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Home›Generale›Sequestro Moro.

Sequestro Moro.

By Silvana De Mari
14 Luglio 2020
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Sono appena stata rinviata a giudizio silvana de mari community

Sono nata che ero una principessa, l’erede del regno, e adesso sono poco più di una stracciona.

Essere italiani era straordinario. Eravamo una delle maggiori otto potenze industriali del mondo. La nostra moneta prendeva premi per la sua potenza e stabilità. La disoccupazione era bassissima. Un diplomato trovava un lavoro consono suo diploma nel giro di un paio di settimane e un laureato trovava un lavoro consono alla sua nel giro di cinque o sei settimane. Dove è cominciato il declino? Dov’è che il piano si è inclinato. Andando indietro con la memoria il piano ha cominciato a inclinarsi con la presenza delle cosiddette Brigate Rosse e la pallina ha preso velocità con il sequestro moro. L’onorevole Aldo moro non era il mio uomo politico preferito. Il cosiddetto Lodo Moro fu un patto scellerato stretto con i terroristi palestinesi che garantiva loro protezione e un atteggiamento molto distratto tutte le volte che sul nostro territorio avessero spostato armi o esplosivo, in cambio dell’affettuosa promessa che non sarebbero stati toccati obiettivi italiani, solo israeliani e statunitensi. Un patto scellerato dove l’Italia, dovendo scegliere tra il rischio di subire atti terroristici e il disonore scelse il disonore, e, ovviamente, ebbe anche gli atti terroristici.

Lodo Moro a parte, Aldo Moro però è stato un politico di spessore, qualcuno che sarebbe stato di intralcio alla svendita dell’Iri e dell’Italia.

