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Festa della donna

By Silvana De Mari
12 Marzo 2022
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Quest’anno la cosiddetta festa della donna si apre sull’immagine di due uomini con due bambini privati della madre. L’immagine è stata rilanciata con cinguettii di leziosaggine  da innumerevoli giornali cosiddetti femminili. Il giornale femminile da sempre è la forma più squallida e bassa di conformismo al potere. Il giornale femminile è costituito per il 90%, ma in realtà guardando con attenzione per il 98%, da pubblicità. Ha quindi l’obbligo di essere inginocchiato davanti al conformismo più becero alla volontà delle élite,  perché se avesse un barlume di scatto di pensiero divergente o anche solamente di pensiero originale, perderebbe la pubblicità. Grazie al giornale cosiddetto femminile sappiamo quindi che questi due tizi che mostrano sorridendo due bambini privati della madre sono in questo momento la volontà delle élite.

Quando il bambino nasce in realtà ha già nove mesi. I nove mesi di vita intrauterina sono fondamentali per la sua struttura fisica e mentale. Su quei nove mesi si fa tutta l’impostazione epigenetica della nuova creatura. La madre condivide col bambino l’ossigeno che respira e tutte le emozioni, mediate da neurotrasmettitori e ormoni che il suo sangue porta fino al piccolo. Il suo cuore sostiene la circolazione di entrambi, portando il sangue al cuoricino del bambino . Il suo respiro dà la vita a entrambi. La mente del bimbo impara a gioire con la manna e essere triste con la mamma. La tristezza della madre che porta una gravidanza non sua scola nel bambino, nel suo sangue, nella sua mente. Il bambino impara a riconoscere la voce della mamma molto prima di nascere. Se ne è staccato, è una ferita primaria. Due tizi mostrano  ridendo i loro due bambini con una  ferita primaria, che nessuna psicoterapia potrà mai risolvere. Quei due bambini hanno gli ormoni da stress alti, sono stati privati non solo del preziosissimo latte della mamma, ma della sua ancora più preziosa voce, del suo ancora più prezioso abbraccio.

Per fabbricare ognuno dei due bambini ci sono volute due donne. Una, scelta su catalogo, sicuramente carina e possibilmente studentessa, ha venduto gli ovuli, sottoponendosi quindi a una pratica cruenta, pericolosa ed estremamente dolorosa, con rischi di sterilità, di emoperitoneo, di sindrome da iperstimolazione ovarica, con rischio di trombosi, quindi ictus e infarto, rischio di coagulazione intravasale disseminata, potenzialmente mortale,  con aumento di rischio del cancro della mammella e del colon. Un’altra, una donna povera, nepalese o forse Ucraina, non scelta su nessun catalogo, ha portato la gravidanza, una gravidanza molto più pericolosa di una gravidanza normale. Ci vogliono grandi dosi di ormoni, l’embrione creato il laboratorio non sempre si annida nel punto giusto, e c’è un altro rischio di gravidanza extrauterina, non sempre si annida bene e c’è un altro rischio di aborto spontaneo. Tanto, chi se ne frega, nel caso è il dolore di una donna povera, probabilmente anche brutta. E alle sue gambe che verranno  le varici, è il suo pancreas che forse svilupperà un diabete gestazionale. È una donna povera e forse anche brutta che avrà le doglie del parto. Di gravidanza e parto si può anche morire. Cosa volete che gliene freghi ai due tizi sorridenti?

Due tizi mostrano ridendo i due bambini di cui non hanno amato le madri. La diade madre bambino è quella su cui è basata la vita e la possibilità della gioia, la vera gioia, quella dell’equilibrio. Compito dei maschi, quelli veri, è proteggere questa diade. Il primo compito del padre è proteggere questo rapporto. Squittendo di letizia i giornali cosiddetti femminili stanno riportando la foto di questi due tizi con due bambini orfani. Sono orfani di entrambi i genitori. È stata loro tolta la madre, e non hanno padre. Hanno due acquirenti, proprietari dello spermatozoo che li ha fecondati, che hanno pagato la gravidanza di una donna che non toccherebbero con un dito . Sono acquirenti, non padri. I bambini cresceranno senza sapere cosa è una madre, ma anche senza sapere cosa è un vero padre. I due bambini sono orfani.

