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Home›Generale›E mentre a Reggio Emilia sta accadendo qualcosa di simile, ripassiamo il Forteto.

E mentre a Reggio Emilia sta accadendo qualcosa di simile, ripassiamo il Forteto.

By Silvana De Mari
28 Giugno 2019
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Forteto.

Scrivo questa voce facendo copia incolla da Wikipedia per evitare altre denunce per diffamazione, ne ho già una collezione. La mia domanda è: come è stato possibile? Chiedo a chiunque legga queste righe di cercare ulteriori notizie e chiedersi: come è stato possibile? Per anni? Quando tutti sapevano? Ho saputo del Forteto in Svizzera grazie a un documentario in francese mentre, come il documentario sottolineò, nonostante le denunce il Forteto continuava a “funzionare”. Come è stato possibile? Perché i ciarlatani possono spacciarsi per medici e psicologi! Perché molti di coloro che si sono occupati di minori nel Mugello, hanno trovato più appassionante, invece che affidare un bambino già ferito dalla vita a una banale famiglia affidataria, banalmente piccolo borghese, costituita da un banale padre da una banale madre, fare il doppio salto mortale carpiato all’indietro, scavalcare gli stereotipi, inventare una nuova società e inventare un nuovo tipo di famiglia. Sul Forteto, su quanto fosse meraviglioso, si scrivevano saggi. Molto più divertente quindi fare il doppio salto mortale senza rete di sicurezza, tanto quello quelli che cadevano erano i bambini, erano i pazienti neurologici o psichiatrici affidati a questo inferno. Oltre all’ovvio raccomando il banale. Un bambino ha bisogno di padre e madre. Dove ci siano padre e madre, la sua sicurezza non è certa al 100%, ma è nettamente maggiore che con tutte le altre soluzioni. Tutte le altre soluzioni, è provato statisticamente, hanno tassi di disastro molto maggiori, quindi restiamo sul modello standard. Un bambino già ferito dalla vita deve essere affidato a una coppia genitoriale costituita da padre e madre. è bizzarro come per le banali famiglie normali un lontano, minimo,  vago sospetto di abuso su minore scateni l’allontanamento immediato, mentre metri cubi di sospetti che diventavano tragiche certezze non abbiano scatenato la stessa celerità per il Forteto.  L’ allontanamento dalla famiglia “vera” spesso è anche a torto, come raccontano numerosi casi, uno dei quali avvenuto vicino a dove scrivo, descritto in un bellissimo libro, dolente e appassionato, che si intitola “Pulce, non c’è”. Il libro racconta proprio di una bimba, con una disabilità cognitiva,  strappata la famiglia per un falso sospetto. Racconto questa storia perché qualche giorno fa ho incontrato Pulce, mentre accompagnava la sua magnifica sorella, autrice del libro, a fare la spesa. Il sospetto di abusi, un sospetto dannatamente pesante, non ha fermato gli affidi al Forteto. Noi popolo bue, cafoni bifolchi, abbiamo la dannata impressione che a volte l’attenzione di qualcuno dei personaggi che si occupano di infanzia sia stranamente concentrata contro le famiglie vere, anche a costo di vedere quello che non c’è, anche a costo di negare l’ovvietà che, nei casi di deficit economici finanziare, la famiglia di origine è più sensato aiutarla che spezzarla, è stranamente svolazzante quando si tratta di strani esperimenti con doppi salti mortali, anche a costo di non vedere quello che maledettamente c’è. E ora : wikipedia.

Il Forteto è una cooperativa agricola attiva nel comune di Vicchio, provincia di Firenze; nacque nel 1977 come un’associazione fondata da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi e altri con l’obiettivo di essere una comunità produttiva e alternativa alla famiglia tradizionale ispirata agli insegnamenti di don Milani e alle teorie di Gian Paolo Meucci. Nel 1978 i fondatori vennero indagati per atti di libidine violenti e maltrattamenti nei confronti degli adolescenti disabili che il tribunale dei minori aveva inviato presso la comunità e poi definitivamente condannati nel 1985; nel 2011 vennero accusati nuovamente di maltrattamenti verso minori ospiti della comunità e Fiesoli venne definitivamente condannato nel 2017 a oltre 15 anni per abusi su minori e maltrattamenti. Lo scandalo che ne seguì portò anche all’istituzione di commissioni di inchiesta parlamentari e regionali e, nel 2018, al commissariamento della cooperativa.

Lo Scandalo Forteto è relativo a casi di molestie sessuali e pedofilia accaduti all’interno del Forteto, una comunità fondata da Rodolfo Fiesoli[1] e Luigi Goffredi nel 1977.[2] Secondo quanto emerso dalle vicende giudiziarie e da tre commissioni di inchiesta regionale e nazionale, all’interno della struttura si commisero abusi psicologici e sessuali nei confronti di minori e disabili che erano stati dati in affidamento dal Tribunale dei minori alla comunità.

Prima commissione regionale

l 15 gennaio 2013 mentre si attendono gli sviluppi giudiziari, la commissione regionale d’inchiesta pubblica la sua relazione sul Forteto, approvata all’unanimità. Il suo testo integrale è nel sito della Regione Toscana.[26] Nella relazione della commissione di inchiesta regionale si legge:

«È Fiesoli che detta le regole. Al Forteto «uomini e donne vivono divisi: dormono, mangiano, lavorano separati anche se sposati». «La famiglia era una gabbia oppressiva, bisognava isolarsi dall’egoismo del mondo» raccontano le vittime. L’eterosessualità è «osteggiata», l’omosessualità incentivata. «Le donne – racconta Giuseppe – erano maiale e puttane, anche la Madonna era “puttana”, perché non voleva far crescere Gesù». «Si doveva tutti cercare di maturare attraverso il confronto» ricorda Donatella, e il “confronto”, nel lessico rovesciato del profeta, «era il sesso omosessuale». I ragazzi che mostrano desiderio per l’altro sesso sono «finocchi», le ragazze «lesbiche». Chi veniva scoperto era umiliato di fronte a tutti, sottoposto ai «chiarimenti». «Ti mettevano su una sedia, la sera, e ti facevano un processo. Dovevi confessare di essere preda di ossessioni sessuali anche se non era vero, o di aver subito violenza dalla famiglia di origine anche se non era mai successo». Chi si ribella o si oppone subisce le «punizioni». «Tirate di capelli, botte con il mattarello, zoccolate». Oppure «si veniva richiusi nella cella frigorifera».»
(Relazione Commissione Regionale della Toscana)

Seconda commissione regionale

«Al Forteto l’omosessualità era non solo permessa ma addirittura incentivata, un percorso obbligato verso quella che Fiesoli definiva “liberazione dalla materialità” (…) l’amore riconosciuto e accettato, l’amore vero, alto e nobile era solo quello con lo stesso sesso (…) Il bene e l’amore vero erano quelli di tipo omosessuale, perché lì non c’è materia. »
(Relazione della Commissione regionale d’inchiesta)

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Silvana De Mari

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