In occasione della ricorrenza  del rapimento di Aldo Moro e della strage della scorta, lo scrittore blogger Marco Tosatti fornisce, attraverso le parole del generale Piero Laporta, una ricostruzione che smonta la narrativa ufficiale evidenziando le incongruenze di ciò che accadde in via Fani il 16 marzo 1978. Aldo Moro non è stato rapito in via Fani come ci è stato raccontato. In via Fani furono rinvenuti 91 bossoli, 49 dei quali sparati da un tiratore mai identificato dotato di un’abilità propria delle forze speciali, 42 sparati dai sei brigatisti con una  perizia da tiratori scelti facendo “una sola prova prima dell’azione” come dirà Valerio Morucci. I brigatisti rossi erano un branco di figli di papà che il naso non sempre sapevano soffiarselo da soli essendo stati abituati a soffiarselo con l’aiuto della tata. Avevano, tra tutti, sommati, la capacità militare di un coniglietto. Tutto quello che sapevano fare i brigatisti rossi era ammazzare la gente mettendosi in tre armati contro uno disarmato. Si mettevano in tre perché, se fosse andato uno da solo, armato, contro un obiettivo disarmato, sarebbe stato rischioso: magari il disarmato riusciva a scappare, o l’armato sbagliava mira. Meglio non rischiare. Tre contro uno. Secondo la narrativa ufficiale questi tizi avrebbero rapito Moro, con un’azione militare incredibile, un’azione in effetti incredibile, non credibile. Nessuno è in grado di sparare 91 colpi con la certezza di non colpire il futuro ostaggio. I rapitori dovevano essere certi che Aldo Moro rimanesse incolume perché sarebbe stato difficile gestire un ostaggio ferito e non potevano rischiare che venisse ucciso perché sarebbe crollata la finzione della “trattativa”. L’unica possibile spiegazione è che Ando Moro non fosse in Via Fani. Per questo non doveva trovarsi sul luogo della strage. I testimoni che riferiscono di un uomo  trascinato verso una macchina che poi si dilegua potrebbero aver visto qualcuno che non era Aldo Moro. Nelle lettere fatte ritrovare, Aldo Moro non fa cenno alla morte dei cinque uomini della scorta. Scrive solo che era la sua scorta era stata inadeguata. È una frase atroce. Nessuno può essere così cinico da di fronte a cinque uomini assassinati, a cinque famiglie che hanno subito una perdita terribile. Questa assenza d’interesse dimostra che era ignaro della loro sorte, sapeva solo che si erano lasciati ingannare da chi lo aveva “prelevato”. In una lettera a Francesco Cossiga usa il termine  “prelevamento”, non rapimento, un termine assurdo per un evento così cruento. Nella lettera chiede alla moglie di recuperare cinque borse che erano in macchina, se fosse stato sull’auto, avrebbe saputo che erano state portate vie dai suoi carcerieri. Perché massacrare la scorta se avevano già rapito Aldo Moro? Perché gli assassini hanno sprecato secondi, che a quel punto erano preziosi, per finire uno per uno  gli uomini della scorta? E soprattutto perché questi uomini non hanno risposto al fuoco? Perché avevano le mitragliette nel bagagliaio. Una situazione assurda. Non solo perché erano di scorta a un uomo sotto attacco, ma perché con un comportamento del genere si esponevano non solo alla morte, ma a un processo, a essere degradati, a essere espulsi, forse anche a una detenzione nel carcere militare di Gaeta. Per quale motivo gli uomini della scorta avevano messo le mitragliette nel bagagliaio? Tutta la storia può stare in piedi solo se si introduce un elemento nuovo: mister X. Supponiamo un l’antefatto, nella Chiesa di Santa Chiara dove Moro dove si recava a pregare tutte le mattine prima di andare al lavoro, arriva mister X, un generale di qualche cosa oppure un uomo politico molto importante, arriva accompagnato da uomini in divisa. Mister X spiega che aspettano Moro in un agguato. Lui e i suoi uomini prelevano quindi l’uomo politico per portarlo in senato. Mister x  doveva essere noto a Oreste Leonardi, capo scorta, che mai avrebbe affidato il suo presidente a sconosciuti. Dichiarando che Radio Città Futura aveva annunciato poco prima il rapimento avrebbero proposto un piano diversivo: il presidente  sarebbe andato con loro mentre la scorta avrebbe fatto il tragitto prestabilito. “All’incrocio con via Fani troverete i nostri con le divise dell’Alitalia. Rallentate e fatevi riconoscere, anzi: per evitare equivoci, mettete le mitragliette nel portabagagli. Ci vediamo in Parlamento”. In Parlamento, dove Moro pensava che la sua scorta fosse giunta incolume con le sue cinque borse, ingannata dai rapitori veri, quelli che lo avevano “prelevato, come scrive a Cossiga. Una scorta inadeguata dopo tutto. Perché una forza oscura si muove per uccidere Aldo Moro quando sembra a un passo dalla liberazione? Aldo Moro doveva morire e ciò fu deciso a un livello superiore ai vertici dello Stato e ai partiti italiani, gran parte dei quali consapevoli. Il generale Laporta afferma di non conoscere i moventi, ma i fatti indicano una complicità internazionale considerando anche quanto avvenuto dalla morte di Aldo Moro ai giorni correnti: la spinta a sottomettere i popoli e le economie al potere finanziario. Aldo Moro aggirando i limiti imposti dal Fondo Monetario Internazionale  sostenne l’emissione di una serie di banconote da 500 Lire stampate dallo Stato e non dalla Banca d’Italia per finanziare il Paese senza aumentare il debito pubblico. L’emissione di questa banconota di Stato terminò dopo il 16 marzo 1978. Un’altra chiave di lettura si può trovare nelle connessioni fra Stato, PCI, DC e mafia cominciate nel 1977 per la base missilistica di Comiso: un bacino di corruzione che Aldo Moro non avrebbe consentito e che inghiottì anche le esistenze di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Pio La Torre. Fu una consorteria trasversale ad assicurare attraverso depistaggi l’impunità e la vita agiata ai pochi assassini individuati. Il 3 ottobre1973 Enrico Berlinguer subisce un attentato a Sofia, chi ha tenuto segreto l’avvenimento fino al 1991 non ha poi spiegato perché quell’attentato fu compiuto. Via Caetani, dove fu ritrovato il corpo di Aldo Moro, prendeva il nome dal palazzo della duchessa Topazia Caetani, moglie di Igor Markevitch, membro del Kgb, infiltrato nella Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. I rapporti fra Igor e le Br sono in un rapporto dei Ros dei Carabinieri. Aldo Moro non poteva tornare vivo dalla prigionia altrimenti avrebbe testimoniato  e sarebbero saltati tutti a cominciare dai sostenitori della linea intransigente della DC e del PCI, oltre ai servitori dello Stato che si erano prestati. Sarebbe stato così facile sottomettere l’Italia dal 1981, quando  Andreatta e Monti privatizzarono Banca d’Italia, fino ai tragici giorni correnti? La storia non si fa con i se e con i ma: proprio per questo si uccide chi può tradurre i se e i ma in realtà politiche e di fatto. Prodi, con commovente sprezzo del ridicolo, dichiarò che in una seduta spiritica lo spirito dell’ uomo politico La Pira associò il nome di Moro a quello di  Gradoli, paesino sul lago di Bolsena, ma anche questo indizio fu sperperato. Moro era in Via Gradoli a Roma, e invece fu perquisito il paesino. Qualcuno stava cercando di far arrivare informazioni e qualcuno stava cercando di non raccoglierle.. Lo si uccide e se ne distrugge la memoria.

Il declino dell’Italia è cominciato allora.

Un saluto addolorato agli uomini della sua scorta.  Siete stati mandati al macello. La vostra memoria è stata infangata. Che Dio vi abbia accolto nella sua luce.

TagsMister XPiero Laportasequestro Moro
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Silvana De Mari

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