di lavoro superiori a 40 ore la settimana. Allora è più corretto dire che tutti sognavano di avere una bacchetta magica che bloccasse l’epidemia. Quando Jenner arrivò con la sua vaccinazione antivaiolosa, tutti si illusero di avere in mano la bacchetta magica. La vaccinazione antivaiolosa di Jenner, la prima vaccinazione su grande scala, descritta su tutti i nostri libri come un grande passo per l’umanità, fu una tragedia inenarrabile, uno dei più grandi disastri iatrogeni in tutta la storia della medicina. Il vaiolo era una malattia terribile e mieteva vittime anche tra gli aristocratici e i re, certo. Jenner notò che quelli che avevano sulle mani le pustole del vaiolo delle vacche, vaiolo vaccino, non si ammalavano di vaiolo umano. Questo è un esempio di medicina episodica. Quelle particolari mungitrici, con un sistema immunitario forte, stavano all’aria aperta e bevevano latte, avevano un sistema immunitario potente per cui contraevano il vaiolo vaccino in forma lievissima, con poche vescicole sulle mani, e grazie anche a quella immunizzazione, resistevano al vaiolo vero. Jenner provò la sua teoria su un bambino (questo è assolutamente ignobile), il figlio del suo fattore che quindi non poteva rifiutarsi altrimenti il padre avrebbe perso il lavoro e tutti sarebbero morti di fame. Al bambino fu fatta una scarificazione su cui venne messo il contenuto di una delle pustole delle mani della mungitrice. Il contenuto di una pustola è pus, cioè un materiale molto settico. Al figlio del fattore venne una pustola nel luogo d’inoculazione e niente altro. Quando poi con incredibile criminalità, Jenner rifece la scarificazione mettendo il contenuto di una pustola di un vero malato di vero vaiolo, il bambino non si ammalò. Siamo di nuovo di fronte a medicina episodica: quello specifico bambino, molto forte, con un sistema immunitario spettacolare, non si ammala di vaiolo vaccino e neanche di vaiolo umano. Benché esperimenti analoghi ripetuti da altri medici dessero risultati disastrosi, la vaccinazione antivaiolosa di Jenner fu resa obbligatoria, con pene draconiane: il carcere o sequestro di beni ai padri che cercavano di sottrarre i figli. Fu un’ecatombe. Si faceva una scarificazione sul braccio di un bimbo piccolo e si metteva una goccia di pus, in epoca pre antibiotica e senza nessuna idea di asepsi: questo scatenò infezioni batteriche (erisipela) gravissime e anche mortali. La vaccinazione antivaiolosa si fa sul braccio sinistro perché quando tutto è andato storto, si amputa il braccio sinistro e almeno si salva il destro. Innumerevoli bambini sono morti di vaiolo vaccino, che è una malattia irrilevanti su mungitrici e bambini di campagna forti e sani, ma che sui denutriti e rachitici figli degli operai poteva essere una malattia sistemica addirittura mortale. Lavori statistici che esistevano già allora, rivelavano che al momento delle vere epidemie di vaiolo non c’erano differenze significative di mortalità tra le zone vaccinate e le zone non vaccinate. Possiamo aggiungere che i sacerdoti cattolici si resero conto del disastro. Loro avevano a disposizione un controllo totale sul territorio grazie ai registi parrocchiali. Molti di loro si resero conto che i morti da vaccino non erano meno numerosi dei morti da vaiolo. Lo segnalarono ai rispettivi vescovi che a loro volta lo segnalarono ai rispettivi cardinali che a loro volta lo segnalarono al Papa. La Chiesa cattolica quindi, con un controllo quasi totale del territorio e la capacità di far convergere tutte le informazioni su unico vertice, oltre ad aver inventato lebbrosari e ospedali ha anche inventato la statistica medica. Papa Leone XII si rese conto della pericolosità della vaccinazione antivaiolosa e non solo ne vietò la obbligatorietà, ma addirittura cominciò a sconsigliarla o vietarla. A dispetto delle azioni del governo che aveva dichiarato reato rifiutare la vaccinazione antivaiolosa, tra il 1871e il 1872 una grande epidemia di vaiolo colpì l’Inghilterra. A Leicester ci furono circa 3000 casi e 358 morti. Le persone che rifiutavano il vaccino dopo aver visto i gravi effetti collaterali erano state costrette alla vaccinazione dalle nuove leggi, malgrado ciò erano ancora colpite da epidemie mortali di vaiolo, questo aveva fatto aumentare la ribellione. Le autorità tentarono di costringere alla vaccinazione in modo ancora più pressante. Nel 1885 i cittadini e i delegati di più di più di sessanta città si riversarono sulle strade di Leicester per protestare. La giunta municipale venne sostituita e l’obbligo vaccinale revocato. Nel 1890 la percentuale di vaccinati era scesa dal 95% al 5% di tutti i nuovi nati. I medici pronosticarono che i cittadini di Leicester avrebbero patito gravi conseguenze per aver rifiutato il vaccino: la malattia si sarebbe propagata senza incontrare barriere e avrebbe falcidiato la popolazione. Nel 1893 il vaiolo esplose e Leicester ebbe, in proporzione, meno di un terzo dei casi e meno di un quarto dei morti rispetto alla popolazione vaccinata di Birmingham. Il “metodo Leicester” consisteva nella quarantena per i malati e nella disinfezione degli ambienti.  Nel 1911, il dottor J.W. Hodge pubblicò un articolo sull’esperimento ribelle di Leicester dichiarando …una popolazione non vaccinata è di gran lunga meno suscettibile al vaiolo e di gran lunga meno afflitta da questa malattia, da quando ha abbandonato la vaccinazione, rispetto a quanto lo fosse al tempo in cui il novantacinque per cento dei nuovi nati erano vaccinati e la popolazione adulta era vaccinata più volte. Da febbraio 1972 ad aprile dello stesso anno, la Jugoslavia subì un’epidemia di vaiolo. Il paziente 0 era un cittadino, vaccinato a dicembre del 1971, che aveva contratto la malattia in Iraq. L’epidemia provocò 175 contagi e 35 decessi anche se la popolazione più adulta aveva un alto tasso di vaccinazione, inoltre la terza ondata di casi si registrò prevalentemente in persone già vaccinate. Nella relazione dell’OMS si legge: “Nel gruppo dai 20 anni in su, 92 pazienti erano stati vaccinati in precedenza e 21 no. Il numero relativamente grande di vaccinati fra coloro che avevano più di 7 anni indica una sostanziale diminuzione dell’immunità postvaccinica a seguito della vaccinazione primaria, così come una mancanza di efficacia del richiamo a 7 e 14 anni”. L’OMS fu costretta ad attuare anche il metodo Leicester quando divenne evidente che la vaccinazione non proteggeva in modo sicuro. La vaccinazione doveva essere praticata per proteggere la storia del suo successo, ma quello che arrestò l’epidemia fu l’applicazione del metodo Leicester. I popoli che non conoscono la storia, ne ripetono gli errori.

Nell’immagine: afta contagiato da vaccino.

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