Di gravidanza e di parto si può morire e si muore. Il corpo della madre ne porta i segni per sempre anche quando tutto è andato bene. Anche nei parti piu` normali e fisiologici sia madre che
figlio ne escono dolenti e stremati, dopo di che inevitabilmente si abbracciano, a meno che il neonato non sia immediatamente sequestrato per essere lavato e messo in un’insopportabile culla sterile, dove i suoi polmoni saranno spinti allo spasimo in un dolorosissimo pianto nella inutile
ricerca di qualcuno che lo consoli. ( pratica ormai abbandonata, fortunatamente) L’abbraccio, l’odore
della pelle, provoca in entrambi una sensazione di piacere
mediata dalle endorfine. Questa scarica di endorfine e`
enorme nel neonato e ulteriormente aumentata da quelle
contenute nel latte materno.
Solo dove c’e` dolore puo` esserci consolazione. Che il
parto umano sia cosı` lungo e doloroso secondo alcuni fisiologi
favorisce un attaccamento cosı` grande da permettere
una vicinanza lunghissima, di molti anni. L’attaccamento madre/figlio è l’emozione più potente che esista in natura e su questa è basata la sopravvivenza della vita. Tutte le altre emozioni sono pallide imitazioni. Chi ha sentito una vita muoversi dentro di se, chi ha provato il dolore dal parto, che sa quanti rischi anche mortali gravidanza e parto vogliono dire, che intensa felicità dia il primo sorriso del bimbo ( verso i due mesi, quasi sempre quando sta succhiando il latte, si interrompe, guarda mamma e poi sorride), sa di cosa si stia parlando.
E ` questa lunghissima vicinanza, basata sul dolore dell’allontanamento e sulla gioia della vicinanza tra madre e figlio, il fatto che il piccolo non sia sbattuto a cavarsela da solo dopo pochi anni, che permette il
processo educativo, il fatto che ogni generazione trasmetta il proprio sapere alla successiva che non riparte piu` da zero.
Il processo educativo e` la base della civilta` umana.
Dove non c’e` madre che possa consolare, il dolore resta non consolato, una ferita aperta.
Quello che succede negli orfani.
Essere separati dalla madre è una ferita primaria. Sulla gravidanza, il periodo in cui il feto e la madre condividono i neurotrasmettitori si fa tutto l’adattamento epigenetico, l’adattamento che permette la sopravvivenza della specie. Se mamma ha sofferto la fame durante la gravidanza, il bambino avrà una forte tendenza a ingrassare ( dove non c’è roba, meglio metterla da parte), e a non essere troppo alto ( dove c’è poco, meglio non sprecare), se la madre ha vissuto in condizione di stress alto, bombardamenti, violenza, il bambino tenderà ad essere estremamente ansioso e più facilmente aggressivo.
Una mia carissima amica suonatrice di liuto durante la gravidanza del suo secondogenito ha provato tutti i giorni un pezzo di musica del barocco napoletano in previsione di un concerto dato all’ottavo mese di gravidanza. Dopo di che non ha più suonato quel pezzo. La volta in cui la radio lo ha trasmesso, suo figlio di quattro anni ha cominciato a canticchiarlo anticipando le battute.
Il legame madre figlio è sacro.
Quando il legame con la madre è spezzato il bambino per tutta la vita esprime ormoni da stress, sempre, anche quando sembra tranquillo, la madre moltiplica il rischio di sviluppare una depressione grave, oppure una malattia fisica. Chiunque lo spezzi volutamente commette un crimine.
Nell’onnipresente figura dell’orfano, personaggio chiave di tutta la letteratura fantastica c’è questo dolore assoluto.

diventerà migliore.

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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